ITALIA IN MESSICO
 

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1 luglio 2019 - Sabato scorso, la Camera di commercio italiana in Messico ha organizzato un'edizione speciale dell'evento The Authentic Italian Table presso l'Istituto Italiano di Cultura di Coyoacán. L'iniziativa si è svolta nell'ambito del progetto The True Italian Taste promosso dal Ministero italiano dello Sviluppo Economico e realizzato in collaborazione con Assocamerestero per valorizzare e proteggere l'autentica enogastronomia del Bel Paese a livello internazionale.

Il progetto mira a contrastare il fenomeno noto come Italian Sounding, un termine usato per descrivere quei prodotti le cui immagini e marchi evocano l'Italia, ma non hanno alcun rapporto con la tradizione e gli ingredienti originali della nostra penisola. L'iniziativa cerca, infatti, di divulgare gli elementi che consentono il riconoscimento delle denominazioni di origine dei prodotti dello Stivale e valutare i loro luoghi di provenienza e processi produttivi.

Hanno partecipato all'evento ristoranti e importatori riconosciuti di prodotti italiani in Messico, che hanno offerto ai partecipanti degustazioni, corsi di perfezionamento tenuti da rinomati chef e degustazioni guidate da esperti sommelier.

Ecco una brevissima guida ai marchi di qualità europei e italiani.

DOP, Denominazione di Origine Protetta. È la sigla più conosciuta e utilizzata, ufficialmente riconosciuta e condivisa a livello europeo. Conta più di 400 vini e 160 prodotti italiani registrati, fra cui particolarità come l’aceto balsamico tradizionale di Modena o il puzzone di Moena. Contraddistingue gli alimenti e i vini le cui caratteristiche gustative possono essere attribuite all’appartenenza a un determinato ambiente geografico: per questo, la sigla è assegnata solo a specialità alimentari prodotte e lavorate in aree precise e secondo un determinato disciplinare di produzione.

DOC, Denominazione di Origine Controllata, è invece la sigla storica, istituita sin dagli anni Sessanta e conosciuta da tutti in Italia. È stata storicamente utilizzata come marchio per i vini di qualità prodotti in aree geografiche di dimensioni piccole o medie, con caratteristiche attribuibili al vitigno, all’ambiente e ai metodi di produzione. I primi prodotti sono stati riconosciuti nel 1966. Dal 2010 in realtà non dovrebbe essere più in uso dato che la legge europea comprende questa denominazione nella sigla DOP, ma l’utilizzo è ancora consentito come menzione specifica tradizionale.

DOCG, Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Al pari della sigla DOC, questo marchio fa ora parte della grande famiglia DOP ed attribuito ai vini già riconosciuti come DOC e ritenuti di particolare pregio da almeno 10 anni. L’Aglianico del Vulture Superiore, il Barbaresco e il Brunello di Montalcino sono alcuni esempi.

IGP, Indicazione Geografica Protetta, indica un marchio di origine che viene attribuito dall'Unione Europea a quei prodotti agricoli e alimentari per i quali una determinata qualità, la reputazione o un'altra caratteristica dipende dall'origine geografica, e la cui produzione, trasformazione e/o elaborazione avviene in un'area geografica determinata.

Per ottenere la IGP quindi, almeno una fase del processo produttivo deve avvenire in una particolare area. Chi produce IGP deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione, e il rispetto di tali regole è garantito da uno specifico organismo di controllo.

Si differenzia dalla più prestigiosa denominazione di origine protetta (DOP), quindi, per il suo essere generalmente un'etichetta maggiormente permissiva sulla sola provenienza delle materie prime (che se previsto dai singoli disciplinari possono essere sia di origine nazionale che di origine comunitaria o talvolta anche extra-comunitaria), in quanto tutela le ricette e alcuni processi produttivi caratterizzanti tipici del luogo ma non per forza l'origine del prodotto nel suo intero complesso, se non quello della produzione finale.

STG, Specialità Tradizionale Garantita. È la sigla europea che meno ha a che vedere con l’origine dei prodotti. È infatti utilizzata esclusivamente per alimenti con caratteristiche di tradizione e di qualità tali da distinguersi da altri prodotti simili. Gli unici due casi italiani sono la mozzarella e la pizza napoletana, che possono però essere prodotte con uguali caratteristiche e utilizzando quindi il marchio anche in Paesi molto lontani dal Mediterraneo.

PAT, Prodotto Agroalimentare Tradizionale, è invece il marchio utilizzato solo in Italia per contraddistinguere prodotti tradizionali e di nicchia, con una diffusione così ridotta da non concorrere all’assegnazione di DOP e IGP. È l’unica sigla di qualità che è attribuita dalle Regioni. L’obiettivo è di valorizzare le specialità locali ottenute con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura tradizionali, in uso da almeno venticinque anni e omogenei in tutto il territorio interessato. Alcuni esempi sono il sanguinaccio e il miele lucano, il prosciutto di pecora sardo, lo speck altoatesino.

(massimo barzizza / puntodincontro.mx)

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