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46ª edizione del Festival della Valle d'Itria

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19 luglio 2020 (ore 10:02) - Conoscete la Valle d’Itria? No? Bisogna rimediare subito!

È un paesaggio fiabesco che si spalanca agli occhi di chi percorre la depressione carsica compresa tra le province di Bari, Brindisi e Taranto: nuclei isolati di boschi di quercia, uliveti centenari e vigne rigogliose, delimitati da muretti a secco e punteggiati dalle tipiche costruzioni a forma di cono, i trulli, la cui materia prima è la morbida pietra locale usata che emerge bianca ed abbondante dissodando una terra rossa e ‘grassa’, in totale contrasto cromatico.

Cuore della Valle d’Itria è Martina Franca (nella foto principale di questo articolo) dove nel 1975 un gruppo di uomini colti e intraprendenti tra cui Paolo Grassi (al tempo sovrintendente del Teatro alla Scala) decise di fondare uno dei festival più rinomati d’Italia, volto a valorizzare il repertorio operistico meno noto, se non completamente dimenticato: da allora sono state presentate al Festival oltre cento opere e la rassegna ha ottenuto per nove volte l’ambito riconoscimento del ‘Premio Abbiati’ dall’Associazione Nazionale critici Musicali.

Rinviate a causa dell’emergenza sanitaria alcune importanti produzioni (La rappresaglia di Mercadante, Gli amanti sposi di Wolf-Ferrari, Leonora di Paër e l’intermezzo di Piccinni Il perucchiere), il direttore artistico Alberto Triola ha coraggiosamente rimodulato il cartellone, garantendo comunque «eccellenza musicale e respiro internazionale fra sperimentazioni e rarità», oltre a coinvolgere in un progetto di ampio respiro il teatro di prosa, nel solco identitario tracciato dallo stesso Grassi.

La 46ª edizione del Festival ha segnato il ritorno di Richard Strauss. Due le opere rappresentate dopo la messa in scena della sua versione dell’Idomeneo di Mozart (2006), della versione francese della sua Salomè (2007) e della versione riorchestrata della Iphigenie auf Tauris di Gluck (2009).

Il borghese gentiluomo, la commedia di Molière ripensata come monologo, con le musiche di scena di Strauss (versione del 1912) ha aperto la rassegna il 14 luglio scorso nell’atrio del Palazzo Ducale: il giovane Michele Spotti (fra i più brillanti direttori della nuova generazione), sul podio dell’Orchestra del Teatro ‘Petruzzelli’ di Bari, ha illuminato una partitura dalla magnetica vivacità e frizzante ironia (repliche il 21, 25 luglio, 1° agosto).

Il Palazzo Ducale di Martina Franca

L’allestimento in scena è stato curato dal regista pugliese Walter Pagliaro che ha firmato altresì Arianna a Nasso (19, 22, 26 luglio e 2 agosto), opera storicamente legata alla prima e come l’altra nata dalla collaborazione di Strauss con il poeta e drammaturgo Hugo von Hofmannsthal, il più famoso librettista dell’epoca.

Le due opere costituivano parti di un medesimo spettacolo, presentato per la prima volta nel 1912 al Königliches Hoftheater di Stoccarda con la compagnia di Max Reinhardt e la direzione dello stesso Compositore. Incentrata sul parvenu Monsieur Jourdain, la commedia di Molière avrebbe dovuto concludersi con la rappresentazione di un’opera di una trentina di minuti, invece che con l’originale divertissement turchesco musicato da Jean-Baptiste Lully: una riproposizione della storia della principessa di Creta abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso, commentata ironicamente da attori della Commedia dell’Arte.

Arianna a Nasso conobbe successive stesure, ma il Festival ripropone quella della première (il 19, 22, 26 luglio e 2 agosto). La versione in italiano del libretto, (originariamente scritto da Hugo von Hofmannsthal) è stata curata dal noto critico musicale Quirino Principe. Dirige la prestigiosa orchestra barese Fabio Luisi, direttore musicale della manifestazione (attualmente direttore principale della Danish National Symphony Orchestra, della Opernhaus Zürich e direttore musicale del Maggio Fiorentino).

Attorno al tema di Arianna, oscillando fra mondo barocco e recupero della cultura classica, si sono sviluppati una serie di altri appuntamenti musicali e approfondimenti culturali, tra cui i concerti nel Palazzo Ducale, nel chiostro ‘San Domenico’ e quelli nelle più belle masserie della zona.

Una rassegna preziosa in un luogo pieno di fascino!

(paola cecchini / puntodincontro.mx)

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