L’Aquila: venerdi santo
e Pasqua di resurrezione

A un anno dal terremoto.
Di Emanuela Medoro.

5 aprile 2010. - Dal 1954 tutti gli anni il Venerdì Santo si tiene all’Aquila una solenne processione, che parte dalla Basilica di San Bernardino ove sono conservate tutte la sculture di Remo Brindisi che rappresentano e simboleggiano la Passione di Cristo, e si svolge per le vie delle città, nel momento in cui si fa notte, illuminate solo dai ceri portati dai partecipanti, in un silenzio totale rotto solo dalle voci dei cori cittadini che cantano il Miserere.

Da allora tutti gli anni la processione si è svolta con larga partecipazione popolare, tranne che nel 2009, in cui il Venerdì Santo coincise con il giorno dei solenni funerali delle vittime del sisma, che aveva devastato la popolazione e le mura della città nella notte fra la Domenica delle Palme ed il Lunedì Santo. Allora in molti eravamo già in esilio sulla costa, e così partecipammo ai funerali per via mediatica. Oggi, passando per il corso transennato in ambo i lati, con le colonne dei portici fasciati, ingessati come un malato grave, ancora si vedono i manifesti della processione di allora che non ebbe luogo, mentre sulle poche mura del centro cittadino disponibili ai cittadini appare qualche manifesto delle famiglie dei deceduti nel sisma, manifesti che allora non vidi, o che non ci furono affatto, semplicemente perché non c’era chi li facesse, chiusa la città a tempo indeterminato. Vedere quei manifesti, oggi, è consolante, significa prima di tutto che ad Aquila c’è di nuovo qualcuno che  li ha stampati ed affissi, e poi ci dicono che le famiglie degli sventurati deceduti sopravvissute al sisma desiderano che amici, conoscenti ed aquilani tutti partecipino al loro dolore in modo particolare, non solo con la presenza alle manifestazioni ufficiali del lutto cittadino.

La processione del Venerdì Santo di quest’anno ci ha consentito di gettare un sguardo all’interno della Basilica di San Bernardino, dall’esterno si vede bene il campanile diroccato. L’interno di San Bernardino dall’ingresso principale si presenta oggi come uno stretto corridoio aperto tra muraglie di inferriate, chiuso da un qualcosa di nero, una parete diciamo così, situata là dove incominciava lo slargo che porta all’altare, messa lì ad impedire che  lo sguardo vada oltre. Particolarmente affollata, la processione si è volta su un percorso abbreviato, essendo chiuse le consuete vie circostanti.

Che dire a commento di un avvenimento tanto simbolico, ed ora anche caricato dei ricordi del sisma e dei suoi effetti devastanti sull’animo ed il cuore  degli aquilani e su tutte le pietre della città, vie, vicoli e piazze.… Ben poco, è difficile trovare  parole adatte  che esprimano tutto il denso insieme di emozioni e sentimenti. Solo una cosa, semplicissima: la croce è il simbolo più adatto a rappresentare la città, oggi. Perché simbolo di morte, ma anche della Pasqua di resurrezione, che vuol dire rinascita, rigenerazione, speranza di nuova vita, una luce di cui tutti abbiamo tanto bisogno. Questa simbologia di morte e speranza nel futuro è rappresentata efficacemente sul foglio del mese di aprile 2010 del calendario di Roberto Grillo. Il foglio ha due immagini, una a destra, a colori,  che mostra due  bare, una grande e due piccole, una sopra quella grande  ed una accanto, coperte di fiori e giocattoli, l’immagine di destra, in bianco e nero,  mostra due bambini che giocano col pallone lungo un vicoletto medioevale. Morte e speranza per il futuro.

Ci vuole un atto di fede molto forte  per credere di rivedere la nostra città in tempi prossimi. Aquila bella mé, te voglio revedé, per la terza età, ed anche per la seconda, è solo una visione al di là del tempo, in uno spazio destinato a cambiare chissà come e chissà quando, visto il perfido intreccio di problemi, progetti, promesse, carenze,  dichiarazioni, incuria, linee guida, risorse, ritardi, fuga disordinata verso una periferia brutta e caotica e  spopolamento senza ritorno.

 

emedoro@gmail.com

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