Giuseppina Raimondi,
la fugace moglie di Garibaldi

Donne d'Italia, Di Claudio Bosio.
Terza ed ultima parte.

La facciata principale di Villa Olmo.

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5 maggio 2011. - Il generale afferrò la sposina per un braccio e la trascinò in disparte. Le mostrò il messaggio e pretese una risposta: «È vero?» La donna non ebbe il coraggio di negare ma si limitò a ciondolare il capo in su e in giù per assentire. «Signora: siete una puttana!», pare abbia urlato quel gentiluomo dei due mondi. Nell’ira, aveva brandito una sedia e, quando tutti pensavano che l’avrebbe spaccata sulla schiena della fedifraga, ebbe un sussulto di …. galanteria e si limitò a schiantarla per terra. Ripeté soltanto: «Signora, voi siete una puttana!». Stavolta, Giuseppina ebbe il coraggio e la forza di sussurrare: «Volevo sposare un Eroe, non uno zoticone».

Il Generale, per evitare di risponderle per le rime, deve essersi morso le labbra. E aveva ben donde e, quindi, se ne andò lasciando che i pettegoli e i pettegolezzi avessero campo libero.

Come finì questa storia così poco romantica?

Dopo il fugace matrimonio la giovane scappò dalla casa paterna, forse alla Pazzea. Rintracciata dal padre, Giuseppina fu mandata nella principesca Villa Olmo, dove venne raggiunta dal bel tenentino, Luigi Caroli, che venne reso edotto dei fatti.

La coppia, sino a metà del mese di febbraio, espatriò in terra elvetica, stabilendosi a Friburgo, rimanendovi fino al luglio del 1860. L’unione dei due amanti ebbe però vita breve. La Marchesina tornò in Italia per partorire e il tenentino tornò a fare il soldato.

Ma chi era questo Caroli?

Questo Caroli soprannominato Gigio era il più accreditato donnaiolo della Lombardia. Alto, elegante, dai bei capelli castano e provvsto di un bel paio di baffi (curatissimi), parlava francese e tedesco, aveva venticinque anni. Non faceva letteralmente un bel niente: non aveva bisogno di lavorare, perché avevano già lavorato per lui nonno, babbo e fratelli, spintisi fino in Giappone per importare in quel di Bergamo bachi da seta. Più che spendere, dilapidava. Per esempio, di ritorno da un suo viaggio in Ungheria, se ne era tornato con un "tiro a quattro" e una legione di domestici transilvani in costume. Le case da gioco avevano per lui la stessa attrattiva delle belle donne (e gli costavano altrettanti quattrini sonanti!): a Monaco, aveva perso una fortuna al tavolo di giuoco. Con le Signore se la cavava piuttosto bene, anche se, dalla Spagna, aveva dovuto darsi alla fuga per non evitare il matrimonio con una castigliana da lui sedotta.
 

Henry Le Lieure, Break con cocchiere e tiro a quattro.


Tornato a Milano nel '59, conobbe Giuseppina al Caffè della Sincerità. Era il suo punto di ritrovo preferito, che frequentava ogni giorno facendovisi accompagnare dai suoi stallieri in livrea bianca e bottoni d'oro. Fra i due giovani, fu il classico coup de foudre: Giuseppina non ancora diciottenne, le prime armi le aveva già passate. Come moralità, insomma, si equivalevano. Tuttavia quando, in casa Caroli, lui espresse il desiderio di sposarla ottenne il veto più drastico della famiglia. Non era certo per questioni etico-morali.

Sua madre, Anna Benedetta Cattaneo, aveva a lungo convissuto con Pietro Carissimi, prima di sposarlo. Rimasta vedova, aveva dovuto accelerare le seconde nozze con Ludovico Caroli per legittimare il primogenito che stava per nascere, Bernardo. Ma erano cose quasi normali nell'alta società di quel tempo, cui soltanto la nostra fantasia ha imprestato spartani rigori. Giuseppina, essenzialmente, non era matrimoniabile per ragioni di dote.

Oltre a essere figlia illegittima del marchese Raimondi, a suo padre, una volta ricchissimo, non erano rimaste che tre ville. Anche se la giovane le avesse ereditate tutt'e tre, sarebbe stata una miseria in confronto al patrimonio Caroli, da cui Gigio, di professione disoccupato, dipendeva. Dopo le nozze …garibaldine e il successivo soggiorno svizzero, il bel tomo della stirpe Casati, annoiato dal ménage con la Raimondi, partì alla volta di Berlino. Giuseppina, invece, raggiunse la villa di Gironico, dove alla fine di agosto diede alla luce un figlio già morto. Erano passati sette mesi dalle cosiddette "nozze". Non si sa se il figlio fosse di Caroli o di Rovelli. Di certo non di Garibaldi.

Di Rovelli non conosciamo la sorte.

Luigi Caroli, invece, da Berlino, si spostò in Polonia, dove si unì alla Legione Italiana di Francesco Nullo, suo compaesano di Bergamo, non meno scavezzacollo di lui, ma valoroso garibaldino, che ora accorreva a Varsavia per aiutare i polacchi insorti contro lo zar. Nullo cadde combattendo bravamente, mentre Gigio fu preso prigioniero e deportato in Siberia. Ripagò le sue trascorse ribalderie con anni di fame, di freddo, di stenti, ma anche in mezzo a quei triboli continuò a giuocare a carte. Finché proprio per una rissa di giuoco, nel '65, un suo compagno di pena lo uccise picchiandogli le catene sulla testa. Non aveva ancora trent'anni.

Solo il 26 gennaio 1880, venti anni dopo la brevissima cerimonia nuziale, l'Eroe dei due mondi riuscì ad ottenere finalmente l’annullamento del matrimonio con Giuseppina Raimondi. Gli fu, in tal modo, possibile di sposare Francesca Armosino, già sua "colf" in Caprera, dalla quale aveva già avuto tre figli: Clelia, Teresita e Manlio.

Giuseppina, dopo l'annullamento del fugace matrimonio con Garibaldi, si sposò nel 1880 con il patriota e avvocato Lodovico Mancini (suo cognato) dal quale ebbe un'unica figlia, Nina Mancini. Visse in dignitoso silenzio nella Villa di Birago. La famiglia si estinse in quanto non rimasero eredi maschi e anche le figlie o non ne ebbero o partorirono femmine. Con la fine di una grande amicizia (quella tra i Raimondi e il Generale), iniziò un brutto periodo per il marchese Giorgio Raimondi. Venne isolato dall´alta aristocrazia e bocciato al ruolo di "Senatore del Regno unito".

La Marchesina Giuseppina Raimondi morì di vecchiaia nel 1918. Aveva 77 anni.

***

5 de mayo de 2011. - El general tomó el brazo de la novia y la tiró a un lado. Le mostró el mensaje y exigió una respuesta: «¿Es cierto?» Ella no se atrevió a negar los hechos, sólo asentía con la cabeza. «Señora, usted es una puta!» dicen que gritó el caballero de los dos mundos. Cegado por la ira, tomó una silla y, cuando todos pensaban que iba a romperla en la espalda de la infiel mujer, fue sacudido por un destello de .... galantería y se limitó a despedazarla contra el suelo. Sólo repitió: «Señora, usted es una puta!» Esta vez, Giuseppina tuvo el valor y la fuerza para decir: «Yo quería casarme con un héroe, no con un patán».

El General, para evitar responder, debe haberse mordido los labios. Y se fue dejando rienda suelta a los chismes y a los rumores.

¿Cómo terminó esta historia tan poco romántica?

Después de la fugaz boda la joven huyó de la casa paterna, tal vez al vecino municipio de Pazzea. Localizada por su padre, Giuseppina fue enviada a la principesca Villa Olmo, donde fue alcanzada por el teniente Luigi Caroli, quien fue informado acerca de los hechos.

La pareja, a mediados de febrero, viajó a Suiza estableciéndose en Friburgo, donde permaneció hasta julio de 1860. La unión de los dos amantes, sin embargo, duró poco. La Marquesa regresó a Italia para dar a luz, y el teniente volvió a su cuartel.

¿Pero quién era este Caroli?

Caroli, apodado Gigio, era el más famoso mujeriego de Lombardía. Alto, elegante, con hermosos cabellos castaños y un agradable bigote (cuidadísimo), hablaba francés y alemán y tenía veinticinco años. No hacía absolutamente nada. No necesitaba trabajar porque ya había trabajado para él su abuelo, su padre y sus hermanos, que habían viajado hasta Japón para importar gusanos de seda a la ciudad de Bérgamo. Más que gastar, despilfarraba. Por ejemplo, al regresar de un viaje a Hungría, se había traído una carroza de cuatro caballos con una legión de sirvientes transilvanos uniformados. Los casinos tenían para él la misma capacidad de atracción que las mujeres hermosas (y le costaban la misma cantidad de dinero!). En Mónaco, había perdido una fortuna en la mesa de juego. Con las damas se desenvolvía bastante bien, aunque había tenido que huir de España para evitar el matrimonio con una castellana que había seducido.

Cuando regresó a Milán en el '59, conoció a Giuseppina en el Café de la Sinceridad. Era su lugar de reunión favorito, al que asistía todos los días en compañía de sus caballerangos de librea blanca y botones de oro. Entre los dos jóvenes se produjo un clásico "flechazo": Giuseppina, aún menor de dieciocho años, ya no era virgen. En cuanto a moralidad, en suma, eran equivalentes. Sin embargo, cuando —en casa de los Caroli— él expresó su deseo de casarse con ella, obtuvo un firme rechazo de parte de su propia familia.

Desde luego no por cuestiones de tipo ético o moral. Su madre, Anna Benedetta Cattaneo, había convivido durante mucho tiempo con Pietro Carissimi antes de casarse con él. Cuando enviudó, tuvo que acelerar el segundo matrimonio con Ludovico Caroli para legitimar el hijo mayor que estaba a punto de nacer, Bernardo. Este tipo de cosas eran casi normales en la alta sociedad de aquella época, que sólo nuestra imaginación ha envuelto en un áurea de conservadurismo y puritanismo inexistente. Giuseppina, en esencia, no era aceptable para un matrimonio por cuestiones de dote.

Además de ser la hija ilegítima del Marqués Raimondi, a su padre, una vez rico, no le habían quedado más que tres villas. Aun cuando la joven hubiese recibido las tres en herencia, habrían representado una miseria en comparación con los activos de los Caroli, de los que Gigio, desempleado crónico, dependía.

Después del "enlace matrimonial" con Garibaldi y de la posterior estancia en Suiza, el bello descendiente de la estirpe de los Casati, aburrido por el ménage con Giuseppina, se fue a Berlín. Ella, en cambio, se transfirió a la villa de Gironico, donde a finales del mes de agosto dio a luz a un niño muerto. Habían pasado siete meses desde la extraña boda. No se sabe bien a bien si el niño era de Caroli o de Rovelli. Con toda seguridad, no de Garibaldi.

No conocemos el destino de Rovelli.

Luigi Caroli, por otro lado, desde Berlín se trasladó a Polonia, donde se unió a la legión italiana de Francesco Nullo, también originario de Bérgamo —y valiente seguidor de Garibaldi— que ahora viajaba a Varsovia para ayudar a que los polacos se levantaron contra él Zar. Nullo murió luchando valientemente, mientras que Gigio fue hecho prisionero y deportado a Siberia. Pagó su picardía de los años anteriores con hambre, frío y padecimientos, sin embargo —aun en medio de estas tribulaciones— siguió jugando a las cartas hasta que, precisamente por una pelea de juego en el '65, un compañero lo mató golpeándolo en la cabeza con unas cadenas.

Todavía no cumplía los treinta años.

Sólo el 26 de enero de 1880, veinte años después de la breve ceremonia de la boda, el Héroe de los Dos Mundos finalmente logró obtener la anulación de su matrimonio con Giuseppina Raimondi. Le fue, así, posible casarse con Francesca Armosino, anteriormente su "asistente doméstica" en la isla de Caprera, de quien ya había tenido tres hijos: Clelia, Teresita y Manlio.

Giuseppina, después de la anulación del fugaz matrimonio con Garibaldi, se casó en 1880 con el patriota y abogado Luis Mancini (su cuñado) con quien tuvo una hija, Nina Mancini. Vivió dignamente en silencio en la villa de Birago. La familia se extinguió debido a que no quedaron herederos hombres. Al terminarse la gran amistad entre la familia Raimondi y el General, comenzó un mal periodo para el Marqués Giorgio Raimondi. Fue aislado de la alta nobleza y rechazado para la función de "Senador del Reino Unido".

La Marquesa Giuseppina Raimondi murió en 1918. Tenía 77 años.

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