Morricone e Muti in concerto all’Aquila, per la rinascita
All’anfiteatro di Amiternum Gilberto Gil inaugura “Campi Sonori”,
un’estate di grande musica e danza. di Goffredo Palmerini.

L'anfiteatro di Amiternum.

 

27 luglio 2009. - Un cartellone con 44 grandi eventi culturali, musica e danza, ma anche teatro e televisione di qualità, animerà l’estate aquilana nei luoghi del terremoto. “Campi sonori - prologo della Rinascita”, questo il nome evocativo dato alla rassegna, nata dalla collaborazione tra Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Protezione Civile, Regione Abruzzo, Provincia e Comune dell’Aquila, con tutte le prestigiose istituzioni culturali che hanno sede nella città capoluogo. Un calendario di grandi spettacoli dal vivo nei luoghi del disastro, con eccezionali artisti che vi partecipano a titolo gratuito, per antichi legami artistici ed affettivi con L’Aquila e le sue istituzioni musicali teatrali e cinematografiche, conosciute e stimate nel mondo.

Ha avuto un prologo nella conferenza stampa di presentazione, il 23 luglio scorso, ospite il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, con il governatore della  Regione Gianni Chiodi, la presidente della Provincia Stefania Pezzopane e il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, ma anche Gianni Minoli, direttore di Rai Educational, e Gilberto Gil.  La sera di quello stesso giorno, nella stupenda cornice dell’anfiteatro di Amiternum, la rassegna ha preso avvio con uno straordinario concerto del musicista e cantante brasiliano. Arriveranno poi, per citare i nomi di maggior spicco, Vinicio Capossela, Cordia Ensemble con Monica Bacelli, Stefano Bollani, Antonella Ruggiero con l’Istituzione Sinfonica Abruzzese, Renzo Arbore, Sergio Cammariere con I Solisti Aquilani, Ambrogio Sparagna e l’Orchestra Popolare Italiana, Nicola Piovani, Claudio Baglioni, Ennio Morricone con l’orchestra Roma Sinfonietta, quindi Riccardo Muti con le istituzioni musicali aquilane (Società dei Concerti “Barattelli”, Istituzione Sinfonica Abruzzese, I Solisti Aquilani, Conservatorio dell’Aquila).

Gli appuntamenti sono previsti in tutte le località disastrate dal sisma, spesso con più eventi nella stessa serata. Dopo il concerto di Gilberto Gil ad Amiternum, il 27 luglio a Paganica sul palco c’è Vibes Jazz Quartett, poi Vinicio Capossela a Fossa il 28 luglio, Stefano Bollani suona il 3 agosto ad Amiternum, Antonella Ruggiero e Renzo Arbore saranno all'Aquila rispettivamente il 5 e 7 agosto, Sergio Cammariere con I Solisti Aquilani sarà in concerto il 25 agosto all’auditorium di Coppito. All'Aquila anche Nicola Piovani, Oscar per la musica (La vita è bella), che darà un concerto il 31 d’agosto. Poi arriveranno tanti altri, da Claudio Baglioni (il 2 settembre all'Aquila) a Ennio Morricone - Oscar alla carriera e cittadino onorario dell’Aquila - con l’orchestra Roma Sinfonietta (il 5 settembre all'Aquila) fino a Riccardo Muti che, il 6 settembre, sarà protagonista d’un concerto nell’agorà della cittadella della Guardia di Finanza, ormai ribattezzata Piazza 6 Aprile 2009. Accanto alla musica anche il teatro, per i grandi e per i bambini.

E la danza. E pure televisione di qualità, con puntate del programma “La storia siamo noi” di Rai Educational, ventidue documentari dedicati ai protagonisti dello spettacolo e dello sport, da Roberto Benigni a Fiorello, da Vasco Rossi a Giovanni Trapattoni, da Pippo Baudo a Raffaella Carrà, proiettati a rotazione nelle tendopoli e nei campi d’accoglienza, con la presenza dei protagonisti. Nel corso della presentazione alla stampa della rassegna “Campi sonori” il commissario Guido Bertolaso ha dichiarato: “Oltre alla ricostruzione fisica delle abitazioni e della infrastrutture è fondamentale ricostruire il patrimonio di relazioni culturali e sociali, che fanno di una popolazione una comunità di persone che condivide valori e speranze”. Vale specialmente per L’Aquila, città che vanta un’eccellente produzione culturale nella musica, nel teatro e nel settore cinematografico, una singolarità nel panorama italiano.  Gilberto Gil, artista di provata sensibilità di cui si ricorda un magnifico concerto alla scalinata di San Bernardino in una delle passate edizioni della Perdonanza, ha tra l’altro detto: “Canterò per alimentare l’anima ferita del popolo aquilano”. A sera il suo concerto d’apertura, nell’anfiteatro di Amiternum.

Ne ha viste tante nei suoi duemila anni d’età l’anfiteatro di Amiternum. L’antica città dei Sabini fu conquistata da Roma appena conclusa la guerra contro i Sanniti. Divenne presto romana, Amiternum, elevata  all’inizio del periodo imperiale al rango di municipium. Centro urbano importante con decine di migliaia di abitanti, al centro della penisola, era situata sulla via Cecilia. Da Amiternum avevano origine due diramazioni della via Salaria e la Claudia Nova, arteria che collegava la città con la via Valeria e dunque al mare Adriatico. Patria di Caio Crispo Sallustio, il più grande storico di Roma, che vi era nato nell’86 a.C., secondo alcune leggende Amiternum avrebbe dato i natali anche a Ponzio Pilato. Ma restano, per l’appunto, leggende.

Di certo nella città ormai morta e ridotta in ruderi, però, nel 1580 accadde un fatto strepitoso che fece la rimbalzare in tutta Europa insieme alla vicina città dell’Aquila, in pieno splendore con la Governatrice, madama Margherita d’Austria, che vi aveva dimora, malgrado le svenanti conseguenze imposte dagli Aragonesi agli Aquilani dopo la rivolta del 1528. In una necropoli dell’antica città sabina, infatti, all’interno d’un sacello di pietra venne rinvenuto un forziere in ferro serrato. Rotte le chiusure, rivelò dentro una custodia marmorea un inatteso quanto straordinario contenuto. Non tesori e gioielli, ma due rotoli di pergamena scritti in caratteri ebraici.

Uno di essi era la sentenza di condanna a morte di Gesù, emessa a Gerusalemme da Ponzio Pilato e datata anno XIX del regno di Tiberio. Era firmata da Lucio Sirtilio e Amostro Silio, notai dell’Impero e presidi di Roma. Dell’eccezionale rinvenimento venne data notizia a Filippo II, re di Spagna, di Napoli e di Sicilia, figlio di Carlo V e fratellastro di Margherita d’Austria. Forse gli fu inviato il documento originale, di cui si persero le tracce. Sicuramente, qualche mese dopo, gli fu recapitata una copia della sentenza tradotta in spagnolo, mentre un altro manoscritto in francese del 1581, che riporta copia del verdetto di condanna di Gesù, è ora custodito nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Il  documento in copia tradotto in spagnolo, grazie ad un indomito studioso, è stato rintracciato a Simancas (Valladolid), dove si trova conservato nell’Archivio Generale del Regno. Ma di questa storia come delle origini di Ponzio Pilato parleremo magari in altra occasione.   

Ora torniamo ad Amiternum, anzi ai suoi resti. Sono diversi e ben conservati. Prossimi alla località di San Vittorino ed all’ormai famosa cittadella della Guardia di Finanza, dove si è svolto recentemente il G8, i resti dell’antica città distano dall’Aquila appena 8 chilometri. Tra essi si segnalano l’anfiteatro che poteva contenere fino a seimila spettatori, risalente al primo secolo d.C., i cui due piani sono in buone condizioni; un teatro di età augustea di quasi ottanta metri di diametro, con gradinate semicircolari per duemila persone; resti di terme e abbondante materiale scultoreo ed epigrafico; una villa di tarda età imperiale, con mosaici ed affreschi. Ma la gran parte della città è ancora sepolta. Fa purtroppo i conti con l’esiguità degli stanziamenti del Ministero per i Beni Culturali.

Tre anni fa, tuttavia, la Soprintendenza Archeologica per l’Abruzzo ha riavviato le ricerche nell’area, per riportare alla luce e valorizzare l’immenso patrimonio ancora sepolto, immerso in un paesaggio fluviale di grande valore naturalistico. La campagna di scavi gode d’una collaborazione con l'Università di Berna, che conduce indagini geologiche ed archeologiche sul sito dell’antica Amiternum. Una grande città ed una complessa società sono celate da sottili strati di terra. La sua lunga storia deve continuare. I recenti scavi hanno finora restituito reperti notevoli, tra cui una statua di pregevole fattura, realizzata in prezioso marmo pario che denota la ricchezza e l’importanza della civitas amiternina, come testimoniano le sontuose domus presenti nell’area. La statua del nobile “Signore di Amiternum”, rinvenuta nel luglio del 2007, scolpita con stretta correlazione iconografica a modelli “colti” propri della tradizione greco-ellenistica, è stata restaurata grazie al contributo della Fondazione Carispaq ed esposta l’anno scorso al pubblico, con l’ammirazione dei tanti visitatori.

Ecco dunque Amiternum, con l’anfiteatro che potrebbe raccontare tante storie. Quelle recenti raccontano eventi culturali di qualità, dal teatro classico alla musica colta, dalla danza ai grandi solisti. Indimenticabile molti anni fa un concerto di Severino Gazzelloni con il suo flauto d’oro. Magico. Eppure all’anfiteatro mancava un’esperienza emozionante come quella che gli ha riservato Gilberto Gil, straordinario musicista e cantante brasiliano di Salvador de Bahia, uno degli artisti più noti al mondo. Gil suona una musica che ti prende il cuore e la mente, con i suoi ritmi travolgenti e sincopati. Com’è appunto successo al pubblico che dell’anfiteatro ha colmato ogni ordine di posti, incantato dalla sua musica e dalla sua voce. Un altro grande e meritato successo per l’artista. Ma anche una performance che per un verso si rivela come un altro atto d’amore di Gil verso L’Aquila, dall’altro come un rafforzamento del legame che lega gli aquilani allo straordinario artista brasiliano.

Davvero una notte d’incanto, ad Amiternum. Verso est, all’orizzonte, L’Aquila con il suo profilo di tetti cupole torri e campanili feriti dal sisma, stampato sul cielo illuminato di stelle. E’ stato qualcosa d’altro questo concerto di samba. Musica profonda dell’anima, in apparenza gioiosa, ma così densa di richiami alla lunga sofferenza dei neri trascinati dall’Africa al nuovo continente. Gilberto Gil, non dimentichiamolo, è un tropicalista. Risente della cultura delle proprie radici, per essere nato nella regione di Bahia, la più nera del Brasile, laddove la musica s’incrocia con le tradizioni religiose afro-brasiliare, come il condomblé e l’umbanda.

Difatti il suo è un samba post moderno, con profonde reminiscenze africane ed incursioni nel rock e nel reggae. Conquistato dalla musica fin da bambino, Gil conosce Joao Gilberto, impara a suonare la chitarra e si cimenta nella bossanova. Un altro incontro incide fortemente sulla sua formazione musicale, quello con Caetano Veloso. A ventitré anni, trasferitosi nel 1965 a San Paolo, Gil raggiunge grande notorietà non solo in campo musicale ma anche politico. Al suo nome, e a quello di Veloso, è legata la nascita del “tropicalismo”, un movimento che ha avuto in Brasile una rilevante influenza in campo culturale, nella musica ma anche nel cinema, nel teatro e nella letteratura. Riparato in esilio a Londra, Gil torna in Brasile nel 1972. Da allora una sequela di successi accompagna la sua carriera musicale, e non solo.

Già, perché Gilberto Gil è uno degli esempi più classici d’artista impegnato, sia nella valorizzazione dell’Arte Nera in senso lato - con trasferte anche in Africa, in Nigeria - sia nella difesa della foresta amazzonica, con iniziative pubbliche e concerti in ogni continente insieme ad altri grandi artisti come Sting, Elton John, Caetano Veloso e Tom Jobim. Stanno nella storia musicale, per il loro livello, alcuni suoi concerti assieme a Chico Buarque, Gal Costa, Maria Bethania, Roberto Carlos e Caetano Veloso. Accanto alla musica di qualità Gilberto Gil ha coltivato, nel suo Paese, un costante impegno civile, divenendo uno dei punti di riferimento per la coscienza critica del Brasile moderno e della sua antica anima africana. Ha insomma, più d’altri artisti, interpretato una visione politica del grande patrimonio culturale del suo Paese. Una connotazione che l’ha portato a militare attivamente nella lotta contro la fame, tanto da essere nominato nel 2001 ambasciatore della Fao.

Nel 2003, diventato presidente del Brasile, Lula da Silva lo chiama nel Governo e Gilberto Gil per cinque anni serve il suo Paese come ministro della Cultura, rivelando notevoli doti politiche, di saggezza e cultura di governo. Nel corso della X edizione del “Premio Italia nel mondo 2005”, la Fondazione Italia conferì a Gilberto Gil il prestigioso riconoscimento, destinato a personalità della cultura, dell’arte, dello sport e dell’impresa che, con la loro attività, hanno onorato l’immagine dell’Italia nel mondo. Questa la motivazione del premio: “Al Maestro Gilberto Gil, Ministro della Cultura del Governo del Brasile. Gilberto Gil, oltre ad essere un artista di rara sensibilità, famoso ed amato in tutto il mondo, si è anche rivelato un abile ed apprezzato politico”.

Il  premio gli fu consegnato a Rio de Janeiro l’11 dicembre 2005, con una bella cerimonia. In quella stessa occasione furono insigniti: Federico Broglio, presidente della Camera di Commercio italo-brasiliana di Rio de Janeiro; Guido Mantega, Ministro della Programmazione economica del Brasile, genovese di nascita, economista e docente universitario; Oscar Niemeyer, architetto di fama mondiale; Barbara Olivi, milanese, operatrice sociale nella Rocinha, per i suoi progetti a favore dell’infanzia nelle favelas di Rio; Josè Serra, Sindaco di San Paolo, figlio d’un emigrato calabrese e già Ministro del Brasile, per la sapiente amministrazione della metropoli dove vive una numerosa comunità italiana. Nell’albo d’oro del “Premio Italia nel mondo” sono scritti, tra gli altri,  Sergio Pininfarina, Franco Zeffirelli, Matilda Cuomo, Luciano Pavarotti, Rudolph Giuliani, Carlo Rambaldi, Antony Franciosa, Frank Guarini e Antonello Caprarica Piace concludere proprio con questa annotazione con l’importante ricoscimento dell’Italia a Gilberto Gil. Un tributo all’artista per il suo grande amore per il nostro Paese e per la nostra cultura. Ma è pure un tributo per l’affetto straordinario che egli ha mostrato per L’Aquila, una città che lo ha ammaliato e che ora lo rattrista per il dramma che l’ha colpita. E tuttavia Gilberto Gil, attraverso la sua sensibilità, la sua musica e la sua passione d’artista ha lanciato un messaggio forte,  di fiducia e speranza, per la rinascita dell’Aquila. Grazie, Gilberto. Grazie, davvero di cuore.

 

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