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15 dicembre 2011. - Scontano oltre un anno di ritardo, ma ecco il primo segno visibile al pubblico di ciò che saranno i Nuovi Uffizi. Si è tanto scritto in questi anni dei lavori a rilento (il cantiere è stato consegnato circa cinque anni e mezzo fa), della loggia di Isozaki finita nel dimenticatoio, dei soldi del secondo lotto che devono essere trovati fino alle vecchie polemiche su come si è arrivati all’approvazione di un progetto e su una gara d’appalto ferita da un ribasso stratosferico (il 43,78%), quasi un record per un appalto pubblico. Però ci siamo. Sabato sarà il sottosegretario del ministero ai Beni Culturali Roberto Cecchi a tagliare il nastro delle nuove otto sale dedicate ai pittori stranieri. E soprattutto, vista l’imponenza, la grande torre di cemento armato proprio dietro la Loggia dei Lanzi.

Il primo dei due collegamenti verticale (l’altra torre i cui lavori non sono ancora partiti sarà il gruppo di scale e ascensori sull’ala di Levante della galleria, dalla parte di via della Ninna) che porta un tratto di architettura molto forte (il tratto di Adolfo Natalini), di grande impatto e che probabilmente farà discutere i contemporanei amanti di architetture leggere, delicate, quasi sospese. Farà discutere forse anche il blu oltremare che è stato scelto per colorare le otto sale (che poi alla fine sono nove, perché una è divisa da una sorta di separé). Un colore innovativo che contrasta molto con il tradizionale pavimento in cotto e le rifiniture in pietra serena. Un effetto niente male a dire la verità che sembra conciliarsi con i toni cupi dei pittori stranieri.

Le otto (nove) sale — che ospiteranno i dipinti dei pittori stranieri del Cinquecento, dai fiamminghi agli spagnoli — e che formano una sorta di «T», sono in realtà piccole stanzette, che non superano i 30 metri quadrati. Piccole, come piccoli sono i quadri degli stranieri. Gli spazi che saranno inaugurati sabato consentiranno anche una diversa sistemazione delle opere all’interno della Galleria come ad esempio l’ingresso dentro al museo di quei capolavori che finora non hanno trovato spazio e sono rimasti sempre custoditi nei depositi. Le nuove sale sono figlie di un progetto su cui ci sono state discussioni e divisioni tra architetti e storici dell’arte. Un progetto più povero di quello che sarebbe potuto essere, ma che ostacoli, polemiche, burocrazie di ogni genere avevano fatto rinviare per più di sessant’anni da quando, nel 1945, Carlo Ludovico Ragghianti, sottosegretario alla Pubblica Istruzione, voleva già liberare l’ala nord dall’Archivio di Stato per creare i «Grandi Uffizi».

Un progetto che a qualcuno che ha già visitato le nuove sale prossime all’inaugurazione ha fatto dire: «Certo si poteva fare di più» riferendosi ad esempio ai «binari» di faretti che illuminano sale e opere e bocchette per l’aria condizionata e controsoffitti in cartongesso in bella vista. La svolta però anche se in forte ritardo c’è stata. E il segno più importante è la torre di scale e ascensori che copre i quattro piani dell’ala di ponente. Una torre in pietra di luna (una pietra indiana simile all’arenaria per colore, ma più compatta) con gli scorrimano delle scale che sono in realtà tubi fluorescenti e che sta dietro la Loggia dei Lanzi, nel vuoto del cortile dei cosiddetti «portalettere» che ora di fatto è stato assorbito nel museo. Per ora sarà sfruttata solo per la prima rampa, fino al corridoio di ponente degli Uffizi per poi scendere al piano nobile e visitare le nuove sale degli stranieri e da lì risalire fino al secondo piano per avviarsi all’uscita. Solo quando saranno terminate le sale della «infilata» interna del piano nobile verso l’Arno, i visitatori potranno accedere direttamente al percorso della Galleria che oggi ospita le mostre temporanee. Ci sarà ancora da aspettare, come ormai da anni si contano i ritardi di una delle opere più importanti d’Italia. Ma finalmente ci siamo. Ecco il primo assaggio dei Nuovi Uffizi.

 

(corriere.it / puntodincontro)

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15 de diciembre de 2011. - Llevan más de un año de retraso, pero aquí está la primera señal visible para el público de lo que será el nuevo museo Uffizi. Se escribió mucho en estos años acerca del ritmo lento de la obra de remodelación (los trabajos empezaron hace aproximadamente cinco años y medio), de la estructura de Isozaki que parece haber terminado en el olvido, del segundo lote de dinero que parece haber desaparecido y de la licitación para la asignación del contratista puesta en tela de juicio por la notable disminución del costo total (43.78%), casi un récord para un contrato público. El sábado será el subsecretario del Ministerio del Patrimonio Cultural, Roberto Cecchi quien cortará el listón de las nuevas ocho salas dedicadas a pintores extranjeros. Y, sobre todo, teniendo en cuenta su grandeza, la gran torre de hormigón justo detrás de la Loggia dei Lanzi.

El primero de los dos enlaces verticales (la otra torre, cuyas obras todavía no han empezado será el conjunto de escaleras y ascensores en el ala Oriente de la Galería, del lado de Via della Ninna) se caracteriza por un trabajo arquitectónico muy fuerte (a cargo de Adolfo Natalini), de alto impacto y que probablemente provocará controversia entre los contemporáneos amantes de la arquitectura ligera, delicada, casi suspendida. Se criticará tal vez también el color azul que fue elegido para las ocho salas (que son nueve, al final, porque una está dividida por una especie de biombo). Un color innovador que contrasta con los tradicionales pisos de terracota y acabados de piedra. Un efecto nada malo a decir la verdad que parece reconciliarse con los tonos oscuros de los pintores extranjeros.

Los ocho (nueve) salas -que serán el hogar de las obras de pintores extranjeros del siglo XVI, desde los flamencos hasta los españoles- y que forman una especie de "T", son realmente pequeñas habitaciones, que no exceden los 30 metros cuadrados. Pequeñas, así como son pequeños los cuadros que ahí se exhibirán. Los espacios que se inaugurarán el sábado, también permitirán una nueva disposición de las obras dentro de la galería, como la entrada en el museo de aquellas obras maestras para las cuales aún no se había encontrado un lugar y habían estado siempre en el almacén. Las nuevas salas son hijas de un proyecto en el que ha habido discusiones y divisiones entre arquitectos e historiadores del arte. Un proyecto tal vez pobre, pero que los obstáculos, las controversias y las burocracias de todo tipo retrasaron por más de sesenta años, desde que —en 1945— Carlo Ludovico Ragghianti, Subsecretario de Educación Pública, quiso liberar el ala norte del archivo estatal para crear el "Gran Museo Uffizi".

Un proyecto que provocó el comentario "Claro, habrían podido esforzarse más" entre algunas de las personas que ya han visitado las nuevas salas que serán inauguradas dentro de dos días, refiriéndose —por ejemplo— a los rieles de focos que iluminan las salas y las rejillas para el aire acondicionado totalmente expuestas. El avance, sin embargo, a pesar de que hubo un retraso significativo, por fin se nota. Y su evidencia más importante es la torre de escaleras y elevadores, que abarca los cuatro pisos del ala poniente.

Una torre de piedra de luna (un piedra de la India con un color similar al de la arenisca pero más compacta) con el pasamanos de las escaleras que es en realidad un tubo fluorescentes detrás de la Loggia dei Lanzi, en el vacío del patio de los así llamados "carteros" (portalettere) que de hecho ahora ha sido absorbido por el museo. Por ahora sólo se utilizará la primera rampa hasta el Corredor Oeste de los Uffizi y luego descender hasta la planta baja y visitar las nuevas salas de los pintores extranjeros y de ahí de regreso a la segunda planta para dirigirse hacia la salida.

 

(corriere.it / puntodincontro)