ITALIA IN MESSICO
 

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18 marzo 2019 - L'Harry's Bar è uno storico locale pubblico italiano della città di Venezia dichiarato nel 2001 patrimonio nazionale dal Ministero dei Beni Culturali.

Il nome deriva da quello del giovane studente statunitense Harry Pickering che, trasferitosi negli anni venti a Venezia con una zia per tentare di curarsi da un inizio di alcolismo, venne da questa piantato in asso con pochissimi soldi dopo un litigio.

Giuseppe Cipriani, all'epoca barman nell'hotel Europa & Britannia, in cui risiedeva lo statunitense, impietosito dalla vicenda prestò al giovane 10.000 lire, somma considerevole per l'epoca, per consentirgli di rientrare in patria.

Due anni dopo, Harry, guarito dall'alcolismo, tornò a Venezia e, rintracciato Cipriani, in segno di gratitudine gli restituì l'intera somma aggiungendovi 30.000 lire perché potesse aprire una sua attività in proprio. Cipriani decise quindi di chiamare il suo locale “Harry's Bar” in onore del suo benefattore, inaugurando le attività il 13 maggio 1931.

E proprio lì, un giorno del 1950, Cipriani preparò il primo Carpaccio della storia, a base di carne cruda, appositamente per un'amica, la contessa Amalia Nani Mocenigo, quando seppe che i medici le avevano vietato la carne cotta.

Il nome venne dato in onore del pittore Vittore Carpaccio, poiché il colore della carne cruda con la maionese ricordava le tonalità dei quadri del pittore, delle cui opere si teneva in quel periodo una mostra nel Palazzo Ducale di Venezia. Secondo alcuni, il quadro che avrebbe ispirato Cipriani sarebbe la Predica di Santo Stefano, oggi esposto al Museo del Louvre di Parigi.

Vittore Carpaccio - Storie di Santo Stefano - Predica di Santo Stefano - olio su tela - 148 x 194 cm - 1514.

Questi ed altri aneddoti sono stati raccontati alcune settimane fa ad un gruppo di giornalisti ed influencer riuniti dalla Camera di Commercio Italiana in Messico (CCIM) nel ristorante Cipriani di Polanco, l'unico in America Latina della nota catena controllata in tutto il mondo dalla Cipriani International Sa, gestita da Arrigo —figlio di Giuseppe— e da Giuseppe Junior, che del nonno porta il nome e la responsabilità.

L'iniziativa della CCIM fa parte del progetto “True Italian Taste”, che ha lo scopo di ampliare la diffusione e la conoscenza dei prodotti agroalimentari autentici italiani con l’obiettivo di contrastare l’Italian Sounding.

Nel campo dell'enogastronomia, il fenomeno del falso Made in Italy ha prodotto nel 2017 un giro d’affari globale di oltre 60 miliardi di euro, a fronte dei circa 41 miliardi esportati dall’Italia. Soltanto nell'America settentrionale la contraffazione ha raggiunto i 27 miliardi di euro, cifra che quintuplica i 5 miliardi di prodotti genuini esportati in Messico, Canada e Stati Uniti.

Nell'ambito del progetto “True Italian Taste”, la CCIM svolge diverse iniziative, come cene e master class, educational tour, missioni commerciali in Italia e fiere di prodotti gastronomici, coinvolgendo chef, università, buongustai, accademie gastronomiche, importatori, nutrizionisti e opinion leader.

(massimo barzizza / puntodincontro.mx)

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