Notimex ha intervistato il procuratore italiano antimafia Federico Cafiero De Raho.

 

 

 

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10 gennaio 2018 - Il Messico è uno dei paesi con cui l'Italia vuole rinnovare i suoi accordi di cooperazione giudiziaria per migliorare e accelerare la lotta alla criminalità organizzata transnazionale, capace di trasferire denaro illegale in brevissimo tempo, ha confermato il procuratore italiano antimafia Federico Cafiero De Raho.

Nominato lo scorso novembre capo della procura italiana Antimafia e Antiterrorismo in sostituzione di Franco Roberti, Cafiero De Raho ha detto in un'intervista all'agenzia messicana Notimex che prevede di visitare il Messico nel 2018 come parte del rafforzamento degli accordi di cooperazione giudiziaria bilaterale.

«Nell'era di Internet e dei progressi tecnologici, le organizzazioni criminali si comunicano con messaggi rapidi, istantanei», ha sottolineato. Per questo motivo, le autorità giudiziarie e di polizia, il cui obiettivo è combattere il crimine organizzato, non possono continuare a comunicarsi per mezzo di rogatorie (richieste di una autorità giudiziaria per eseguire atti processuali all'estero) o altri strumenti lenti.

«Le autorità che indagano su un reato devono poter conoscere immediatamente i loro interlocutori per poter stabilire strategie efficaci», ha aggiunto. Ha insistito sul fatto che nel caso in cui fossero rilevati contatti tra criminali italiani e messicani, questo dovrebbe essere immediatamente segnalato da un Paese all'altro e l'autorità che riceve le informazioni dovrebbe aprire rapidamente le indagini e superare la velocità dei gruppi criminali.

Secondo Cafiero De Raho, il primo passo nella lotta contro la criminalità organizzata è proprio il rafforzamento della cooperazione tra i Paesi nello scambio di informazioni e dati. Ha sottolineato che le principali mafie italiane, come la Cosa Nostra siciliana, la camorra napoletana e la 'ndrangheta calabrese, collaborano tra loro e con altre organizzazioni criminali straniere per controllare il traffico internazionale di droga. «I cartelli messicani a volte entrano in associazione con la 'ndrangheta», ha confermato.

Ha aggiunto che ci sono state indagini dalle quali è risultata chiara la partecipazione dei cartelli messicani nella vendita di sostanze stupefacenti e nella gestione di traffici internazionali di grande rilevanza. Ed ha sottolineato: «Con l'aiuto della DEA (l'agenzia anti-droga statunitense) e dell'FBI (il Federal Bureau of Investigation), siamo stati in grado di condurre indagini sulla collaborazione della 'ndrangheta con i cartelli messicani». Ha affermato, però, detto che la mafia calabrese, attualmente considerata una delle principali organizzazioni di traffico di cocaina in Europa, gestisce direttamente la vendita di sostanze stupefacenti con i Paesi che le producono e ha emissari in Colombia, Costa Rica e Panama.

E per quanto riguarda la situazione di Cosa Nostra dopo la morte del suo principale boss, Salvatore “Totó” Riina lo scorso novembre, il Procuratore ha confermato che c'è fermento per la successione del “capo di tutti i capi”. «Dopo la morte di Riina, che era il garante degli equilibri all'interno di Cosa Nostra, c'è fermento per la successione, ma non dovrebbe provocare guerre intestine, perché attirerebbero l'attenzione delle autorità e impedirebbero i traffici illegali», ha osservato.

Ha confermato che il principale capo della mafia siciliana ancora in libertà è Matteo Messina Denaro, latitante dal 1993, ma che non appartiene alla cosiddetta famiglia dei Corleone, responsabile dell'ondata di attacchi che scosse l'Italia negli anni 90. Cafiero De Raho ha sottolineato che le diverse mafie italiane seguono una strategia di “immersione” per non attirare l'attenzione e usano la violenza come ultima risorsa.

«Laddove lo Stato è forte, le organizzazioni criminali sono caratterizzate da un basso livello, sebbene mantengano il controllo nel territorio di traffici illeciti importanti e attività economiche che costituiscono le strutture necessarie per il riciclaggio delle forti entrate derivanti dalle attività illegali», ha spiegato. In questo contesto, ha confermato che una delle armi più efficaci nella lotta contro le organizzazioni criminali in Italia è quella di attaccare i patrimoni della mafia.

«Gli ultimi emendamenti al codice antimafia consentono di assegnare i beni confiscati alla società, dal momento che la strategia dello Stato è di sottrarre alle mafie per dare alla popolazione, attraverso l'introduzione di quelle stesse risorse in un circuito legale».

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(massimo barzizza / puntodincontro.mx)