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Anche in Toscana si coltiverà l'amaranto, antico grano dei Maya e degli Aztechi.

 

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3 aprile 2015 - È stato il grano dei Maya e degli Aztechi, ma anche degli Incas, coltivato per secoli da piccole e grandi comunità in Messico e in America del Sud, che gli attribuivano proprietà tonificanti, afrodisiache e perfino esoteriche, considerandolo un seme sacro.

Adesso, dopo quattro anni di test nell'azienda agricola regionale di Cesa (Arezzo), un team dell'Università di Firenze ha messo a punto una varietà dell'amaranto capace di resistere al clima mediterraneo.

Alcuni giorni fa i ricercatori hanno presentato la scoperta, raccontata nel libro “Amaranto: manuale per la coltivazione”, di Paolo Casini e Felice La Rocca (LoGosisma, Firenze 2015). Incrociando vari genotipi è saltata fuori l'Amaranta, un superfood toscano con straordinarie qualità nutritive e nutraceutiche.

«Come il progenitore latinoamericano —dice Paolo Casini, uno dei docenti di Agraria coordinatori del progetto— è ideale per i celiaci e per chi soffre di colesterolo alto: non contiene glutine né zuccheri ed è ricco di proteine, ferro, calcio e sostanze antiossidanti, altro che semplice frumento».

Per favorire la diffusione di questa pianta esotica in Italia, gli studiosi fiorentini hanno organizzato un appuntamento martedì scorso, rivolto agli operatori del settore, durante il quale è stato distribuito anche un campione di seme sufficiente per una prova di coltivazione in pieno campo.

Teschi di amaranto e miele per il Giorno dei Morti in Messico.

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(massimo barzizza / puntodincontro.mx)