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L'Ue riapre, ma non al Messico e agli Usa

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30 giugno 2020 (ore 17:33) - L'Unione europea riapre le sue frontiere. Ma non a tutto il mondo: per ora solo una lista di 15 Paesi potranno entrare nel vecchio continente, tra cui il Messico e gli Stati Uniti non sono inclusi.

Una scelta —che potrà essere rivista ogni due settimane in base all'andamento dell'epidemia— dettata dal timore di una nuova ondata di contagi, importati da quelle nazioni dove il virus corre ancora velocemente.

L'Italia ha scelto la linea della massima prudenza, mantenendo in vigore l'isolamento fiduciario e la sorveglianza sanitaria per tutti i cittadini provenienti dai Paesi extra-Schengen. La misura si applica anche ai cittadini delle nazioni individuate dall'Ue nella “lista verde”, riferisce il contenuto dell'Ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza. Nel testo si aggiunge anche la comprovata ragione di studio ai motivi che consentono l'ingresso nel territorio nazionale. «La situazione a livello globale resta molto complessa. Dobbiamo evitare che vengano vanificati i sacrifici degli italiani negli ultimi mesi», ha detto il ministro.

Le altre motivazioni per l'arrivo in Italia sono comprovati motivi di lavoro, di salute o l'assoluta urgenza. Il via libera dell'Ue alla “lista verde” è arrivato dopo una lunga maratona negoziale, trovando un equilibrio tra le esigenze sanitarie e quelle legate al turismo. Nell'elenco degli ammessi figurano l'Algeria, l'Australia, il Canada, la Georgia, il Giappone, il Montenegro, il Marocco, la Nuova Zelanda, il Ruanda, la Serbia, la Corea del sud, la Tailandia, la Tunisia e l'Uruguay, Paesi che al momento non destano particolari preoccupazioni per quanto riguarda i livelli di contagio. Nella lista c'è anche la Cina, ma a condizione della reciprocità, dunque che ammetta sul suo suolo i viaggiatori provenienti dall'Ue. E il Regno Unito è ancora considerato Europa, almeno fino alla fine del periodo di transizione sulla Brexit il 31 dicembre.

I criteri decisivi in base ai quali è stata composta la lista sono tre: un tasso di nuovi contagi ogni 100 mila persone nelle ultime due settimane non superiore a 16,1, che è la media europea; una tendenza di questi decrescente o quanto meno non in aumento e, soprattutto, un indice di «affidabilità» del sistema sanitario di un dato Paese superiore a 57.

Secondo alcuni, quest'ultimo è un criterio molto «politico»: il punteggio (da 1 a 100) viene infatti stabilito in base ai parametri fissati dall’International Health Regulations dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che misurano la capacità di risposta di una nazione a «emergenze sanitarie pubbliche di rilevanza internazionale»: test, posti letto in ospedale, posti di terapia intensiva, numero di medici e paramedici in rapporto alla popolazione, regole di prevenzione in vigore, qualità delle cure, monitoraggio, ecc. 57 è appunto il voto medio della Ue.

Per i Paesi in cui le restrizioni ai viaggi continuano ad applicarsi, saranno esentati i cittadini dell'Ue e i loro familiari, i residenti nell'Ue a lungo termine e i loro familiari e i viaggiatori con una funzione o necessità essenziali.

(puntodincontro.mx)

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