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8 gennaio 2019 - Sono entrate in vigore il 4 dicembre scorso le modifiche alla legge di cittadinanza introdotte dal cosiddetto decreto-immigrazione (DL 4 ottobre 2018, n. 132, convertito in legge 1° dicembre 2018, n. 138).

Le varianti riguardano la cittadinanza per matrimonio, la cui concessione viene subordinata ora anche al possesso, da parte dell'interessato, di un'adeguata conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello B1 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER).

Il livello B1 —intermedio o di soglia— viene descritto come segue: «[L'interessato] è in grado di comprendere i punti essenziali di messaggi chiari in lingua standard su argomenti familiari che affronta normalmente al lavoro, a scuola, nel tempo libero ecc. Riesce ad affrontare situazioni che si possono presentare viaggiando in una regione dove si parla la lingua in questione. Sa produrre testi semplici e coerenti su argomenti che gli siano familiari o siano di suo interesse. È in grado di descrivere esperienze e avvenimenti, sogni, speranze, ambizioni, di esporre brevemente ragioni e dare spiegazioni su opinioni e progetti».

Chi richiede la cittadinanza per matrimonio, dunque, all’atto della presentazione dell’istanza dovrà anche essere in possesso di un titolo di studio rilasciato da un istituto di istruzione pubblico o paritario o esibire un attestato rilasciato da un ente certificatore.

Al momento sono considerati enti certificatori la Società Dante Alighieri, l’Università per stranieri di Siena, l’Università per stranieri di Perugia e l’Università Roma Tre.

In base alla nuova legge il costo della pratica sale da 200 a 250 euro.

(massimo barzizza / puntodincontro.mx)

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