10 agosto 2019 - In Italia —e in altri Paesi a sistema parlamentare—, in qualsiasi momento della legislatura, un quorum dei componenti di una delle due Camere può presentare una mozione di sfiducia nei confronti del governo o del Presidente del Consiglio dei Ministri, dalla cui approvazione consegue la crisi di governo.

L'articolo 94 del testo vigente della Costituzione italiana indica che «Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale [...] La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera [in questo caso è stata presentata al Senato dalla Lega, che occupa il 18.4% dei seggi, ndr] e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione».

Dato che non è prevista una scadenza per il dibattito e il voto sulla mozione di sfiducia, la data verrà fissata dalla conferenza dei capigruppo, che è stata convocata dalla presidente del Senato Elisabetta Casellati per lunedì 12 agosto alle ore 16. Qui, a maggioranza, i gruppi parlamentari dovranno trovare un'intesa su quando andare in Aula.

L'approvazione di una mozione di sfiducia revoca il rapporto fiduciario che lega Governo e Parlamento e costringe il Presidente del Consiglio dei Ministri a presentare le dimissioni.

A quel punto, il presidente della Repubblica può avviare consultazioni per verificare la possibilità di dare vita a un nuovo governo in seno alla legislatura vigente, cioè in base ai risultati ottenuti dai partiti nelle elezioni del 4 marzo 2018.

Se ciò non è possibile, le Camere vengono sciolte da un decreto del Capo dello Stato e il Presidente del Consiglio del governo dimissionario dovrà indire le elezioni in un arco di tempo compreso tra i 45 e i 70 giorni. In genere ne servono 60, a causa delle pratiche per il voto all'estero.

(massimo barzizza / puntodincontro.mx)