Valeria, nuda e assetata di vendetta
nell'ultima opera firmata Zanussi

La Golino protagonista di "Il sole nero", melodramma su amore, morte e castigo ambientato in Sicilia.

ROMA, 12 giugno 2007. - Una Valeria Golino così non l'avete vista mai: pazza d'amore, vedova nera, angelo della vendetta. Inedita anche nell'immagine fisica, decisamente impietosa: volto sofferente, acne sulla pelle, nudità senza difese. A mostrarcela in questo modo, sul grande schermo, è il regista polacco Krzystof Zanussi. Nella sua ultima fatica, Il sole nero, prodotta e girata qui in Italia, dal 15 giugno nelle nostre sale.

Un noir cupissimo, metafisico, eccessivamente mistico. Una storia d'amore, violenza e vendetta, molto teatrale nell'impianto - non a caso è tratta dalla piéce Agata, scritta da Rocco Familiari - e ambientata a Catania, tra luce accecante e oscurità totale. Protagonista è, appunto, Agata (Valeria Golino), sposata con il giovanissimo Manfredi (Lorenzo Balducci). Facciamo conoscenza della coppia a inizio film: i due, in una lunga sequenza, appaiono completamente nudi (anche se, almeno dal lato maschile, la cinepresa mostra un certo pudore). Si amano senza riserve, anzi in maniera soffocante: lei vuole un figlio, lui non si sente pronto.

Ma, come in ogni melodramma che si rispetti, il destino è in agguato. Nei panni di Salvo (Kaspar Capparoni), personaggio borderline, classico angelo caduto: era un violinista promettente, poi è finito tra la strada e la droga. Dalla finestra della sua casa fatiscente, al termine di una crisi di astinenza, vede Manfredi al balcone della sua lussuosa abitazione. Nudo, opulento, soddisfatto. Uno scatto d'invidia - sociale, esistenziale - e poi un colpo di pistola: il giovane, colto nel sonno, muore sul colpo.

Per Agata, è un'improvvisa discesa agli inferi. La donna tenta di resistere alla tragedia, nega - in modi anche grotteschi - la morte del marito. E, intanto, cova dentro di sé la vendetta. Anche perché il poliziotto incaricato delle indagini (Toni Bertorelli) finisce per ammettere che, tra lentezza della giustizia e sconti di pena, è probabile che l'assassino, anche se condannato, non sconti più di otto anni. Da qui l'idea di risolvere la cosa da sé, con un classico occhio per occhio: cercherà l'assassino, lo sedurrà, lo farà prigioniero. Prima del triste finale.

Un'opera carica, in molti momenti eccessivamente didascalica: ad esempio, in un negozio di armi appare la scritta a caratteri cubitali "specialità ricarica cartucce", per far capire il motivo che ha portato la Golino lì. E che, alla proiezione per la stampa di oggi, suscita perplessità - in alcuni momenti perfino ilarità - in alcuni cronisti. Anche se più tardi, in conferenza stampa - assente la Golino, impegnata al fianco di Nanni Moretti sul set di Caos Calmo - Zanussi difende le ragioni, morali e artistiche, del suo lavoro.

E così lui - il regista amato da papa Giovanni Paolo II, che lo volle consulente della Commissione della cultura vaticana e alla cui vita dedicò un film nel 1981 - spiega che, al centro di Sole Nero, c'è "il rapporto tra giustizia, vendetta e metafisica. Perché, senza una visione superiore, la giustizia diventa solo un apparato dello Stato". Un problema, questo, che il film affronta in un'ottica intimista, attraverso il dramma di una donna innamorata; ma che, per l'autore, è questione ben più ampia: "Nel mio Paese - racconta, riferendosi probabilmente agli scandali su alti prelati che erano spie comuniste - c'è grande sensibilità, sul tema della giustizia; anche perché, lì, sul passato, giustizia non c'è stata. E nemmeno richieste di perdono".

Quanto a uno dei momenti più forti della pellicola - la lunga scena iniziale, in cui la Golino e Balducci appaiono senza vestiti - Zanussi la spiega così: "Per me Agata e Manfredi sono angeli bellissimi, innamoratissimi e... nudi. Gli angeli, del resto, non hanno sesso, e sicuramente non seguono l'ultima moda nel vestirsi. Valeria e Lorenzo hanno saputo di dover recitare nudi solo il primo giorno di riprese, quando ho spiegato loro il mio personale concetto di innocenza". E Balducci, seduto accanto a lui, conferma: "E' stato molto difficile affrontare questa cosa", ammette.

Certo, su grande schermo, questa idea di innocenza senza vestiti può anche avere una sua efficacia: anche perché, come sottolineato dal regista, i due protagonisti sono sicuramente belli. Sebbene alcuni primi piani della Golino, con le imperfezioni della pelle in perfetta evidenza, risultino inultimente impietosi, verso un'attrice affascinante come lei. Che presto rivedremo sullo schermo, oltre che in Caos calmo di Antonello Grimaldi, anche in Lascia perdere Johnny. Diretta dal suo ex fidanzato, Fabrizio Bentivoglio.

 

(Repubblica.it)