La vita sulla Terra
giunta dallo spazio
La prova definitiva dalla polvere di Wild-2 raccolta dalla sonda
Stardust lo scorso gennaio. Il ruolo di tre osservatori italiani.

17 dicembre 2006. - Da molto tempo si ipotizzava che le comete possono essere i veicoli che trasportano la vita. Ora c'è una prova definitiva e l'hanno scoperta i ricercatori che stanno studiando la polvere della cometa Wild-2, che è stata riportata a Terra dalla sonda della Nasa Stardust lo scorso gennaio. All'interno dei grani sono state scoperte dai ricercatori gli ingredienti fondamentali per la vita. Si tratta dei mattoni che servono per la costruzione delle complesse molecole organiche, come il DNA, ad esempio, che racchiude il codice genetico.

In altre parole se quel materiale cadendo su un pianeta simile alla Terra trovasse le condizioni per evolversi in molecole più complesse esso potrebbe dare origine agli elementi fondamentali per innescare l'evoluzione della vita. Per questa scoperta, pubblicata questa settimana sulla rivista Science, l'Italia ha avuto un ruolo molto importante con l'Osservatorio di Capodimonte dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l'Università Parthenope di Napoli e l'Università di Catania.

I ricercatori sostengono che questa è la prima concreta evidenza a sostegno dell'ipotesi secondo cui la vita sulla Terra è giunta dallo spazio e che siano stati corpi celesti come le comete e gli asteroidi a trasportarla fin qui. Un'ipotesi che prende il nome di panspermia. "Nei grani di polvere della chioma della cometa, ciascuno molto più piccolo di un millimetro, sono state trovate tracce di ammine e molecole costituite da lunghe catene ricche di carbonio che è l'elemento fondamentale su cui si basa la vita", spiega Luigi Colangeli, Direttore dell'Osservatorio di Capodimonte.

Ma le novità che giungono dallo studio dei granuli della cometa non si fermano qui. Sono stati trovati infatti, minerali silicatici ossia minerali composti da ossigeno e silicio più altri minerali vari in forma cristallina. "Poiché il materiale delle comete è il più antico del sistema solare i silicati dovrebbero, secondo le ipotesi correnti, trovarsi in forma amorfa e non cristallizzata. Questa scoperta fa ipotizzare che il materiale che compone le comete deve essere stato in qualche modo elaborato o da un meccanismo al momento sconosciuto o a causa dell'avvicinamento della cometa al Sole che scaldando il materiale lo ha cristallizzato", spiega Colangeli. Ciò costringerà a rivedere o a modificare le teorie sulla formazione dei sistemi planetari.

Le decine di grani di polvere integri che la sonda Stardust ha catturato dalla coda della cometa il 2 gennaio 2004 con una speciale "racchetta" di aerogel (una sostanza porosa e dall'aspetto lattiginoso estremamente leggero) sono stati analizzati negli ultimi dieci mesi da una cinquantina di laboratori in tutto il mondo, organizzati in cinque gruppi chiamati Pet (Preliminary Examination Team). Dei grani riportati a Terra il 15 gennaio 2005, 7 sono stati analizzati dai ricercatori italiani, coordinati da Alessandra Rotundi, dell'università Parthenope. Questo materiale è l'unico che è stato riportato a Terra dallo spazio dopo le rocce lunari, trasportate nel 1972 dall'Apollo 17.

L'entusiasmo della scoperta ha portato all'idea di una nuova missione: raggiungere un asteroide, campionarlo e riportare a Terra il materiale prelevato. L'ambizioso progetto è stato annunciato da John Brucato, dell'osservatorio di Capodimonte dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e presidente della Società Italiana di Astrobiologia, il quale sottolinea che per il momento la missione è solo un'idea che i ricercatori intendono presentare all'Agenzia Spaziale Europea (ESA) nel giugno 2007, nell'ambito del programma Cosmic Vision, ma che sperano si realizzi nel prossimo decennio.

Intanto la scoperta delle molecole organiche nella coda di Wild-2 ravviva ancor più le aspettative della missione dell'Agenzia Spaziale Europea "Rosetta", che è in viaggio verso la cometa 67 P/Churyumov- Gerasimenko, sulla quale, nel 2014, farà atterrare un robot che scaverà tra i suoi ghiacci e analizzerà sul posto il materiale estratto. Le sorprese non mancheranno.

 

Da Repubblica.it