SCIENZA E TECNOLOGIA
 

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10 dicembre 2018 - Ottant'anni fa Enrico Fermi ritirava il premio Nobel per la fisica —ottenuto per le scoperte che aprirono la strada alla fissione nucleare e lasciava l'Italia.

Era il 10 dicembre 1938 e, dopo aver ritirato il riconiscimento a Stoccolma, proseguì il viaggio per gli Stati Uniti, dove la Columbia University lo aveva invitato per una serie di lezioni, perché in Italia erano appena state promulgate le leggi razziali e sua moglie Laura, essendo ebrea, era soggetta alle persecuzioni imposte dal regime fascista.

Fermi progettò e guidò la costruzione del primo reattore nucleare a fissione, che produsse la prima reazione nucleare a catena controllata, e fu uno dei direttori tecnici del Progetto Manhattan, che portò alla realizzazione della bomba atomica nei laboratori di Los Alamos, nel Nuovo Messico.

«È un anniversario che deve essere ricordato. Il premio Nobel a Fermi ha segnato l'apertura di un'epoca non solo per lui, ma anche per la fisica mondiale e italiana, che non veniva riconosciuta ai più alti livelli dai tempi di Marconi», ha detto Luciano Maiani, che ha tenuto una conferenza su questo argomento all'università di Pisa. Fermi, ha aggiunto, «è stato il padre fondatore della fisica delle particelle italiana, che oggi è molto vigorosa e fruttuosa».

(massimo barzizza / puntodincontro.mx)

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