Al termine dell'esperimento, sono stati effettuati su tutti alcuni test, che avrebbero mostrato un «ringiovanimento» della memoria da cinque a sette anni nel gruppo che aveva preso l'acido folico, mentre per quanto riguarda velocità di reazione ed elaborazione delle informazioni, gli anni guadagnati in media erano due. L'acido folico, presente in carne di fegato, fagioli, spinaci, e in alcuni frutti, e normalmente aggiunto negli Stati Uniti alla farina, potrebbe quindi, secondo gli autori della ricerca, contribuire alla riduzione del rischio del decadimento cerebrale che si verifica con l'invecchiamento. Alle donne è consigliato assumere acido folico durante i primi mesi di gravidanza per prevenire problemi come la spina bifida, una malformazione del sistema nervoso. SORVEGLIARE L'ALIMENTAZIONE NELL'ANZIANO - «Non ho ancora potuto leggere con attenzione lo studio» commenta Stefano Cappa, professore di neurolopsicologia all'Università Vita e Salute-San Raffaele di Milano, interpellato da Corriere.it. «Si può dire comunque che esistevano già dati a favore di un possibile effetto protettivo dell'acido folico sulle funzioni cognitive nell'anziano, ma si riferivano a studi di dimensioni esegue, al contrario di queste». «Inoltre» prosegue l'esperto, «la pubblicazione su una rivista importante come Lancet dovrebbe deporre a favore della serietà dell'esperimento». Possibile conseguenze pratiche? «Presto per parlarne, però, se è forse prematuro suggerire suggerire immediatamente un incremento nella dieta di acido folico, si può però almento sottolineare che questi risultati rinforzano l'indicazione di sorvegliare il meglio possibile l'alimentazione negli anziani, assicurandosi che sia sufficientemente variata e dotata di tutti i necessari nutrienti, acido folico compreso». Anche perchè spesso gli anziani , per problemi di masticazione, digestione e anche solitudine, sono particolarmente esposti al rischio di un'alimentazione sbilanciata o carente.
Da Corriere.it |