"Milano veste alla velinara"
La stampa anglosassone: la moda italiana influenzata

dalla calda estate del premier.

29 settembre 2009. - Abiti da escort. La stampa anglosassone spara sulla moda italiana e lo fa attraverso la politica. Il Financial Times l’accusa di essere influenzata dall’estate di sesso del premier.

L’Herald Tribune va giù ancor più pesante nell’articolo intitolato «Sarà colpa di Berlusconi», della temutissima Suzy Menkes. Secondo lei sulle passerelle milanesi ci sono «abbastanza abiti piccanti, audaci e sexy per vestire uno dei famigerati festini del presidente Berlusconi.

“Viva la Bonazza” sembrerebbe essere il grido di battaglia di questa stagione - solo che gli italiani usano il termine "veline" per descrivere le presentatrici televisive procaci, esibizioniste e poco vestite che Berlusconi ha inventato nella sua veste di magnate della tivù».

L’attacco suona strumentale, proprio stavolta che le collezioni sono più castigate e le trasparenze virginali. «Nella fosca realtà della recessione, la moda italiana sembra avere voglia di evasione, tra una festa e l'altra, come nel ‘29», continua l’editorialista e punta il dito su Pucci, Bottega Veneta e pure su Armani. Riferendosi a un gruppo di vestiti dell’Emporio in colori sgargianti, con reggiseno a vista e shorts. Li definisce capi chiassosi per divertirsi a party che le ragazze per bene non frequentano.

Di Armani l’unica cosa che non si può dire è che sia volgare. Ma tant’è. Lui ignora la staffilata. Nel mondo fashion del made in Italy, che la Menkes definisce «sottosopra e confuso», gli unici a uscirne bene sono Gucci, Cavalli, Dolce e Gabbana (un colpo al cerchio e una alla botte). Ma intanto la bomba buttata sulle sfilate scatena reazioni indignate. «Il nostro Paese, pur nella crisi, in questo settore è ancora al primo posto. E dà fastidio a piazze come New York e Londra. L’unica spiegazione possibile è politica, ma non si capisce come mai la signora Menkes si sia prestata a questi giochi», replica il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Mario Boselli.

A non gradire anche Donatella Versace: «Non credo che Berlusconi influenzi la moda...non arriva fin là. Comunque in questi giorni sulle passerelle non ho visto nulla di volgare». Pragmatica, Laura Biagiotti aggiunge: «Questo è un attacco per colpire il Paese. In epoca di difficoltà ci dobbiamo aspettare colpi bassi. Ma noi abbiamo le spalle forti».

In tanti si chiedono come mai nessuno si sia sognato di criticare Dior quando la scorsa stagione fece sfilare ragazze seminude in corsetti e reggicalze... Secondo Angelo Marani si tratta d’invidia pura per la nostra eccellente filiera. Kristina Ti, alias Cristina Tardito osserva: «Sarebbe meglio che la signora parlasse di vestiti. E’ troppo facile colpirci sul fronte politico. Comunque noi stilisti dovremmo essere più compatti, imparare dai francesi». Ma non è così, non siamo bravi a contrattaccare in massa. C’è chi si defila e chi addirittura si autoflagella. Come Mariella Burani che dichiara: «Concordo con l’Herald Tribune. Le veline sono anche più vestite delle modelle in passerella. Le donne vere non si conciano in modo così volgare e trasparente».

 

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(La Stampa)