Ecco Live Earth
Il 7 luglio le rockstar cantano per l’emergenza clima. Per l’occasione si riuniscono Genesis e Police, ci saranno i rapper alla Snoop Dogg e vecchie glorie come Dylan.

2 aprile 2007. - Sotto l'occhio indifferente dei governi, il pianeta Terra sta bruciando nell'inferno degli sprechi che punteggiano gesti e scelte ormai automatiche della nostra vita quotidiana. Come tutti sperimentiamo sulla nostra pelle, è emergenza clima. Per dare la scossa, per darci una mossa, ancora una volta arriva un megaconcerto della durata di 24 ore che si terrà il 7-7-07 in 7 paesi: naturalmente, Stati Uniti (ancora non si sa se a Washington o a New York), Europa (naturalmente, a Londra), Johannesburg per l'Africa, Sydney per l'Australia, Rio per il Brasile e tutto il Sudamerica, la cruciale Kyoto del trattato per il Giappone e infine Shanghai per la Cina, per la prima volta coinvolta in una faccenda pop di tale rilievo sociale internazionale. Dietro il progetto c'è la longa manus di Al Gore, l'ex vicepresidente degli Stati Uniti che su questi temi è finalmente riuscito a spaventare un po' tutti con il recente film Una verità scomoda, vincitore di due Oscar. Gore ha lanciato una campagna appunto allarmante, Save Our Selves, salviamoci, e da raffinato politico ha capito che niente ha più appeal dei soliti amatissimi divi della musica popolare mondiale: sempre un po' voraci, un po' sbruffoni, ma sempre con il cuore d'oro, pronti ad appassionarsi alle giuste cause, certo in cambio di un po' di visibilità.

Così ha chiamato il produttore del recente Live8, Kevin Wall, e insieme stanno mettendo in piedi «Live Earth», con lo stesso ambiziosissimo fine del Live 8: raccogliere non soldi ma consapevolezza, far capire cioè a più gente possibile cose in teoria ovvie. Tipo non lasciare aperti i rubinetti dell'acqua se non è più che necessario, usare la lavatrice a bassa temperatura, comprare solo lampadine a basso consumo, coibentare le abitazioni, lasciare a casa l'auto e prendere il tram, e insomma tutti quei comportamenti che possono davvero contrastare gli sprechi, ed attutire l'effetto serra.

Ancora non si capisce come questi messaggi verranno lanciati dal vivo, ma è certo che ci sarà la forza dell'impatto delle star presso le masse. Se si pensa che hanno già dato il loro ok divi dal tenore di vita certo non spartano, come Red Hot Chili Peppers, Bon Jovi, The Black Eyed Peas, Kelly Clarkson, Foo Fighters, Snoop Dogg, John Mayer, i ricostituiti Genesis e pare pure i Police, il gioco è fatto. Stanno esaminando i loro piani di tour, per vedere di infilarsi nel gioco, vecchie glorie tipo Rolling Stones, Bob Dylan, Neil Young, Pearl Jam, e sembra difficile che gli U2 stiano giù per un giro quando si tratta di cantare su un argomento tanto scottante.

«La crisi del clima è un'emergenza planetaria, può essere fermata solo da un'inedito e robusto movimento mondiale», ha spiegato Gore annunciando a New York il progetto. Roba mica da ridere, visto che il concerto è stato pensato per durare 24 ore. Entrando nei particolari, Kevin Wall ha già spiegato che il finale sarà acustico e si terrà a Kyoto, nel vecchio tempio buddista; ha anticipato che ci sarà modo anche di vedere il primo concerto mai tenuto nelle Terre Antartiche («chiederemo al mondo di fare un lungo respiro...») e poi chissà quali altre ipotesi suggestive spunteranno da qui al 7 luglio: il che la dice lunga sulle idee che si stanno concatenando in queste settimane, tutte dense di simbologie che solo la musica pop sa inanellare.

Il superconcertone sarà mandato in onda in 120 paesi, e sarà trasmesso via web da MSN che è il principale sponsor. I biglietti di accesso, nei luoghi fisici dei concerti, saranno a pagamento, e serviranno a saldare le enormi spese di organizzazione. Quel che resterà, sarà versato all'Alliance for Climate Protection, che Gore ha appena fondato: l'associazione si occuperà di girare il danaro a vari gruppi ambientalisti, per combattere la crisi del clima. Certo, l'effetto serra fa paura; e solo la musica può rincuorare il mondo, ma anche dargli una scossa.

 

Da La Stampa.it