24 dicembre 2012 - Il Messico è al primo posto nella classifica della riduzione dei dazi sulle importazioni di prodotti provenienti da tutti i paesi del mondo negli ultimi quattro anni, secondo dati dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).

Nel 2008 le imposte riscosse dalle dogane messicane erano del 22,9% per i prodotti agricoli e dell'11,1% per quelli industriali, tributi per i quali il governo federale ha approvato una graduale riduzione per raggiungere livelli del 14,2 e 4% rispettivamente, come parte di un programma iniziato allora e che culminerà nel 2017.

Oggi il Messico applica le imposte all'importazione sui prodotti industriali più basse in tutta l'America Latina, con un tasso medio del 4,2%. L'unica eccezione è il Perù, che richiede una quota del 3,6% che è, però, diminuita solo di 1,9 punti percentuali nel negli ultimi quattro anni.

I paesi BRIC impongono dazi per i prodotti industriali che raggiungono livelli di più del doppio di quelli messicani: Brasile 14,2%, India 9,8%, Cina e Russia 8,7%. Queste percentuali praticamente non hanno subito riduzioni negli ultimi quattro anni.

Il Messico impone tariffe ridotte sulle importazioni di prodotti industriali per acquisire componenti a basso costo per la produzione di beni finali e, in secondo luogo, per non creare distorsioni nella vendita al dettaglio dati i bassi tassi riscossi dagli USA.

Questo modello di apertura è stato esposto e difeso da Ildefonso Guajardo, Ministro dell'Economia, che ha spiegato che —a partire dalla metà degli anni '80— le esportazioni hanno avuto un impatto crescente sulla crescita economica del Paese.

«Se analizziamo le variazioni del prodotto interno lordo del Messico nel corso degli anni e le decomponiamo tra misure interne ed esterne, i due terzi della crescita corrispondono al settore delle esportazioni, anche se è chiaro che esiste un grande potenziale nel mercato domestico che può essere incentivato dalla definizione di una nuova politica industriale», ha aggiunto Guajardo.

Secondo Lorenza Martinez, ex sottosegretario dell'Industria e del Commercio del Ministero dell'Economia, le basse imposte all'importazione di materie prime favoriscono la produzione locale di molti articoli, fra i quali birra, cioccolato, pane, biscotti, pasta, salumi, pasticcini e cereali.

 

(roberto morales / el economista / puntodincontro)

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24 de diciembre de 2012 - México ha sido líder en el recorte de aranceles a la importación de productos entre todos los países del mundo en los últimos cuatro años, de acuerdo con datos de la Organización Mundial de Comercio (OMC).

En el 2008, los aranceles aplicados en las aduanas mexicanas eran de 22.9% para productos agrícolas y de 11.1% para bienes industriales, tasas que el gobierno federal aprobó reducir a niveles de 14.2 y 4%, respectivamente, como parte de un programa que arrancó en aquel año y culminará en el 2017.

En la actualidad, México aplica los aranceles más bajos a la importación de productos industriales en toda América Latina, con una tasa media de 4.2%, con excepción de Perú que cobra una tasa de 3.6%, aunque ésta última sólo descendió 1.9 puntos porcentuales en el último cuatrienio.

Los países BRIC imponen tasas de más del doble de las de México para productos industriales: Brasil (14.2%), India (9.8%), China y Rusia (8.7%), que prácticamente no se movieron en los últimos cuatro años.

México impone bajo arancel a la importación de productos industriales, por una parte, para adquirir insumos baratos que emplea en la producción de bienes finales; por otra, para no crear distorsiones en el comercio minorista debido a las bajas tarifas que cobra Estados Unidos.

Este modelo de apertura fue defendido por Ildefonso Guajardo, secretario de Economía, quien comentó que desde mediados de los 80, México ha tenido una creciente influencia en su crecimiento económico por las exportaciones.

«Si se analizan los cambios en el Producto Interno Bruto de México a través de los años y se descompone entre medidas internas y externas, dos terceras partes de esta fluctuación corresponden al sector exportador, pero es evidente que hay un gran potencial del mercado interno a través de la definición de una política industrial», explicó Guajardo.

Lorenza Martínez, ex subsecretaria de Industria y Comercio de la Secretaría de Economía, dijo que la baja de aranceles a materias primas beneficiaría la producción de cerveza, chocolate, panes, galletas, pastas para sopas, embutidos, confitería y cereales procesados.

 

(roberto morales / el economista / puntodincontro)