Caterina Cornaro,
regina di Cipro

Donne d'Italia
Di Claudio Bosio.

Tiziano. Ritratto di Caterina Cornaro.
 

17 dicembre 2010. - Il Regno di Cipro (dal greco Κύπρος, Kypros, ossia "rame", con riferimento all'abbondanza di questo metallo nell'isola) fu un regno cattolico crociato del tardo medioevo.

L'isola fu conquistata nel 1191, durante la terza crociata, da Riccardo I d'Inghilterra (1157-1199) il famoso "Cuor di Leone", che la tolse ad Isacco II Angelo, Imperatore bizantino (1156-1204), per poi venderla ai Cavalieri templari, dai quali, infine, la comprò Guido di Lusignano (1150-1194). Costui, crociato di origine francese (Lusignan), divenne Re-Consorte di Gerusalemme per via matrimoniale, avendo sposato Sibilla (1160-1190) regina di Gerusalemme, sorella del famoso Re Lebbroso, Baldovino IV (1161-1185). Il Re Guido, non lasciò proprio un buon ricordo di sé come condottiero: a lui si deve la catastrofica disfatta dei crociati nella battaglia di Hattin (1187) conseguita da Ṣalāḥ al-Dīn al-Ayyūbi, noto ai più come "Il Saladino" (1138-1193).

Guido di Lusignano morì senza lasciare eredi, tuttavia i discendenti della Casata di Lusignano continuarono a reggere il trono di Cipro fino al 1474.

Con il passare del tempo, la gestione del piccolo regno si era fatta sempre più difficile, specie a causa dei depauperanti conflitti con i Turchi. Per fronteggiare gli ingenti impegni finanziari, in grossa parte connessi con queste reiterate scaramucce, l’unica risorsa disponibile era quella di un aggravamento sistematico delle tasse. Ma questo provvedimento, al di là di certi limiti, non era più applicabile perché troppo oneroso e, in ogni modo, non era più sufficiente: Cipro, per tirare avanti, diventava sempre più dipendente dalle forze finanziarie ed economiche straniere, in particolare veneziane e genovesi.

Ad esempio, nel 1363 il patrizio veneziano Federico Cornèr, che gestiva nell’isola grosse imprese commerciali e manifatturiere, assieme ai suoi fratelli, aveva fornito a Pietro I di Lusignano (1328-1369), un enorme prestito di 70.000 ducati. Il Re, proveniente da Cipro, si era fermato a Venezia per chiedere aiuto contro i Turchi. In effetti, l’isola si trovava ad essere l'estremo baluardo delle forze cristiane contro le agguerrite truppe della Mezzaluna. Venne accolto in qualità di amico e ospitato (principescamente) dallo stesso Federico Cornèr, nel suo lussuoso e imponente palazzo sul Canal Grande, in Riva del Carbon, a San Luca, vicino al ponte di Rialto. Ormai la dinastia dei Lusignano era avviata più che alla decadenza, all'agonia. Giovanni II (1432-1458), morendo[1], lasciava una figlia legittima, Carlotta, e un figlio bastardo, Giacomo. (Jacques, le bâtard). Fra i due si svolse una vera e propria disputa per l'eredità del Regno. Carlotta, sposata con un duca di Savoia, si appoggiava a Ferdinando I°d'Aragona, Re di Napoli, mentre Jacques, divenuto Giacomo II° (1439-14739 , preferì allearsi con la Repubblica di Venezia. A suggello, per così dire, di questa alleanza "veneto-cipriota", venne combinato il fidanzamento, cui sarebbe seguito il matrimonio, di Giacomo Lusignano con una donzella di una delle famiglie più ricche ed influenti di Venezia, una delle illustri "12 casate tribunizie": la famiglia Cornèr, il cui nome (che sembra derivare dalla "Gens Cornelia") fu poi corretto in Cornaro.

La designata promessa sposa, che aveva appena quattordici anni, era Caterina Cornaro, (1454-1510),  educata a Padova e già famosa per la sua avvenenza. Figlia di Marco Cornèr, poteva vantare da parte di madre (Fiorenza Crispo) una parentela con la dinastia imperiale bizantina dei Comneno. La madre, infatti, era di origini greche, poiché figlia di Nicolò, duca dell'Arcipelago, e di Valenza, figlia dell'imperatore di Trebisonda Giovanni IV Comneno.

In un simile matrimonio, che era un vero affare di stato, anche la questione della dote diventava di rilevanza pubblica. Ai due normali contraenti, lo sposo e la famiglia della sposa, si aggiunse infatti anche la Signoria. Il valore della sue dote era all'altezza della situazione, i cronisti dell'epoca sono concordi nell'indicare la somma di 100.000 ducati, oppure di "mille libbre d'oro in contanti" ("’na marea de oro", secondo il popolino). Occorre ricordare che i Lusignano erano annosi debitori nei riguardi della famiglia Corner, a cominciare dal famoso prestito di 60.000 ducati che Federico Corner aveva concesso a Pietro I, giusto un secolo prima, nel frattempo notevolmente aumentati con il decorrere degli interessi. Come garanzia per quei debiti i Corner ebbero la disponibilità di terre e feudi, e anche adesso Giacomo II di Lusignano per compensare i Corner assegnò loro quattro feudi nella zona di Morfo.

La situazione era chiarissima: da una parte c’era una dinastia reale che per inveterata, cronica mancanza di fondi, aveva …. l’abitudine di non pagare mai i propri debiti, dall'altra parte c’era una famiglia di mercanti, che disponeva di enormi quantità di denaro. Va rilevato che, anche in questo caso per antica … abitudine, detta famiglia prestava denaro anche quand’era a conoscenza dell'insolvenza del debitore, contando però di venire compensata (come nella circostanza specifica) attraverso la cessione di terre, saline, villaggi, posti commerciali e mercati dai quali poteva trarre guadagni ancor più cospicui. Il matrimonio di Caterina era un "affare" di estrema convenienza per i Cornèr: una figlia Regina avrebbe conferito loro una posizione di altissimo privilegio sociale. Ma lo era anche per il Re, che, essendo nato illegittimo, temeva gli intrighi della legittima pretendente, Carlotta di Savoia.

Il "fidanzamento per procura" avvenne a Venezia nel luglio del 1468, durante una fastosa cerimonia, alla presenza del rappresentante dello sposo, l'ambasciatore Filippo Mistahel, che già si trovava in laguna per risolvere alcune controversie di carattere mercantile. In questa circostanza Caterina venne dichiarata dal Senato veneto "figlia adottiva della Repubblica" (onore mai tributato a nessuna donna prima di lei).

In una situazione del genere, era prevedibile che Giacomo II, con il suo regno mezzo ipotecato e indebitato fino al collo, sarebbe corso a Venezia, dalla sua fidanzatina, ricca e bella, per concludere in fretta gli sponsali. Invece preferì starsene per i fatti suoi, in silenzio ad aspettare.

L'attesa di Caterina, regina senza corona e con un matrimonio ancora da consumare, durò quattro anni. Figurarsi quante "ciacole" maldicenti avrà suscitato nella, in fin dei conti, piccola Venezia la sua condizione di temporanea "vedova bianca"! Ad un certo punto, però, il Senato decise che le cose stavano andando troppo per le lunghe e intervenne di autorità. Inviò un fermo ammonimento a Giacomo II, inteso a ricordargli i suoi precisi doveri, facendogli capire che la Repubblica non avrebbe mai tollerato un'offesa alla propria dignità, un ripudio degli atti da lui solennemente accettati e sottoscritti. Fu così che, nell’estate del 1472, venne finalmente inviata a Venezia una delegazione di tre ambasciatori, per prendere solennemente in consegna la sposa.

Il doge Nicolò Tron convocò il capitano generale da mar Andrea Bragadin, affidandogli l’incarico di scortare la futura regina fino all'isola. Per l’accompagnamento di Caterina a Cipro fu allestita una "flotta" di sette navi, preparate allo scopo nella rada di San Niccolò del Lido, all'imbocco fra la laguna e il mare. C’erano 4 galee veneziane riccamente e festosamente addobbate, vicino alle tre galee cipriote che avevano portato a Venezia gli ambasciatori. (Sembra, comunque, che nelle stive delle navi veneziane, accanto ai bauli che contenevano la dote di Caterina, il Senato avesse fatto stipare anche moltissime armi e munizioni).

La cerimonia del viaggio a Cipro fu senza dubbio una delle pagine memorabili delle solennità pubbliche veneziane: il Senato veneziano nell'occasione aprì generosamente i cordoni della borsa. Il 27 settembre 1472, a salutare Caterina che partiva, si era formato un sontuoso corteo di barche: le Autorità avevano preso posto sul famoso Bucintoro[2], mentre le altre Personalità della Serenissima erano sistemate su innumerevoli imbarcazioni riccamente addobbate. I genitori di Caterina, che si trovavano già al Lido, si accomiatarono dalla figlia salendo a bordo della galea del comandante Girolamo Diedo, dove la giovane, prossima Regina di Cipro aveva preso posto. Il viaggio fu alquanto burrascoso e una galea corse addirittura il rischio di affondare; Caterina, inoltre, soffriva per il mal di mare. In ogni caso l'approdo a Famagosta la rinfrancò: poco dopo il suo arrivo, ebbe luogo la celebrazione ufficiale del matrimonio, nel quale Caterina venne incoronata regina di Cipro, di Gerusalemme e d'Armenia.

Come sia andato il primo incontro fra Giacomo, un po' selvatico ma certo più navigato, e la ingenua diciottenne Caterina non ci è dato di sapere. È certo però che, una volta arrivata a Palazzo, Caterina si trovò ad affrontare una sorpresa disagevole, e, almeno così risulta, del tutto imprevista: a corte vivevano i tre figli illegittimi del marito. Erano tutti già grandicelli: due maschi (Eugenio e Giovanni) e una bambina (Ciarla). Il trentatrenne Re Jacques, le bâtard, si era, evidentemente, dato da fare! È d’altr’onde altrettanto certo che la beneducata donzella veneziana, figlia di tanto Padre nonché figlia adottiva della Serenissima, doveva avere un alto senso del dovere ed un notevole spirito di adattamento per vivere a palazzo-Lusignano di Nicosia. Era un ambiente disadorno e decisamente grezzo, brulicante d'intriganti e di avventurieri, con i loro seguiti di spie e servitori.

Giacomo, anche dopo l'arrivo di Caterina, non cambiò più di tanto le sue abitudini: caccia (che lo teneva lontano anche per giorni) e donnine compiacenti. Jacques II° (Re Zaco, per i veneziani) morì, improvvisamente, nel luglio 1473, un anno dopo le nozze, a causa di una strana malattia dovuta ad uno strapazzo di caccia ("infreddamento"), poco prima della nascita del suo erede Jacques III°, che a sua volta morì l'anno successivo di febbri malariche. Questo fece sì che l'intera eredità dei Lusignano passasse nelle mani della diciannovenne Regina Caterina. Subito dopo la morte di Jacques II° a Famagosta scoppiò una sommossa, fomentata da più parti per sostituire a Caterina l'erede "legittima" Carlotta, figlia di Janus II, sorella di Jacques e maritata a Ludovico di Savoia. Ma intervenne con prontezza Venezia, affiancando a Caterina, un Consiglio di Reggenza, di cui facevano parte anche lo zio Andrea Cornèr e da due cugini.

Dopo la presa del potere da parte di Venezia, la nobiltà cipriota si trovò comunque irreggimentata nel Maggior Consiglio dell'Isola formato da 145 membri, nel quale i patrizi veneziani che si erano stabiliti a Cipro sedevano di diritto. Tuttavia, nel novembre dello stesso anno (1473) un gruppo di nobili catalani, con alla testa l'Arcivescovo di Nicosia, penetrava nel Palazzo Reale e nella stanza stessa della Regina assassinava lo zio Andrea, il cugino Marco Bembo, il medico ed un domestico.

I ribelli intendevano far sposare la piccola "Zarla" (Carlotta), figlia naturale di Re Jacques II° ad Alfonso d'Aragona, figlio di Ferdinando Re di Napoli, costringendo Caterina ed il figlio neonato Jacques III° a cedere i suoi diritti di Re. La Regina veneta, fatta prigioniera, guardata a vista, e privata del figlio, fu obbligata a consegnare soldi e gioielli, oltre che il sigillo di Stato. La reazione della Serenissima fu ancora una volta rapida e decisa: la flotta arrivò in un battibaleno, truppe veneziane da sbarco (veri "marines" ante litteram!) occuparono rapidamente la città ed i congiurati se la dettero a gambe. Il Senato ordinò quindi che, da ora in poi, la Regina venisse affiancata da un Provveditore e da due Patrizi veneziani come Consiglieri, che le truppe siano agli ordini del Provveditore e che guarnigioni veneziane presidiassero Famagosta e Kyrenia. Nessuna decisione però avrebbe dovuto essere presa senza l'assenso della Regina e soltanto i suoi stendardi avrebbero potuto sventolare dalle fortezze. Ai nobili ciprioti si doveva dare, diplomaticamente, "l'impressione" di essere partecipi al potere.

Regina di nome, Caterina, lo era sempre meno di fatto.

Come primo passo, nel febbraio 1487, il Regno di Cipro, su deliberazione del Senato, veniva annesso ai domini della Serenissima. In seconda battuta, nell’ottobre 1488, i Dieci ribadiranno l'ordine al Capitano Generale Francesco Priuli di ricondurre Caterina a Venezia. Gli ordini erano chiari: bisognava cercare di indorarle la pillola, blandendola opportunamente, ma, se necessario usando i torni coercitivi e le minacce.

In caso di rifiuto avvertirla che sarebbe stata trattata da ribelle e che le sarebbe stato tolto il ricco appannaggio. Nello stesso tempo ordinarono a Giorgio Cornaro, fratello di Caterina, di raggiungere il Capitano Generale a Cipro e di esercitare tutta la sua influenza per convincere la sorella ad abdicare in favore della Serenissima. Giorgio non trovò la sorella disposta all'obbedienza e dovette realmente passare alle minacce avvertendola che sarebbe sopraggiunta l'Armata veneziana, facendo perdere in tal caso tutti i vantaggi che ne sarebbero derivati per la loro famiglia se invece avesse accettato. Così riuscì a convincerla.

Il 26 febbraio 1489 a Famagosta, dopo un solenne "te Deum", la bandiera dei Lusignano venne ammainata per far posto al gonfalone di San Marco. La cerimonia venne ripetuta, alla presenza della Regina, in tutte le città cipriote, compresa Nicosia.

Il 18 marzo, vestita di nero, la Regina Caterina lasciava per sempre l'isola di Cipro. Aveva 35 anni. Erano passati 16 anni e 3 mesi dal suo arrivo.

Al momento di salpare da Famagosta il porto era gremito di gente che voleva salutarla e le cronache dicono che molti piangevano. Venezia fu generosissima con sua "figlia" tributandole un'accoglienza memorabile il 6 giugno 1489. C'era anche il Bucintoro, dove Caterina prese posto vicino al Doge, Agostino Barbarigo. Dopo un forte temporale, ma di breve durata, il corteo, accompagnato dal suono delle campane si recò in processione nella Basilica di San Marco dove venne celebrato un solenne pontificale e dove Caterina rinnovò la rinuncia alla corona di Cipro in favore della Serenissima. (Da allora, ogni anno il 5 di settembre a Venezia si festeggia con la Regata Storica a ricordo dell'accoglienza riservata alla Regina di Cipro). Seguirono poi sontuose onorificenze date anche al fratello Giorgio per la sua opera di persuasione ed i banchetti durarono ben tre giorni.
 

Gerolamo Bassano (1566-1621). La regina Caterina Cornaro riceve le chiavi di Asolo.

Le vicende dell’abdicazione di Caterina e del suo ritorno a Venezia hanno dato spunto a numerosi dipinti.
In questo si mostra il momento in cui, il 10 ottobre del 1489, la regina di Cipro, in viaggio verso Asolo
accompagnata dalla sua corte, viene accolta da due ambasciatori, che le consegnano le chiavi  della città.
 

Ma il Senato fece ancora un sontuoso regalo a Caterina conferendole la Signoria di Asolo con il permesso di mantenere il titolo di "Reina de Jerusalem Cypri et Armeniae".  Asolo era una piccola signoria, ma molto bella: una località della Marca trevigiana comprensiva anche di trentatrè villaggi. Al suo arrivo in questa cittadina, la sera dell'11 ottobre, alla presenza di circa quattromila persone accorse per vederla, la Cornaro fu ricevuta sul piazzale dalle Autorità e poi si recò nel Duomo per sentire il canto del "Te Deum".

Il giorno seguente partecipò alla messa e poi ascoltò, sotto la loggia, il discorso di benvenuto pronunciato dal giurista e letterato asolano Taddeo Bovolini. Altri festeggiamenti vennero fatti il mese seguente: in novembre ci fu ad Asolo una giostra, cui parteciparono i gentiluomini della cittadina. Caterina era giunta ad Asolo accompagnata da una piccola corte (un cappellano cipriota, i suoi due segretari, un medico, due cancellieri ed un maggiordomo) e da nobili (Nicolò Priuli, e Filippo Cornaro, fratellastro di Caterina, che diventerà cancelliere regio in Asolo).

Una volta stabilitasi nella cittadina, Caterina strinse ben presto legami di amicizia e politici con gli esponenti più in vista delle famiglie asolane e richiamò attorno alla corte asolana letterati famosi, come Pietro Bembo, futuro Cardinale, e celebri pittori come Giorgione e Lorenzo Lotto.

Caterina regnò per 20 anni con il suo seguito nel Palazzo Pretorio, oggi sontuoso castello di origine medioevale che conserva la torre dell'orologio, la torre mozza e la sala delle udienze della Regina. Amava anche molto la sontuosa villa che si era fatta costruire vicino ad Asolo, ad Altivole, che il Bembo aveva battezzato per Lei "il Barco" (il fienile, il pagliaio), luogo di delizia e di caccia.

La Cornaro trascorreva il suo tempo tra opere pie: i benefici e le donazioni a favore di parenti, di amici e della chiesa di Asolo; le prediche del beato Bernardino da Feltre, nel maggio del 1492; le elargizioni, nel 1505, di granaglie fatte arrivare da Cipro per il popolo asolano colpito da carestia; l’istituzione di un Monte di Pietà. Caterina andava spesso a Venezia, non troppo distante da Asolo, dove riceveva splendidamente i suoi ospiti nel Palazzo sul Canal Grande, che era stato messo a sua totale disposizione dopo la morte della madre. Frequentava anche la magnifica villa del fratello Giorgio (divenuto ricchissimo!) a Murano, considerato elegante luogo di villeggiatura per tutto il ‘500. La salute di Caterina diventava nel frattempo precaria: nel maggio 1508, venne colpita da un "gravissimo mal di colico". Nel 1509, all'inizio della guerra della Lega di Cambrai, all'avanzare delle truppe imperiali di Massimiliano, Caterina riparò a Venezia, dove soggiornò sempre più spesso.

L'estate 1510 fu particolarmente calda, si respirava a fatica; l'aria, con il tasso di umidità che chi vi abita ben conosce, era pesante. I dolori colici di Caterina si acuirono e la consueta febbriciattola la costrinse a mettersi al letto: era il 7 di luglio. Salassi e tisane, i consueti rimedi che la scienza medica dell'epoca conosceva, consigliati da eminenti dottori, non ebbero effetto alcuno. Gli attacchi dolorosi e la febbre aumentarono la frequenza: ormai l'accompagnavano giorno e notte. Nella notte tra il 9 e il 10 dello stesso mese i dolori si fecero insopportabili e il cuore della regina si Cipro si arrestò.

Le esequie si svolsero invece il 13, forse il caldo di quei giorni ne consigliava l'anticipo. Nella notte dell'11 la salma, rivestita con il saio di terziaria francescana, ordine al quale la devota regina apparteneva, venne portata nella chiesa parrocchiale di San Cassiano, dove rimase per ventiquattrore. Il mesto corteo, che si mosse dal palazzo sul Canal Grande alla chiesa, venne accolto dalle furie degli elementi, come ormai puntualmente succedeva quando Caterina si spostava, anche da morta. Una pioggia torrenziale e un vento fortissimo si riversarono infatti sulla città.

Dopo alcune cerimonie religiose, il giorno seguente arrivarono nella chiesa le massime autorità cittadine; c'erano i membri della Signoria, il patriarca di Venezia, l'arcivescovo di Spalato, il vescovo di Feltre, gli abati Diedo e Mocenigo, poi Giorgio Cornaro, altri familiari, e la cerchia patrizia degli amici; solo il doge mancava, e il suo posto venne preso dal primo consigliere Alvise Priuli. Si disse che era troppo caldo, e il vecchio doge Loredan non se la sentiva di vestirsi come il suo rango richiedeva. Ma, oltre al caldo, in quel periodo c'erano problemi ben più importanti a cui badare: si era nel pieno delle vicende della guerra contro la Lega di Cambrai. Le vicende della regina di Cipro appartenevano ormai al passato, con lei si era definitivamente chiusa un'epoca, e con la sua morte la Repubblica si era anche tolta una spina dal fianco.

 

[1] Una osservazione sulla longevità dei personaggi sin qui citati:

·         Riccardo I d'Inghilterra (1157-1199)                     =    57 anni

·         Guido di Lusignano (1150-1194) )                       =    44 anni

·         Pietro I di Lusignano (1328-1369)                        =    41 anni

·         Ṣalāḥ al-Dīn al-Ayyūbi (1138--1193).                  =    55 anni

·         Giovanni II (1432-1458)                                       =    21 anni

·         Sibilla, regina di gerusalemme ((1160-1190))      =    30 anni                            

·         Baldovino IV, il Re Lebbroso(1161-1185).          =    24 anni

·         Pietro I di Lusignano (1328-1369)                        =    41 anni

·         Giacomo II° (1439-14739)                                   =    34 anni
 

        Vita "media" calcolata                                                   ≈    37 anni

[2] Il Bucintoro era la galea di stato dei dogi di Venezia, sulla quale si imbarcavano ogni anno nel giorno dell'Ascensione per celebrare il rito veneziano dello sposalizio con il mare. Il nome bucintoro deriva dal veneziano buzino d'oro (burcio d'oro), latinizzato nel Medioevo come bucentaurus, nome di una ipotetica creatura mitologica simile al centauro ma con corpo bovino. L'imbarcazione si presentava, all’epoca di Caterina Corner, con le sue tipiche caratteristiche: due ponti, uno per i rematori ed uno di rappresentanza, sovrastato dal tiemo, la peculiare copertura a volta con ampie aperture laterali, tale da ricreare sulla nave una vasta sala destinata alle autorità, sopraelevata verso poppa, nella zona destinata al trono ducale. La prua recava una grande statua raffigurante Venezia nelle vesti della Giustizia

***

El Reino de Chipre (del griego Κύπρος, Kypros, o sea "cobre", en referencia a la abundancia de este metal en la isla) fue un reino católico cruzado de la última parte de la Edad Media.

La isla fue conquistada en 1191, durante la Tercera Cruzada, por Ricardo I de Inglaterra (1157-1199) el famoso "Corazón de León", quien se la arrebató a Isaac II Ángel, emperador bizantino (1156-1204), para después venderla a los Caballeros Templarios, de los cuales, finalmente, la compró Guido di Lusignano(1150-1194).

Éste, cruzado de origen francés (Lusignan), se convirtió en rey de Jerusalén por haberse casado con Sibilla (1160-1190) Reina de Jerusalén y hermana del famoso Rey Leproso, Balduino IV (1161-1185). El rey Guido no dejó un buen recuerdo de sí mismo como líder militar: él fue el responsable de la catastrófica derrota de los cruzados en la batalla de Hattin (1187) frente a Salah al-Din al-Ayyub, más conocidos como "Saladino" (1138-1193).

Guy de Lusignan y murió sin dejar herederos, sin embargo los descendientes de la Casa de Lusignan continuaron manteniendo el trono de Chipre hasta 1474.

Con el pasar del tiempo, la gestión del pequeño reino se había vuelto cada vez más difícil, sobre todo a causa de los empobrecedores conflictos con los turcos. Para hacer frente a los pesados compromisos financieros, en gran parte asociadas con el repetirse de estos enfrentamientos, el único recurso disponible eran aumentos regulares de los impuestos. Pero esta medida, más allá de ciertos límites, ya no era aplicable por caro y, de todos modos, insuficiente: Chipre, para salir adelante, se hizo cada vez más dependiente de las fuerzas económicas y financieras del extranjero particularmente Venecia y Génova.

Por ejemplo, en 1363 el veneciano Federico Corner, quien dirigía en la isla de las grandes empresas comerciales y manufactureras, junto con sus hermanos había otorgado a Pedro I de Lusignan (1328-1369), un enorme préstamo de 70.000 ducados. El rey se había quedado en Venecia para pedir ayuda contra los turcos. De hecho, la isla se había convertido en el último baluarte de las fuerzas cristianas contra las agresiones de las tropas agresiva de la Media Luna.

Fue recibido como amigo e invitado por el proprio Federico Còrner, en su lujoso e impresionante palacio sobre el Canal Grande, cerca del puente Rialto.

La dinastía de los Lusignan ya se acercaba, más que a la decadencia, a la agonía. Juan II (1432-1458), al morir, dejaba una hija, Carlota, y un hijo ilegítimo, Giacomo (Jacques, el bastardo). Entre los dos se llevó a cabo una verdadera disputa sobre la herencia del reino. Carlota, casada con un duque de Saboya, se apoyaba a Fernando I de Aragón, rey de Nápoles, mientras Jacques, que se convirtió en Jacobo II (1439- 1479, decidió aliarse con la República de Venecia.

Para sellar, por decirlo así, esta alianza entre Venecia y Chipre, se arregló el compromiso que debía culminar en boda, de Giacomo Lusignan con una doncella de una de las familias más ricas e influyentes de Venecia, una de las famosas "12 familias de tribunos": la familia Cornèr, cuyo nombre (que parece tener origen entre la "Gens Cornelia") se corrigió posteriormente para convertirse en Cornaro. La prometida, que tenía sólo catorce años, era Caterina Cornaro (1454-1510), educada en Padua y ya famosa por su belleza. Hija de Marcos Cornèr, podía jactarse de un parentesco de su madre (Fiorenza Crispo) con la dinastía imperial bizantina de los Comneno. Su mamá, de hecho, era de origen griego, ya que a su vez era hija de Nicolás, duque del Archipiélago, y de Valencia, hija del emperador de Trebisonda Juan IV Comneno.

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«Gh’era ‘na volta

‘na bela putela venexiana:

Regina e Sposa a disdòto ani,

la diventò Vedova a disnòve

e Mama a vinti, ma solo par’un ano…...»

 

E. Scarpin: Racconto per una barcarola