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11 dicembre 2019 - In Italia, a inizio ottobre il Parlamento ha approvato in via definitiva il disegno di legge costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari. Il provvedimento prevede anche una diminuzione degli eletti nella Circoscrizione estero, cioè dei senatori e deputati che rappresentano i cittadini del Bel Paese residenti oltre confine, che passeranno dagli attuali 18 (6 senatori e 12 deputati) a 12 (4 senatori e 8 deputati).

Il giorno successivo al voto è cominciata però una raccolta di firme per portare il quesito ai cittadini attraverso un referendum. Ad oggi oltre 50 senatori hanno firmato e, qualora dovessero raggiungere quota 65 entro il 12 gennaio, l’implementazione della riforma verrebbe sospesa. Un evento che trasferirebbe la decisione finale ai cittadini, che potrebbero quindi anche bocciarla.

Contemporaneamente, in Messico si cerca, invece, di istituire la figura del “Congressista migrante”, equivalente ai rappresentanti italiani eletti nella Circoscrizione estero.

Alcuni giorni fa, nell'ambito del comitato per le Azioni a favore della rappresentanza politica della comunità migrante in Messico, organizzato dall'Istituto nazionale elettorale (INE), il consigliere Enrique Andrade González ha ricordato che i cittadini residenti all'estero devono godere di tutti i diritti. «Hanno il diritto di voto» —ha detto— «e il diritto ad essere votati, come previsto dall'articolo 35 della Costituzione. Non devono avere meno diritti o diritti limitati perché vivono fuori dal Paese, per cui l'INE deve garantirgli di poter votare ed essere votati».

In tal senso, si è pronunciato a favore della figura del “Congressista migrante” per le elezioni del 2021, poiché —ha spiegato— ci sono Paesi come l'Italia, la Colombia, la Croazia, la Francia, il Portogallo e la Repubblica Dominicana che hanno parlamentari che rappresentano i loro cittadini residenti all'estero.

«Non farlo significa continuare a dimenticarci di questi cittadini migranti messicani» ed è per questo che «è necessario dargli voce, voto e rendere visibile la loro situazione in Messico e in altri Paesi».

Voto elettronico all'estero

D'altra parte, sia l'Italia che il Messico effettueranno test sui sistemi di voto elettronico per i loro cittadini residenti all'estero. Per quanto riguarda il Bel Paese, la Commissione Bilancio del Senato ha approvato un emendamento che stanzia un milione di euro per sperimentare questa modalità per le elezioni politiche, quelle europee e per i referendum di coloro che si trovano fuori sede.

Sarà un decreto del Viminale e del ministero dell'Innovazione a scrivere le norme per attuare la fase sperimentale dell'iniziativa, che sarà circoscritta agli italiani all'estero e agli elettori che per motivi di studio, lavoro o cure mediche non si trovino nel comune di residenza.

Sul fronte messicano, l'obiettivo è quello di sottoporre il nuovo schema agli audit, come previsto dalla legge, a partire da gennaio 2020, al fine di offrire a tutti gli attori politici la certezza necessaria affinché nel 2021 possa essere utilizzato per le elezioni federali.

(massimo barzizza / puntodincontro.mx)

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