Sara Racconta

Di Gianalberto Lubrina

21dicembre 2007

 

BABBO NATALE
Polo Nord
Terzo iceberg a destra, tra la coltivazione di bambole e l'allevamento di macchinine.

 

Alla cortese attenzione di Signor NATALE, 

Letterina di natale.

 

Caro Babbo,

sono Sara, la bambina di Milano, capelli neri e occhi verdi… . L’indirizzo è uguale a quello dell’anno passato, d’altronde vivo ancora con i miei genitori e quest’anno compierò 5 anni. 

Credimi, mi piacerebbe, che per lo meno questa volta, lasciassi sotto l’albero ciò che desidero io e non la prima cosa che trovi in saldo, per favore.

Per Natale desidererei diventare adulta e non semplicemente più vecchia.

Si perché, m’accorgo d’essere circondata da bambini e adolescenti di 40, 50 e 60 anni in crisi, che vanno avanti alla meno peggio, con dei corpi semplicemente troppo pesanti e dei doveri che non dovrebbero competergli.

Eppure, quelli che cercano di diventare adulti, cetre volte non hanno tempo di fare nient’altro e si vedono passare il mondo degl’altri sotto gl’occhi mentre sono troppo impegnati a vivere nel loro. Così, io ti chiedo il tempo d’occuparmi della mia vita e quello per non trascurare me stessa. La capacità di essere autocritica, ma non castrante, attenta, ma non paranoica, assennata, ma non arrogante.

Tutto credo stia nel capire chi è nel torto e chi nella ragione, o forse, tutto sta nel capire se esistono, torto e ragione.

Aiutami tu Babbino mio,

non voglio crescere senza diventare adulta!!!!!!!!!!!!!!

 

P.S. ma tu sei santo?

 

 

I ragazzi imparano ogni giorno, cose nuove.

Gli piace giocare con le parole, quelle arrabbiate con l'H, quelle che corrono sopra le SCE e intorno agli GN.

Tutti i bambini sono in fila ad aspettare nuovi racconti. Quando, una bimba interrompe improvvisamente. 

"Io mi chiamo Sara. Sono di Milano, una bellissima città della Lombardia, che sicuramente conoscete."

"Allora Sara, che cosa vuoi dirci, parla."

"Voglio raccontarvi una storia che mia nonna racconta ogni sera accanto al camino. Ci sediamo e aspettiamo che l'ora delle storie esca dal suo nascondiglio. Tremo nell'attesa. La sedia è come sempre davanti al tavolino, quello con una gamba rotta che quando ti siedi devi stare attenta a cosa fai.

La mia gonna rossa luccica alla luce delle fiamme e risalta (enfatizza) la maglietta che si intravede sotto al maglioncino di cotone. Ho freddo. Attendo l'ora della storia. Non è mai puntuale. L'aspettiamo per qualche minuto. Iniziamo ad innervosirci, siamo emozionate al massimo.

La storia ha inizio. Da quel momento in avanti, la nonna si trasforma in una mia amica del mare. Ha i capelli lunghi, il sorriso bellissimo e le mani bianche. È qualche centimetro più alta di me, ma solo per proteggermi. Cammina leggera sulla sabbia e la gonna le si alza con il ritmo del vento.

Adesso ho caldo. Mi spoglio, tolgo il maglione di cotone. Lascio la maglietta al sole. La gonna è tutta bagnata sul fondo, esattamente sull'orlo, che la mia nonna, ha cucito sulla spiaggia questa mattina.

Mia nonna è sdraiata su una "sedia a sdraio" dell'albergo e guarda i miei giochi sulla spiaggia con la mia amica invisibile. 

Il sole è alto nel cielo. Le nuvole scappano dal vento. L'azzurro riempie l'aria e la mia amica, corre dalla sua mamma.

Mia nonna adesso è seduta sul divano. Il fuoco nel camino illumina la sala. Io sono felice e mi piace la mia gonna. Domani chiederò a mio papà di cercare le scarpe di vernice. Lui è il più bel papà del mondo e mi vuole un sacco di bene. Avete capito! Stupidi bambini in fila ad aspettare un racconto. Siete senza fantasia."