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L'italiano: una lingua (meravigliosa) da salvare

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3 agosto 2020 (ore 17:16) - L’italiano è la lingua di Dante, Petrarca e Boccaccio, di Ariosto e Tasso, di Machiavelli e Guicciardini, di Foscolo, Manzoni e Leopardi, di Verga e di Pirandello e di tanti altri grandi autori che hanno influenzato la storia della letteratura occidentale.

Quella che il protagonista del Felix Krull di Thomas Mann definisce come la più bella al mondo è stata percepita dagli stranieri nel corso dei secoli come la lingua della poesia, del canto, della musica, dell’eleganza, delle arti e della scienza.

Se «la bellezza è un fatto soggettivo […] nel caso dell’italiano dobbiamo rilevare che si tratta dell’impressione soggettiva di un sacco di gente», afferma l'italianista Annalisa Andreoni.

Ma qual è il suo futuro? Qual è il suo destino? Da queste domande parte il saggio “L’italiano è meraviglioso. Come e perché dobbiamo salvare la nostra lingua” di Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca.

«Le nazioni di maggiore tradizione culturale […] si difendono in maniera migliore [rispetto all'Italia]», afferma Marazzini. Esempi chiari sono la Francia e la Spagna. Ma anche la Germania, la cui letteratura ha conosciuto la stagione d’oro ben più tardi che da noi, il cui Stato si è unificato dieci anni dopo rispetto a quello quello italiano, ma dove la promozione del tedesco è attuata in maniera indefessa.

Nel Bel Paese si assiste ad una «anglicizzazione stupida», ovvero all’uso dei termini inglesi non laddove sono indispensabili e insostituibili, ma in modo inutile e per questo irritante: ad esempio forme come mission, location, step, rumour, endorsement, competitor hanno la loro forma italiana del tutto adatta alla comunicazione del concetto. L’inglese non aggiunge nulla.

Marazzini non produce un attacco agli anglismi in quanto tali, non intende promuovere il purismo linguistico. Vuole, invece, difendere la grandezza di una lingua in cui gli italiani hanno una scarsa fiducia, «e spesso questi italiani privi di fiducia sono proprio quelli che hanno più responsabilità della conduzione della vita sociale. Si apre dunque un capitolo molto difficile e incerto: di fronte al tentativo di una parte dell’intellighenzia italiana di marginalizzare la lingua nazionale, estromettendola da una serie di funzioni importanti, e prima di tutto limitandone l’uso nell’Università e nella cultura».

Un esempio su tutti: la vicenda che ha coinvolto il Politecnico di Milano, iniziata nel 2012, quando l’allora rettore della prestigiosa università approvò una norma in base alla quale si aboliva completamente l’italiano nei corsi avanzati dell’università e nei corsi di dottorato. Un centinaio di professori universitari fecero ricorso contro il provvedimento. Senza ripercorrere tutta la vicenda, la sentenza della Corte Costituzionale stabilì nel 2017 che «gli atenei debbono [...] garantire pur sempre una complessiva offerta formativa che sia rispettosa del primato della lingua italiana».

Chiarito questo punto fondamentale, il consiglio di Stato emise una sentenza nel 2018 dichiarando che non è possibile l’insegnamento solo in lingua inglese e che l’italiano non può essere relegato in «una posizione marginale e subordinata».

Quando venne divulgata la decisione, «si scatenò sui giornali una polemica caratterizzata dalla sordità e dal disprezzo per la lingua italiana, con una determinazione quale mai si era vista prima. Secondo coloro che protestavano contro la Corte, l’unica possibilità di sopravvivenza della scienza e della cultura nelle Università italiane era affidata all’abolizione dell’italiano».

E così, nonostante la pronuncia del consiglio di Stato, il Politecnico ha continuato a erogare corsi principalmente in lingua inglese. Perciò, i docenti guidati da Maria Agostina Cabiddu hanno promosso “giudizio di ottemperanza”, visto che l’ateneo non aveva adempiuto a quanto indicato nella sentenza.

In data 11 novembre 2019, il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso, ribaltando ciò che aveva affermato nella sentenza del 2018. Anche se è risultato «che su un totale di 40 corsi di laurea magistrale 27 sono in inglese, 4 sono in italiano e 9 sono in italiano e in inglese» e anche se «risulta che su un totale di 1.452 insegnamenti, 1.046 sono in inglese, 400 in italiano e 6 sono duplicati in italiano e in inglese» l’ultima sentenza ha dichiarato che il Politecnico non ha violato le prescrizioni di quella del 2018.

A questo proposito, ricorda Annalisa Andreoni in uno dei suoi saggi che l’italiano «purtroppo […] è spesso considerato un peso infruttuoso che ostacola la corsa all’ammodernamento del Paese, anziché una ricchezza».

Il riconoscimento del valore dell’italiano è tuttavia comprovato dagli impressionanti e incredibili dati relativi allo studio delle lingue straniere nel mondo. Pochi forse sapranno che la nostra lingua è la quarta più studiata nel mondo, dopo l’inglese, lo spagnolo e il cinese, prima del francese e del tedesco. Nell’anno scolastico 2015-2016 hanno studiato l’italiano 2.233.373 stranieri. Questi sono i dati forniti da Andreoni (che concordano con altri studi che circolano da quasi due decenni). È bene qui ricordare che altre indagini contestano questa posizione dell’italiano. Ricordiamo, ad esempio, l’articolo «La bufala dell’“italiano quarta lingua più studiata al mondo”» pubblicato sulla «Pagella politica» di venerdì 8 marzo 2019 che critica l’attendibilità delle fonti e sostiene l’impossibilità di raccogliere dati completi da tutti i Paesi e le scuole del mondo.

Qualsiasi sia la posizione dell’italiano appare chiaro che è una lingua —a differenza della maggior parte delle altre— studiata non per ragioni commerciali, storiche o politiche. Gli stranieri la studiano perché la trovano bella e permette di godere di ciò che l’Italia offre, dall’arte alla musica, dal cibo al paesaggio fino alla grandissima nostra letteratura che per secoli ha affascinato i lettori dell’Occidente.

Per citare ancora una volta Andreoni, «È ora di diventare un po’ più consapevoli della nostra diversità e di quello che la cultura italiana rappresenta per il resto del mondo».

(tratto da https://lanuovabq.it/it/litaliano-una-lingua-meravigliosa-da-salvare, di giovanni fighera / puntodincontro.mx / adattamento e traduzione in spagnolo di massimo barzizza)

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