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La Legge di Murphy a Chicxulub, 66 milioni di anni fa

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27 maggio 2020 (ore 16:13) - «Se una cosa può andare male, lo farà». È l'assioma che riassume l'insieme di paradossi pseudo-scientifici pubblicati dall'umorista e scrittore statunitense Arthur Bloch nel 1988 con il titolo La legge di Murphy. E pare proprio che con l’asteroide che colpì la Terra a Chicxulub 66 milioni di anni fa —in quella che oggi è la penisola messicana dello Yucatán— sia andata proprio così. Era già noto da qualche anno che il tipo di rocce colpite ebbe un ruolo determinante nel risultato della catastrofe, ma a questa particolare condizione si viene a aggiungere adesso una seconda variabile, l'angolo di impatto, i cui effetti sono stati verificati nel corso di una simulazione dell’Imperial College di Londra e pubblicati ieri su Nature Communications.

Un gruppo guidato dal professor Gareth Collins ha determinato —in base al confronto tra simulazioni numeriche tridimensionali e osservazioni geofisiche— che il cratere fu formato da un impatto fortemente inclinato (45–60° rispetto alla superficie terrestre) proveniente da nord-est. «Un contatto di questo genere» —si legge nel testo— «produce una distribuzione quasi simmetrica delle rocce espulse e rilascia più sostanze gassose in grado di modificare il clima rispetto a una collisione quasi orizzontale o quasi verticale».

La mappa mostra le anomalie di gravità di Bouguer in prossimità del luogo dell'impatto. Il punto rosso segna la posizione del centro del cratere, quello verde indica il massimo sollevamento del mantello e quello blu evidenzia il nucleo dell'anello di picco, una caratteristica delle voragini formate da grandi collisioni. Una sottile linea bianca segue il profilo della costa, mentre i puntini corrispondono ai cenote. Il quadrato segnala l'ubicazione della città di Mérida, attuale capitale dello Stato messicano dello Yucatán.

Secondo la datazione più accurata —divulgata dalla rivista scientifica statunitense Science il 21 febbraio 2019— l’impatto avvenne 66.052.000 anni fa, con un margine di errore di 8 mila anni in più o in meno.

Il secondo episodio che rende l'insieme delle coincidenze perfettamente compatibili con la teoria della Legge di Murphy riguarda il tipo di rocce investite dall’asteroide. L’enorme meteorite di 17 chilometri di diametro e una densità di 2.630 chilogrammi al metro cubo, cadde a una velocità di 12 chilometri al secondo in un mare con fondali composti da sedimenti ricchi di gesso, la peggiore variante possibile tra tutte le rocce che potevano essere colpite. All’epoca dell’impatto queste rocce coprivano solo il 13% della superficie del pianeta. Vennero emesse 325 miliari di tonnellate di solfati e 425 miliardi di tonnellate di anidride carbonica che causarono piogge acide. Il risultato fu che la temperatura dopo l’impatto scese di 26 gradi sulle terre emerse e di 11 gradi nei mari a 50 metri di profondità. Ai tropici le medie crollano da 27 a 5 gradi per un periodo di tre anni. Il clima impiegò 30 anni per recuperare. Le polveri sollevate dall’impatto (15 miliardi di tonnellate) e le ceneri causate dagli incendi (che distrussero lo strato di ozono) potrebbero aver causato due anni di oscurità.

(massimo barzizza / puntodincontro.mx)

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