30 maggio 2019 - Gli Usa imporranno dazi del 5% sulle importazioni dal Messico a partire dal 10 giugno. I dazi resteranno in vigore fino che a non si fermerà il flusso di migranti, principalmente centroamericani, che —dopo aver attraversato il territorio dal Chiapas fino agli Stati settentrionali del Paese latinoamericano— cercano di entrare illegalmente negli Stati Uniti.

Lo ha annunciato alcune ore fa il presidente Donald Trump, precisando che le tariffe saliranno gradualmente fino a quando il problema non sarà risolto: aumenteranno al 10% il 1 luglio, al 15% l'1 agosto, per poi salire al 20% l'1 settembre e al 25% l'1 ottobre.

«I dazi resteranno al 25% fino a che e a meno che il Messico non fermi il flusso di immigrati illegali», ha detto Trump. Gli Usa sono stati un «salvadanaio dal quale tutti hanno preso. Ora però difendiamo gli interessi statunitensi», ha aggiunto. «Abbiamo fiducia nel fatto che il Messico agirà rapidamente per aiutare gli Usa a mettere fine a questo problema pericoloso. Noi siamo stati buoni col Messico per molti anni, ora chiediamo che faccia la sua parte per fermare l'uso del suo territorio come mezzo per l'immigrazione illegale nel nostro».

La notizia ha provocato le prime reazioni sui mercati mondiali: le quotazioni del greggio Wti sono scese sotto la soglia dei 56 dollari a 55,96 dollari al barile. Il Brent cede 88 centesimi a 6,69 dollari. L'oro, invece, registra un netto rialzo in Asia: il lingotto con consegna immediata guadagna lo 0,4% a 1.293 dollari l'oncia. Per quanto riguarda i mercati azionari, apertura in deciso calo per le Borse europee, sulla scia di Tokyo.

In una lettera pubblicata sui social network dopo l'annuncio, il presidente del Messico, López Obrador, ha affermato che «i problemi sociali non si risolvono con tasse o misure coercitive» e ha proposto a Trump di approfondire il dialogo.

(massimo barzizza / puntodincontro.mx)