Chagall, favole russe
fra la terra e il cielo

Alla Fondazione Gianadda la grande retrospettiva del maestro di Vitebsk.
Tornano in Occidente molti capolavori entrati nel patrimonio dei musei sovietici.

Chagall, gli innamorati. 1913-1918MARTIGNY, 17 agosto 2007. - Parigi 1912: Apollinaire entra per la prima volta nello studio di Chagall alla Ruche. Nel 1921-22, nella Mia vita, Chagall ricorda: «Apollinaire si siede. Arrossisce, inspira, sorride e mormora:"Soprannaturale!...".Il giorno dopo ricevo una lettera, una poesia dedicata a me: Rodsoge.."90 ou 124 un homme en l'air un veau qui regarde à travers le ventre de sa mère”».(90 o 124 un uomo vola nell'aria un vitello che guarda attraverso il ventre di sua madre).

Un sogno, un mondo (quello hassidim dei villaggi ebrei della Russia Bianca) già completi, un repertorio lungo tutta la vita, nel bene e nel male: la ripetitività, l'immaginario fantastico e affascinante riconoscibile e riconosciuto fino al limite della diffusione di massa nel secondo dopoguerra, la disponibilità senza fine alla trascrizione grafica. Il tutto comunque sorretto ed esaltato (Chagall diceva «bruciato» )da una irrefrenabile pulsione cromatica fino alla fine a 98 anni.

La diffusione di massa ha date precise, quelle delle antologiche del 1946-47 da New York e Chicago a Parigi, Amsterdam, Londra, con la consacrazione in Israele nel 1951. In Italia, un ricordo giovanile mi evoca una pari eco di Picasso a Roma e a Milano e di Chagall a Palazzo Madama a Torino nel 1953. In tempi a noi più vicini si registra una vera e propria inondazione globale di mostre grandi e piccole, ossessivamente centrate su due esclusivi territori, l'opera grafica (dal disegno all'incisione) e il «messaggio biblico» fra le due guerre in ogni tecnica e dimensione, con rare e felici eccezioni, da Ferrara nel 1992 a Berna nel 1995,a Lugano nel 2001.

L'unica novità è la ricomparsa in pubblico in patria e in Occidente del grande patrimonio statale dell'avanguardia russa e sovietica, alla cui musealizzazione avevano provveduto in tempo reale nei primordi della rivoluzione Kandinsky e lo stesso Chagall a Vitebsk. Uno dei capolavori in mostra, Sopra la città con la coppia di Chagall e di Bella volante sopra Vitebsk, iniziato nell'anno del matrimonio 1915 e ripreso nel 1918, della Galleria Tretjakov di Mosca, era stato esposto nel 1919 alla I mostra di Arte rivoluzionaria di Pietrogrado. Uno dei primi atti del recupero si ebbe nel 1991 con «Marc Chagall in Russia» a Martigny, dopo che Lèonard Gianadda aveva finananziato a Mosca il restauro dei grandi pannelli di Chagall dipinti nel 1920 per le pareti del Teatro Ebraico Kamerny (Abraham Efros: «La scena ebraica aveva bisogno dello scenografo più moderno, più insolito, più complesso che ci fosse. Dissi Marc Chagall») recuperati nel 1949 dal Museo Tretjakov e rivisti con felice commozione dall'autore nel suo breve rimpatrio nel 1973.

Oggi ritornano e campeggiano nello spazio centrale della Fondazione, con il loro folle intreccio di surrealtà fantastica «hassidim» e di ritmi della musica da strada «klezmer», di giochi circensi e di vacche alla rovescia, fra figurazione cubistizzata e disarticolata e astrazione orfica alla Delaunay. Il tutto immerso in una magica luminosità cromatica originata (una scoperta del restauro) da una tempera a base di caolino, con il suo scintillìo interno di grani di mica. Intorno a questo vertice riesumato di uno Chagall poco più che trentenne, che partecipa più volte e in più costumi allo spettacolo mimico si dispiega il corteo pittorico e grafico di inusitata ampiezza, con 219 numeri di catalogo. Ad apertura, il Museo di Berna ha concesso Dedicato alla mia fidanzata, il mostruoso uomo-toro intrecciato con la lontana Bella in costume russo del 1911, con cui il ventenne appena arrivato sbalordì l'avanguardia parigina.

In effetti la mostra è, nella struttura di base, una sommatoria ottimale di quella del 1991,, di quella di Berna del 1995 e di quella di Lugano del 2001. Ricompaiono i capolavori della Tretjacov, La casa di Lyozno, la Vista di Vitebsk dalla finestra, la Finestra sulla campagna, la Pendola del 1914, che ritornerà, Con l'ala blu, nel 1949, le stupende Porte del cimitero del 1917 del Pompidou, fra cubofuturismo e Cavaliere Azzurro. La seconda stagione parigina, inframmezzata solo dalla fuga a New York dal 1941 al 1948 annichilita dalla morte di Bella, è aperta dal grande Ritratto di Bella del 1925.

Lo seguono una diecina di coppie e fusioni di amanti dal 1927 al 1976, in cui negli anni '50 la memoria del volto di Bella si trasforma in quello di Vava,,un paio di versioni del Bue scorticato, la prima serie di gouaches della Bibbia del 1931; e soprattutto alcuni fondamentali grandi formati, il modello per La Rivooluzione del 1937, l'Apparizione della famiglia dell'artista del 1935-47, I tetti rossi del 1952-53, La Guerra del 1964-66,il fantastico Ricordo del Flauto Magico del 1976, memoria dell'allestimento del 1967 per l'inaugurazione del Metropolitan Opera. La vasta sezione grafica, con 40 gouaches del 1968-76, compreende anche quella chiave fondamentale del mondo iconico del maestro che sono le 20 acqueforti del 1922-23 per La mia vita, che iniziano con il padre con il barile di aringhe rovesciato e la madre con il piccolo Mojsej e terminano con le tombe della madre e del padre.

 

(La Stampa.it)