Formare nei Paesi d'origine
per integrare in Italia
Sintesi della ricerca di Massimo Arcangeli  e Alessandro Masi realizzata per la Società Dante Alighieri e il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro.

21 novembre 2006. - La ricerca, che si apre con una premessa del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e si presenta quasi come un dialogo a più voci tra i numerosi partecipanti (rappresentanti delle istituzioni, docenti universitari, formatori sul campo), è il risultato di una serie di riflessioni, alcune di carattere specifico e altre di impianto più generale, su tre importanti iniziative “pilota” progettate e realizzate dalla Società Dante Alighieri tra il 2004 e il 2005. Le iniziative in questione, sviluppate in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (Direzione Generale per l’Immigrazione), si sono proposte lo scopo, senz'altro raggiunto, di formare gruppi selezionati di futuri immigrati in Italia direttamente nei rispettivi Paesi d’origine (Tunisia, Sri Lanka, Moldavia).

Nella prima parte del volume, a una serie di interventi istituzionali (di Bruno Bottai e Alessandro Masi, rispettivamente Presidente e Segretario Generale della Dante Alighieri, di Antonio Marzano, Presidente del CNEL, di Maurizio Giuseppe Silveri, Direttore Generale per l’Immigrazione presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, intervistato per l’occasione da Massimo Arcangeli, di Peter Schatzer e Ugo Melchionda, il primo Direttore dell’Ufficio Regionale per il Mediterraneo e Capo Missione in Italia presso l’OIM, il secondo Project Manager presso la sede romana della medesima organizzazione), segue una serie di articoli incentrati su varie problematiche legate al multiculturalismo e alle politiche di integrazione affidati alla riflessione di linguisti (Massimo Arcangeli e Stefania Scaglione), sociologi (Mario Morcellini), antropologi (Francesco Remotti), esperti di problematiche “interculturali” (Patrick Boylan).

La seconda parte del volume (curata da Costanza Menzinger) non è solo un semplice e asettico bilancio delle esperienze formative degli insegnanti che si sono fatti carico della formazione linguistica dei futuri immigranti: è anche il racconto, personalissimo e in qualche caso struggente, di esperienze che hanno lasciato il segno sia nei formatori che nei discenti, delle vicende di un inserimento nel campo lavorativo di destinazione non sempre facile (reso ancora più difficile, nel caso dei cittadini cingalesi, dalla distanza delle loro componenti di riferimento culturale e di costume dalla cultura e dai costumi occidentali), delle future speranze di ricongiungimento con le mogli, i mariti, i figli lasciati a casa per intraprendere un nuovo e impegnativo cammino alla ricerca di una vita migliore.

 

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