Il Premio Maiella 2010
in grande smalto.

Nel 25° di fondazione dell’Associazione, premiate a Rho insigni personalità
abruzzesi e molisane. Di Goffredo Palmerini.

Mario Fratti, intervento dopo il ricevimento del Premio.

 

1 giugno 2010. - Per incipit, una leggenda. Maia, la sposa di Giove, “la grande madre degli dèi e degli animali” come la cantò Lucrezio, fu la prima a metter piede in Abruzzo, approdando dalle rive della Frigia nella baia di Ortona. Tra le braccia recava l’ultimo suo figlio, aitante e bellissimo, ferito gravemente da un dardo che gli aveva trafitto il costato in uno scontro cosmico. Toccata la riva, Maia lo portò tra i boschi, nascondendolo ai nemici perché non lo trovassero. Quando il giovane morì fu sepolto sul Gran Sasso, dove ancor oggi chi guarda sulla terza vetta scorge la sua sepoltura laddove il sole tramonta. Maia visse ancora a lungo, con la sua corte di alte amazzoni, diafane come l’aria tersa di quella terra. Quando la dea morì, fu sepolta sulla montagna che da allora prese il suo nome: Maiella. Anche Medea fece come Maia, portando suo figlio Marsio nel cuore d’Abruzzo, nelle selve che coronavano il grande lago. Così gli dèi abitarono la terra d’Abruzzo, prima degli uomini. Quando poi vennero gli uomini, appresero da loro sortilegi e incanti, ma anche il coraggio e la prodezza per difendere la propria terra. E i popoli che quella terra abitarono - Marsi, Peligni, Vestini, Frentani, Marrucini, Piceni e Sanniti - furono forti e indomiti, con il destino legato indissolubilmente alla montagna che ne modellò il carattere fiero, austero, nobile e gentile, proprio dell’indole delle genti d’Abruzzo e Molise.

Con la lettura di questa leggenda, per la voce espressiva ed intensa di Paola Pessina che con grande professionalità ha condotto la manifestazione, il 23 maggio si è avviato nell’Auditorium di via Meda, a Rho, il Premio Maiella 2010, giunto quest’anno alla XXIII edizione, ricorrendo il 25° anniversario di fondazione dell’Associazione Abruzzese e Molisana in Lombardia “La Maiella” che nel 1988 l’istituì, quale riconoscimento verso i corregionali distintisi “fuori regione” nei vari campi di attività professionale, industriale, economica, artistica, culturale e sociale. La grande sala è colma in ogni ordine di posti, quando dal mito si passa alla realtà, con le armonie del Coro “Histonium” di Vasto, complesso polifonico per voci miste diretto da Luigi Di Tullio. Una storia lunga 37 anni, reduce dal servizio liturgico reso in mattinata nel Duomo di Milano cantando nella Messa di Pentecoste, il gruppo corale ha subito conquistato il pubblico con “Vola Vola”, con altri bei canti abruzzesi, concludendo la sua perfomance molto apprezzata con il canto in dialetto aquilano “J’Abbruzzu”, più noto come “So’ sajitu aju Gran Sassu”, che dell’Abruzzo è un po’ l’inno regionale. Il Premio Maiella, nel corso delle sue 23 edizioni, ha consolidato il suo prestigio per l’eccellenza delle personalità insignite. Da diversi anni può vantare l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, cui si è aggiunto quello della Presidenza del Consiglio dei Ministri, comunicato con una recente nota del Sottosegretario Gianni Letta al presidente dell’Associazione Abruzzese e Molisana, Domenico D’Amico. E’ stato proprio D’Amico, portando il saluto dell’Associazione alle autorità ed agli ospiti intervenuti, a sottolineare con legittimo orgoglio il crescente rilievo del Premio che, sin dalla sua istituzione, gode del patrocinio delle Regioni Lombardia, Abruzzo e Molise, delle Province di Milano, L’Aquila, Chieti, Pescara, Teramo, Campobasso e Isernia, e della Città di Rho. D’Amico ha pure rimarcato l’uscita del quarto volume della collana “Dall’Abruzzo e Molise con onore”, pubblicazione che documenta gli ultimi cinque anni d’attività dell’Associazione “La Maiella” e ne costituisce gli Annali con gli altri volumi editi.

Le attività sociali, artistiche e culturali realizzate in cinque lustri dall’Associazione si sono distinte sempre per l’elevato livello di qualità, segno della presenza in Lombardia d’una comunità abruzzese e molisana che ha sempre cercato d’esprimere il meglio di sé. Di anno in anno questo tratto distintivo raggiunge l’eccellenza con l’austera vetrina delle personalità d’origine abruzzese e molisana chiamate a ricevere il Premio dalle varie regioni italiane e dal resto del mondo, dove prestano la loro opera. L’evento si è connaturato nel soma stesso della città di Rho, che sin dall’istituzione lo ospita. Lo ha detto con molta chiarezza, nel suo intervento, il sindaco Roberto Zucchetti, quando ha riconosciuto il valore e gli aspetti morali della comunità abruzzese e molisana in Lombardia, che davvero sa rendere onore alla propria terra. “Chi ospita è spesso molto severo – ha aggiunto Zucchetti – dimenticando i propri limiti”. Ha poi aggiunto che il genio lombardo si è realizzato non solo per meriti propri, ma perché ha saputo valorizzare tutti i talenti venuti da fuori regione. E tra essi spiccano i talenti della gente abruzzese e molisana, come la serietà e la bonomia del carattere. La città di Rho ne è onorata. “A nome di tutta la città intendo ringraziare per il grande contributo che questa Associazione ha dato e continua a dare alla nostra convivenza sociale e, per il tramite di essa, tributare alle genti di Abruzzo e del Molise il riconoscimento del grande onore giustamente meritato dal lavoro, dall’arte e dall’impegno sociale di tanti loro figli.”

A questo punto il presidente D’Amico, introducendo il Premio Maiella con un richiamo alla sua storia, chiama sul palco Emilio Gentile, che l’anno scorso non poté ricevere il Premio a causa d’un intervento chirurgico che, come egli stesso ha rammentato con ironia “mi ha reso più leggero nel corpo e mi ha alleggerito anche nelle tasche”. Ha provveduto il sindaco Zucchetti a consegnare al prof. Gentile medaglia e pergamena del Premio. Emilio Gentile è nato nel 1946 a Boiano, in provincia di Campobasso. Scrittore e storico, conosciuto in campo internazionale, è stato insignito di numerosi riconoscimenti. Molti dei suoi libri sono stati tradotti in diverse lingue. Docente di Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, collabora con giornali e riviste. Ha insegnato in Australia, Francia e Stati Uniti. Dagli studi iniziali sulla cultura d’avanguardia del primo Novecento, Gentile ha sviluppato le sue ricerche nella storia del nazionalismo, del fascismo e del totalitarismo, sia negli aspetti ideologici e culturali come in quelli organizzativi e istituzionali. Negli ultimi anni le sue ricerche riguardano i rapporti tra religione e politica e la Grande Guerra. Ha pubblicato una ventina di libri, molti sul fascismo e sui totalitarismi. Sta attualmente lavorando ad una biografia di Giuseppe Prezzolini.

Chiusa con il premio ad Emilio Gentile l’edizione 2009, il presidente Mimmo D’Amico apre ufficialmente il Premio Maiella 2010, chiamando sul palco Marina Catena. E’ Remo Di Martino, assessore alla Provincia di Chieti e presidente del Consiglio comunale di Ortona, a consegnare a Marina Catena la medaglia e la pergamena, con espressioni di stima e di compiacimento alla sua concittadina. Ella, ringraziando, parla dell’esperienza di donna vissuta in campi diversi e nell’Esercito italiano, con l’orgoglio delle proprie origini abruzzesi. Aggiunge che, specie quando si è all’estero, diventa più forte il bisogno d’onorare la Patria e la propria terra. Marina Catena è nata ad Ortona, in provincia di Chieti. Corposo il suo curriculum. Conseguito nel 1987 il baccellierato presso il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico (Duino), presieduto da Nelson Mandela, frequenta la LUISS di Roma dove si laurea con lode in Scienze Politiche. Nel 1990, a Parigi, diventa hostess di volo Air France. Frequentato l’Erasmus presso l’Institute d’Etudes Politiques di Strasburgo, nel 1992 ha inizio la sua carriera internazionale a Bruxelles, nell’Unione Europea, dove per 7 anni cura la comunicazione a fianco della Commissaria Emma Bonino, occupandosi delle campagne di sensibilizzazione a favore dei bambini nei paesi balcanici in conflitto e delle donne afghane. Nel 1999 viene nominata consigliere politico del ministro francese Bernard Kouchner, rappresentante speciale di Kofi Annan per la missione ONU in Kosovo. Si occupa del processo di democratizzazione e del ruolo delle donne kosovare nelle istituzioni, favorendone l’inserimento.

Da questa esperienza nasce il suo libro “Il treno di Kosovo Polje” (Sellerio), per il quale la Catena vince il premio di Narrativa “Il Paese delle Donne”. I proventi vengono destinati ad opere filantropiche in Kosovo. Nel 2003 il Ministero per gli Affari Esteri la nomina esperta nella missione “Antica Babilonia” in Iraq, per il coordinamento dei progetti della cooperazione italiana a favore delle donne irachene. Nel 2005 diventa Tenente dell’Esercito italiano (Riserva Selezionata) e nel 2007 viene nominata consigliere politico della Brigata Paracadutisti Folgore, partendo con il contingente italiano per il Libano nella missione ONU (Unifil). Su questa missione scrive “Una donna per soldato: diario di una tenente italiana in Libano” (Rizzoli), il primo libro in Italia scritto da una donna-soldato. I proventi della vendita vengono destinati ad un’opera umanitaria in Libano. Nel 2008 diventa Direttrice del Programma Alimentare ONU, nella più grande agenzia umanitaria mondiale, a Parigi. Nel 2009, con decreto del Presidente Nicolas Sarkozy, è nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Francese. A fianco di Guido Bertolaso, capo della Protezione Civile, da maggio a luglio 2009 collabora nell’organizzazione all’Aquila del G8, nel programma dedicato alle First Ladies. E’ insignita dei seguenti riconoscimenti: “Melvin Jones” 2009, “Foemina d’Oro” 2008 per l’impegno di pace in Libano, Premio internazionale “S. Tommaso tra le Genti” per l’impegno in Iraq, Premio Rotary International “Harris Fellow”. Madrelingua inglese e francese, parla anche spagnolo e portoghese.
E’ ora la volta di Alfonso De Virgiliis. Il riconoscimento gli è tributato da Arianna Cavicchioli, consigliere della Regione Lombardia e già sindaco di Rho per due mandati. De Virgiliis non nasconde l’emozione, egli che consegna premi a grandi Personalità della Terra, nel ricevere il Premio Maiella in ragione delle proprie origini. Alfonso De Virgiliis è nato nel 1938 a Roseto degli Abruzzi, in provincia di Teramo e risiede da molti anni a Firenze. Laurea in Giurisprudenza a Bologna, nel 1961, con il massimo dei voti, entra in Assitalia (INA) ed è Agente Generale per quarant’anni, gli ultimi venti a Firenze. L’attività professionale, la passione per la musica, l’arte e la cultura lo portano ad assumere incarichi di grande prestigio. Ha ricoperto numerosi incarichi ed attualmente è presidente d’una Banca interregionale, presidente dell’Orchestra da Camera Fiorentina, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Amici dell’Accademia della Crusca, Console onorario della Costa d’Avorio, componente del Consiglio direttivo della Scuola di Musica di Fiesole, ed altro ancoira. E’ promotore e Presidente della Fondazione “Premio Galileo 2000”, che da oltre dieci anni ospita a Firenze i più grandi nomi della cultura, dell’arte e del sociale, nel mondo. Gli sono stati tributati nel 1998 il Premio Speciale “Comunicazione e Cultura”, nel 2002 il Premio internazionale “Le Muse” e nel 2004 il Premio “Salomone d’Oro”, conferitogli dall’Università di Firenze.

Viene ora invitato sul palco il drammaturgo Mario Fratti. Gli conferisce il premio il consigliere della Regione Abruzzo, Franco Caramanico, onorato d’insignire un corregionale tra i più illustri e famosi nel mondo. Fratti si dichiara felice d’essere tra tanti abruzzesi e molisani sorridenti, oltre che di tanti lombardi. Racconta gli anni a New York, al suo arrivo nel 1963. Il successo, ma anche la diffidenza degli americani verso l’autore italiano, vinta definitivamente dopo sette anni. Un grande paese, l’America. In Italia vengono preferiti gli autori stranieri, quando ci sono grandi autori di teatro italiani, spesso ignorati. Poi un pensiero forte ed affettuoso per L’Aquila, la sua amata città. Mario Fratti, commediografo e drammaturgo, è nato a L’Aquila nel 1927. Dopo la laurea alla Ca’ Foscari a Venezia, Fratti avvia alla fine degli anni Cinquanta una ricca produzione per il teatro. Del 1959 il suo primo dramma “Il nastro”, vincitore del Premio Rai, mai radiotrasmesso per la crudezza della storia. Nel 1962, al Festival di Spoleto, il suo atto unico “Suicidio” viene apprezzato da Lee Strasberg che lo porta a New York, lo dirige e lo mette in scena all’Actor’s Studio. Diventa un successo, cui ne seguono altri. Nel 1963 Fratti da Venezia si trasferisce a New York, dove insegnerà alla Columbia University e all’Hunter College, fino ad alcuni anni fa. Sopra tutto si affermerà grande drammaturgo, le cui opere sono di casa a Broadway e restano in cartellone - come il caso di “Nine”, una commedia su Fellini diventata un musical - anche per anni, con migliaia di repliche. In America i riflettori s’accendono giusto il tempo d’una rappresentazione, poi l’interesse svanisce. A Fratti capita invece che il successo lo rincorra. Questa è la singolarità del “caso Fratti”, il cui consenso dura da decenni. Un destino che non è toccato neanche a grandi autori americani, come Tennessee Williams o Arthur Miller, riscoperti dopo la morte, o come a scrittori europei del calibro di Sartre, Anouilh, Brecht, Toller, Pirandello o Betti. Le opere di Fratti, una novantina, tradotte in 20 lingue, sono state rappresentate in seicento teatri di tutto il mondo, dall’America all’Europa, dalla Russia al Giappone, dal Brasile alla Cina, dal Canada all’Australia. Si connotano per l’immediatezza della scrittura teatrale, asciutta e tagliente, come per la denuncia politica e sociale che egli vi trasfonde. Molti i riconoscimenti tributati allo scrittore, come il Selezione O’ Neil, il Richard Rogers, l’Outer Critics, l’Heritage and Culture, e 8 Drama Desk Awards. Ma sopra tutto ben 7 Tony Award, il riconoscimento più ambito e prestigioso, che nel teatro è come l’Oscar per il Cinema. Ai vertici della considerazione, Fratti non ha perso e non perde la sua schietta indole aquilana, coltivando intensi rapporti umani in ogni angolo del mondo con assoluta semplicità, com’è nello stile delle personalità di grande valore.
E’ il turno di Raffaele Jannucci. Gli conferisce il Premio il consigliere della Regione Molise, Michele Pietraroia, che si dice orgoglioso di tributare il riconoscimento ad un conterraneo che onora il Molise e l’Italia. Jannucci, riconoscendosi solo il merito d’aver promosso il turismo in Italia e d’aver creato una rivista specializzata al primo posto per diffusione, non fa velo di nostalgia della Maiella. Raffaele Jannucci è nato nel 1930 a Casacalenda, in provincia di Campobasso. Studi in Giurisprudenza a Roma, codici e pandette non risultano essere la sua passione. L’ambizione è il campo pubblicitario, per qualche anno svolto tra Roma e Milano. Entrato nel settore della comunicazione, Jannucci passa alle pubbliche relazioni diventando uno dei fondatori dell’associazione professionale, quindi dirigendo una delle più importanti agenzie nazionali, con esperienze nello spettacolo e nello sport, nell’industria e nell’editoria. In quest’ultimo campo ha esperienze di lavoro al Corriere dei Piccoli e al settimanale Amica, maturando la decisione di concentrare la propria attività nell’editoria, creando una società di consulenza per le più importanti testate nazionali. Qui, con la collaborazione della moglie che proviene dal giornalismo, con il nascente turismo all’aria aperta, decide di realizzare una prima rivista “2C Caravan Camping”. E’ l’antenato dell’attuale PlainAir, casa editrice e mensile che in pochi anni raggiungono una posizione di vertice nella stampa turistica in Italia e in Europa. Nella lunga attività editoriale Jannucci ha trattato tutte le tematiche del territorio e del turismo ambientale. Direttore editoriale delle Edizioni PlainAir, le conduce insieme alla moglie ed alle sue due figlie. La rivista nel suo genere è la prima in assoluto in Italia, per tiratura e diffusione. Rilevante l’impulso dato nel promuovere e sviluppare il turismo ambientale nel nostro Paese.
A completare la squadra dei protagonisti del Premio Maiella 2010 è Nicola Occhiocupo. Il presidente D’Amico chiama chi scrive a consegnargli il riconoscimento, mentre sottolinea le relazioni che intrattengo con le comunità abruzzesi nel mondo. Proprio in relazione a tali esperienze, nel breve intervento affermo quanto importante sarebbe per l’Italia saper ricercare concrete occasioni di collaborazione tra personalità di tale livello intellettuale con la migliore Italia esistente all’estero. Sarebbe davvero utile per far progredire il Paese, talvolta più attento alle apparenze che all’essenza. Ne verrebbe un’Italia migliore, dentro e fuori i confini, seria e più austera, con un più alto senso della Nazione. Il prof. Occhiocupo fa un richiamo forte ai valori della nostra Costituzione, alla necessità che le riforme siano rigorosamente nell’alveo dei princìpi fondamentali che sempre garantiscono l’equilibrio tra diritti e doveri. Questo vale ancor più in vista d’uno Stato a struttura federale. Nicola Occhiocupo, giurista e costituzionalista, è nato nel 1936 a Villa Bozza, in provincia di Teramo. Laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche, ha percorso tutte le tappe della sua lunga e prestigiosa carriera a Parma, dove vive ed è professore emerito nell’ateneo della città. Dell’Università di Parma è stato Rettore per ben quattro volte, dal 1989 al 2000, due volte preside della Facoltà di Giurisprudenza. E’ stato per sette anni membro dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, nominato dai Presidenti di Camera e Senato. Eletto presidente del Collegio Europeo di Parma, di cui è fondatore e promotore, è stato presidente del Parco Scientifico e Tecnologico. La produzione scientifica del prof. Occhiocupo è imponente ed abbraccia tutti i temi del diritto costituzionale, come la Presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale, il Bicameralismo e la creazione dello Stato a struttura federale, con una proposta lungimirante, nel 1975, di dar vita ad una Camera delle Regioni. Insignito dal Capo dello Stato dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce, ha ricevuto benemerenze civiche dai Comuni di Parma, Atri e Pescara, mentre Amalfi l’ha nominato Cittadino onorario. Torna spesso in Abruzzo, nella sua casa di Pescara.

Tra gli eventi celebrativi del Venticinquennale, l’Associazione “La Maiella” ha promosso dal 22 maggio al 12 giugno in Villa Burba, a Rho, la Mostra del pittore abruzzese Antonio Marinelli, ma lombardo d’adozione, “I Colori del Mediterraneo”. Artista raffinato, noto per i suoi delicati paesaggi mediterranei, Marinelli si esprime con una cifra molto personale, di grande intensità e dai sottili riferimenti sociali, specie sul tema delle migrazioni, che danno alla sua arte un valore anche etico. “Quei paesi radunati quasi sempre in cima a un colle, o protesi sul mare, sono percorsi da biancori e ombre che si comunicano, parrebbe, la stessa luminosità. Sembrano stare di vedetta, in attesa dei ritorni, nei luoghi abbandonati quando i meridionali erano sempre pronti a partire come gli uccelli dal ramo spoglio, indifeso. Sono nidi chiari, ritagliati nella memoria. E’ come se tutto quel bianco - lo immagino sotto la luna - fosse rimasto un paese abitato da colombe notturne. Quando un pittore ha questa qualità evocativa è già una presenza a suo modo necessaria, oltre che significativa per l’arte in sé…”, scrive Sergio Zavoli in una nota critica sull’Artista. Presente da oltre trent’anni con importanti mostre personali in Italia e all’estero, Antonio Marinelli ha esposto da Milano a Zurigo, da Roma a Parigi, dalla Spagna alla Germania, dal Canada al Giappone. Nel 1996 il Ministero degli Esteri gli ha conferito una Targa al Merito per aver onorato l’arte italiana nel mondo. Nel 2003 la Regione Abruzzo, nel Palazzo dell’Emiciclo all’Aquila, sede del Consiglio Regionale, ha ospitato una sua grande mostra titolata ”Artisti di ritorno”. L’Artista, che negli anni Settanta dipingeva sagome di figure umane erranti, dipinge oggi evanescenti paesaggi vuoti, senza anime, che rappresentano una testimonianza più serena, ma nel contempo un grido d’allarme per fermare tutte le migrazioni, restituendo alla cultura e alla loro vita i borghi mediterranei che in tinte pastello occupano le sue tele.

 

gopalmer@hotmail.com

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