Le opinioni sull'Italia del messicano José Ángel Gurría, numero uno dell'Ocse.

 

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24 gennaio 2016 - A margine del vertice di Davos, conclusosi oggi, il messicano José Ángel Gurría, numero uno dell'Ocse, è stato intervistato dal quotidiano italiano “La Repubblica” sul significato e le conseguenze del trambusto dei mercati, le scelte della Bce e del duro braccio di ferro tra la commissione Ue e il governo Renzi.

Non crede che sui listini pesino, le sofferenze bancarie?

«Certo che pesano, ma non c'è un attacco all'Italia. Le vostre banche sono esposte agli stessi rischi di quelle europee. Solo che i mercati hanno bisogno di più tempo per capirlo perché quando un paese esce da una lunga crisi deve fare uno sforzo maggiore per lanciare un messaggio rassicurante. Ci vuole più voce, diciamo così».

I titoli bancari però soffrono...

«Lo so, ma è normale quando ci sono le turbolenze. Poi passano. Chi si ricorda i sobbalzi dello scorso agosto? A sei mesi di distanza, proprio nessuno. I mercati sono fatti così».

In Italia i risparmiatori protestano perché s'è applicato il bail in...

«Anche questo è normale. Sono le regole, messe in piedi per costruire l'unione bancaria. E comunque è accaduto solo in pochi, piccoli casi. Quel che conta davvero è che oggi c'è una capitalizzazione maggiore degli istituti e il sistema è più forte. Ripeto: non esiste un caso Italia. Quando c'è una turbolenza, e questa attuale impatta sul mondo intero, le sue conseguenze si amplificano nei Paesi dove c'è stato un grande consolidamento. L'Italia è uno di quei Paesi».

Draghi per ora ha placato gli animi. Ma non crede che le tensioni ci siano anche per le divergenze tra gli Usa e la Bce?

«No, è un fatto di ciclo. Gli Usa hanno cominciato prima della Bce e, con coraggio, hanno messo sul tavolo molte risorse. In Europa, la situazione è più complessa e l'azione è cominciata dopo».

Dal suo osservatorio come vede il braccio di ferro tra l'Italia e la Ue?

«È normale dialettica. L'Italia ha già dimostrato di essere un giocatore che rispetta le regole, che è responsabile ed è disposto a mettere in pratica la convergenza fiscale. Le discussioni sono normali».

Se dovesse dare un consiglio al governo Renzi?

«Riforme, riforme e ancora riforme. E verifica puntuale del loro funzionamento. Se vede che non vanno, allora ci vuole la riforma della riforma. L'Italia ha già fatto sforzi enormi di trasformazione. Deve solo continuare».

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(elena polidori / repubblica.it / puntodincontro.mx / adattamento e traduzione in spagnolo di massimo barzizza)