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Lo spread in Italia e in Messico.

 

 

 

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6 ottobre 2018 - Ogni Paese, in base alle sue condizioni economiche, sociali, politiche, naturali e geografiche, genera un livello di rischio specifico per gli investimenti.

Questo rischio viene misurato utilizzando convenzioni finanziarie che cercano di esprimere in una quantità numerica la complessità dei diversi scenari mondiali.

La misura più comune è lo spread (differenza di rendimento) tra i titoli di debito emessi da entità appartenenti a due Paesi, dei quali uno è considerato “sicuro”.

Si tratta, quindi, di una stima a) della capacità di rifinanziarsi, b) del rischio associato ai titoli, c) del rischio insolvenza e —per i governi— d) dell'affidabilità legata al livello del debito e deficit pubblici.

Clicca sul grafico per visualizzare il PDF.

In Italia lo spread si calcola utilizzando il divario tra i tassi di ritorno dei Buoni del Tesoro poliennali (BTp) e i Bund tedeschi con scadenze di 10 anni.

Per il Messico, invece, si utilizza la differenza tra un indice elaborato dalla multinazionale di servizi finanziari JP Morgan Chase & Co. —l'Emerging Markets Bond Index Plus, o EMBI+, composto dal rendimento ponderato di un paniere di titoli statali e privati— e il reddito dei T-Bond statunitensi a 30 anni.

Entrambi gli indicatori si esprimono in punti base. Ogni punto base corrisponde alla centesima parte di un punto percentuale.

Tra ottobre 2017 e maggio 2018 i livelli di rischio percepiti dai mercati per Italia e Messico hanno registrato una media di 139 e 183 punti base, rispettivamente, con un comportamento della differenza tra EMBI+ e Treasury Bonds in aumento per il Paese latinoamericano (da 176 all'inizio di ottobre 2017 a 231 a metà giugno 2018) a causa della sempre più chiara tendenza dei sondaggi elettorali che davano per favorito —come poi si è confermato con i risultati delle elezioni del 1° luglio— il candidato anti-sistema Andrés Manuel López Obrador.

La pressione sullo spread italiano si è iniziata a manifestare immediatamente dopo la pubblicazione delle prime bozze del contratto di governo tra il M5S e la Lega.

A partire da fine maggio, il differenziale Bund-Btp, con un'impennata di circa 150 punti in pochi giorni, ha addirittura superato il rischio-Paese del Messico, raggiungendo i massimi livelli dopo il veto del Presidente Mattarella alla proposta del ministro dell'economia presentata dall'alleanza gialloverde (303 punti, 29 maggio) e in coincidenza con l'annuncio, pochi giorni fa, del Documento di Economia e Finanza che prevedeva, nella sua prima versione, un déficit del 2,4% del Pil per i prossimi tre anni (301 punti, 2 ottobre).

Riferendosi a questa cifra, il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha detto: «[In Europa] abbiamo delle regole abbastanza precise, che dicono che il deficit nominale deve essere contenuto sotto il 3% e che il deficit strutturale deve migliorare. Con il 2,4% c'è un rischio: è possibile che il deficit strutturale non sia nella traiettoria fissata dal patto di stabilità e crescita».

La percezione del rischio sul Messico, invece, è diminuita negli ultimi giorni a livelli non osservati dal mese di febbraio di quest'anno, in seguito all'annuncio dell'accordo commerciale trilaterale con gli Stati Uniti e il Canada, che rappresentava una delle maggiori fonti di incertezza per l'economia del Paese latinoamericano.

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(massimo barzizza / puntodincontro.mx)