16
luglio 2014 -
L’arrivo era atteso, anche perché Pietro
Parolín è in Messico per espressa volontà
del Papa, ed è stato accolto con tutti gli
onori dal presidente Peña Nieto che gli ha
conferito la più alta decorazione concessa a
cittadini stranieri: l’Aquila Azteca.
Il numero due del Vaticano ha aperto il
seminario su Migrazione e Sviluppo —una vera
e propria emergenza umanitaria negli ultimi
mesi—, ha concelebrato la messa nella
Basilica di Guadalupe, si è riunito in
privato con la Conferenza Episcopale del
Messico e, secondo il settimanale Proceso,
tra un impegno e l’altro starebbe
pianificando il viaggio di Papa Francesco
nel Paese previsto per il mese di settembre
dell’anno prossimo.
La visita è stata annunciata l'8 giugno,
durante il viaggio a Roma del presidente Peña Nieto, e ribadita dai vescovi
messicani, che hanno raddoppiato l’invito.
La data precisa non c’è ancora, ma è
probabile che venga fissata per la fine di
settembre 2015, approfittando che dal 22 al
27 di quel mese il Pontefice parteciperà
all'VIII Giornata Mondiale delle Famiglie
che si terrà a Filadelfia, negli Stati
Uniti.
Proceso cita non meglio specificate
fonti secondo cui il Papa avrebbe «consultato
varie persone di sua fiducia» sulla
situazione di violenza nella fascia di
frontiera del Messico con gli Stati Uniti,
quella, appunto, interessata dal fenomeno
migratorio con tutte le sue drammatiche
sequele.
L’intenzione del Papa —secondo il
settimanale— sarebbe quella di recarvisi. Si
menzionano, tra le possibilità, le città di
frontiera di Tijuana, Ciudad Juárez e
Matamoros.
Lungo la frontiera, tanto al nord, con gli
Stati Uniti, come al sud, con il Guatemala e
quindi il resto dei paesi dell’America
Centrale, ci sarebbero 59 centri per
migranti gestiti da ordini religiosi o
comunque riconducibili a movimenti
ecclesiali, secondo cifre fornite dalla
Conferenza Episcopale Messicana.
(proceso
/ lastampa.it / puntodincontro.mx /
adattamento e traduzione in italiano di
massimo barzizza)
|