Alberto Vitale. Disperazione. 2002.
 

22 luglio 2011. - Il cucciolo di casa è uscito ed è svanito nel nulla, non si trova più. Chi ci è passato sa quanta disperazione, senso di solitudine e smarrimento lasci la perdita di un animale domestico a cui si è affezionati. Ebbene, quelle sensazioni sono le stesse che si provano se si perde un semplice oggetto, il nostro fido cellulare. A dimostrarlo è uno studio scientifico che certifica senza lasciare grosso margine ai dubbi quello che tutti ormai sospettiamo: il telefonino è qualcosa di più che uno strumento di comunicazione, ormai lo sentiamo come un'estensione di noi stessi. Perderlo perciò è una tragedia che ci colpisce nel profondo (per tacere del disastro di ritrovarsi senza rubrica telefonica).

STUDIO – I dati che lo sottolineano senza incertezze arrivano da alcuni ricercatori dell'università del Kansas che, chiedendosi che tipo di “relazione” intratteniamo con i nostri cellulari, sono andati a rivolgere un po' di domande a un gruppo di studenti di college fra i 18 e i 24 anni. Primo dato, il 99 per cento ha un telefonino. Ed Esther Swilley, la coordinatrice dello studio, si stupisce: «Pensavo fossero il 100 per cento». Forse se avesse ripetuto l'indagine su studenti italiani avrebbe scoperto che c'è pure chi ne possiede almeno un paio; detto ciò, i dati raccolti osservando i comportamenti dei ragazzi nei confronti del telefonino e ponendo loro domande specifiche sul loro “rapporto” con l'apparecchio delineano un quadro di quasi amore per l'aggeggio. «Il cellulare non è un semplice telefono: è parte della nostra vita, è il mezzo per rapportarci con l'esterno e gli altri – dice la Swilley –. La maggioranza dei ragazzi dichiara senza mezzi termini che il telefonino è una parte di loro stessi ma spiega tuttavia di apprezzarlo non tanto per la possibilità di comunicare con gli altri, quanto per il suo essere diventato oggi uno strumento che “semplifica la vita” per le sue funzioni o “diverte e intrattiene” grazie alla possibilità di giocare, ascoltare musica, navigare in rete. Non mi sorprende perciò che le applicazioni per smartphone più scaricate siano proprio i giochi».

COME UN CUCCIOLO – L'avvento di cellulari che sono quasi un parco dei divertimenti ha di fatto cambiato la loro natura e quindi anche il nostro rapporto con loro, secondo la ricercatrice statunitense: la possibilità di divertirsi col telefonino lo ha fatto diventare una fonte di gioia e orgoglio (come resistere a mostrare l'ultima fantastica applicazione agli amici, come non vantarsi del record nel gioco che va per la maggiore?). Proprio come se fosse un cucciolo che gioca con noi e ci rende fieri di lui e delle sue tante capacità. «Se ricordate i Tamagotchi, quella sorta di cuccioli virtuali che andavano di moda per i bambini qualche tempo fa, capirete cosa intendo: il cellulare è la versione adulta di quei giochini – afferma la Swilley –. La gente non lo spegne mai, ci gioca, non sa resistere alla tentazione di mostrarlo agli altri per vantarsene. Non è più qualcosa che ci serve, ma un compagno di vita e di giochi». Così, ecco spiegato perché l'eventualità di perderlo è un'ipotesi sinceramente devastante per molti. E la Swiley sa di che cosa sta parlando: «È successo anche a me – ammette –. Ho lavorato per tre anni per un'azienda che ai dipendenti forniva un blackberry. Quando me ne sono andata e ho dovuto separarmi dal mio telefonino ho quasi pianto: era diventato una parte di me, ci ero visceralmente attaccata, era il modo con cui comunicavo con il mondo. Separarmene è stata durissima».

 

(corriere.it / puntodincontro)

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22 de julio de 2011. - El perrito salió de la casa y desapareció. Ya no se encuentra. Quien ha tenido esta experiencia sabe cuanta desesperación, sensación de soledad y de pérdida provoca el extraviar una mascota querida. Bueno, esos son los mismos sentimientos que se sienten cuando se pierde un mero objeto, nuestro "fiel" teléfono celular. Para probarlo se llevó acabo un estudio científico que certifica sin dejar margen para dudas lo que todos ya sospechaban: el teléfono móvil es ya algo más que una herramienta de comunicación, se ha convertido en una extensión de nosotros mismos. Perderlo, por lo tanto, es una tragedia que nos afecta profundamente (por no hablar de la catástrofe que provoca el perder la lista de nuestros contactos).

 

(corriere.it / puntodincontro)