Ore 04.11 – Il 4 marzo 1848 Carlo Alberto di Savoia-Carignano (1789-1849) promulgò nella capitale Torino lo Statuto Costituzionale del Regno di Sardegna, in cui si leggeva, tra l’altro: «Gli Ebrei sono ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici dei nostri sudditi, a frequentare le scuole dentro e fuori delle Università e a conseguire i gradi accademici».
Finiva così il lungo periodo del ghetto ebraico e veniva concessa la libertà ufficiale di culto alle religioni non cattoliche.
Nel 1862 l’Università Israelitica —in questo nuovo contesto di parità di diritti— dopo aver acquistato un lotto di terra nell’attuale via Montebello commissionò al visionario architetto novarese Alessandro Antonelli (1798-1888) la costruzione di una sinagoga in città.
L’idea originaria di Antonelli era costruire un tempio a cupola alto “solo” 47 metri. Dopo l’inizio dei lavori, l’architetto cominciò però a introdurre un gran numero di variazioni e a modificare l’altezza dell’edificio, che arrivò a toccare quota 112 metri. Quando mancavano soltanto nove metri al completamento dell’opera, i lavori vennero sospesi: i fondi che la comunità ebraica aveva messo a disposizione erano ormai esauriti. Inoltre, la committenza non era soddisfatta: il progetto iniziale era stato completamente stravolto e il preventivo abbondantemente sforato. Fu così che nel 1877 il Comune di Torino si fece carico di completare i lavori, abbandonati ormai da un decennio.
La Mole Antonelliana in costruzione, 1880 circa. Foto Giacomo Brogi.
Il consiglio comunale deliberò l’acquisto dell’edificio incompiuto per 150mila lire e lo dedicò al re Vittorio Emanuele II di Savoia, trasformandone la destinazione d’uso: divenne infatti, a partire dal 1908, la prestigiosa sede del Museo del Risorgimento.
Nel 1878 Antonelli riprese la direzione del cantiere, portando avanti un progetto sempre più ambizioso, in cui i costi lievitavano di giorno in giorno. L’opera fu rivestita con 2.064 lastre di pietra di Luserna e quando fu la volta di ultimare la guglia, l’incontentabile architetto rimise in discussione il progetto fino allo sfinimento.
Pochi mesi prima di morire, nel 1888, la Mole aveva raggiunto un’altezza record di 153 metri (oggi ne misura 167,5), ma il novantenne Antonelli non era soddisfatto: decise perciò di aggiungere in cima alla guglia il Genio alato, una statua di 300 kg, alta più di cinque metri, in rame sbalzato e dorato, dello scultore e orafo Celestino Fumagalli, sormontata da una stella a 5 punte.
La statua fu collocata nel 1889, ma nel 1904 fu abbattuta da un uragano, anche se —miracolosamente, nonostante il peso— la scultura non precipitò, rimanendo incastrata a un lato della guglia. Fu sostituita nel 1906 da una stella a 5 punte in rame dorato.
La costruzione della Mole fu un’impresa faraonica, conclusa solo nel 1897 da Costanzo, figlio di Alessandro Antonelli: erano passati trentasette anni da quando, nel 1860, l’Università Israelitica aveva acquistato il terreno per la realizzazione della progettata sinagoga.
La Mole fu inaugurata il 10 aprile 1889, solo dieci giorni dopo l’apertura di un’altra edificazione-simbolo, la Tour Eiffel, avvenuta a Parigi il 31 marzo.
Una volta trasferito il Museo del Risorgimento a Palazzo Carignano nel 1938, l’edificio fu usato per diversi decenni solo in alcune occasioni come sede di mostre.
Durante la seconda guerra mondiale, la costruzione scampò miracolosamente ai danni dei bombardamenti, specialmente quelli del 6 dicembre 1942, che colpirono molti obiettivi militari nella vicina via Verdi, e distrussero l’antistante Teatro di Torino, allora sede dell’Auditorium dell’Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (EIAR). Lo spostamento d’aria creò danni ai serramenti e alcune lastre del tetto, verso via Riberi, furono divelte.
Nell’incursione del 13 luglio 1943 si verificò un incendio sulla galleria degli archi parabolici e nelle incursioni dell’agosto 1943 vennero di nuovo colpiti gli infissi. Nella notte tra 16 e 17 agosto una bomba incendiaria attraversò la cupola, provocando danni non particolarmente gravi.
Con i suoi 167 metri finali, la Mole Antonelliana fu, all’epoca in cui venne costruita, uno degli edifici in muratura più alti del mondo. Il suo nome deriva proprio dal fatto che si trattava di un edificio monumentale di notevole massa e di grande imponenza.
Il 23 maggio 1953, alle ore 19:25, un violentissimo nubifragio, verosimilmente una tromba d’aria, fece spezzare e precipitare ben 47 metri della guglia nel piccolo giardino sottostante della sede della RAI. La guglia distrusse in parte il balcone dell’ufficio dell’annunciatrice Vera Larsimont, ma non provocò danni alle persone. La Mole con la guglia spezzata è visibile al termine dei titoli di testa del film del 1955 Le amiche, di Michelangelo Antonioni.
Durante la ricostruzione della guglia della Mole lo scheletro non fu più edificato in sola muratura, bensì in armatura metallica rivestita di pietra, con numerosi rinforzi ai terrazzini circolari, riportando l’altezza complessiva a quasi 165 m, senza stella. La nuova stella, ovvero quella attuale, è più piccola, con un diametro di 2,4 metri, non più a cinque punte, bensì tridimensionale a 12 punte, sorretta da un’asta metallica di circa 1 metro.
Tutti i lavori (compresa la stella), furono guidati dall’Ing. Giuseppe Perottino, presso la Società Nazionale Officine di Savigliano, controllata dalla Fiat, tra il maggio e il novembre 1960. La nuova stella fu rinforzata rispetto alla prima, costituita da una lega metallica di acciaio-alluminio a cui fu aggiunto un piccolo impianto elettrico antifulmine pochi anni dopo.
Terminata la guglia alla fine del 1960, per l’inaugurazione si attese il 31 gennaio 1961, in concomitanza di una serie di cerimonie per il centenario dell’Unità d’Italia. Il nuovo progetto d’illuminazione notturna fu realizzato dall’ing. Guido Chiarelli, compreso il posizionamento, ancora esistente, di due fanalini rossi per lato, in cima, posizionati appena sotto la stella.
Nel 1964 fu progettato e costruito il primo ascensore per turisti che permette di raggiungere il Tempietto, da cui si gode di una magnifica vista panoramica su Torino e sulle Alpi che circondano la città. Per motivi di sicurezza, fu chiuso l’accesso alle strette scalette a zig-zag per salire dentro la guglia e, qualche decennio dopo, furono installate delle sbarre di protezione al balcone del Tempietto per evitare incidenti o tentativi di suicidio.
Oggi è imperdibile la salita sull’ascensore in cristallo che porta a 85 m di altezza in soli 59 secondi.
Durante la Seconda guerra mondiale la Mole Antonelliana custodiva già, in un magazzino del seminterrato, i reperti che la storica e collezionista Maria Adriana Prolo (1908-1991) aveva raccolto meticolosamente negli anni su tutto quello che riguardava la settima arte, con l’idea di fondare proprio in questo edificio il più importante Museo del cinema in Italia. Nel 1946, dopo la fine della guerra, macchine da presa, pellicole, scenografie, riviste, fotografie e cartelloni cinematografici risalirono dal seminterrato al secondo piano: ormai il pericolo bombe era scampato.
Nel 1992, dopo la morte di Prolo, fu costituita una fondazione a cui venne dato il suo nome. Il progetto per la sede definitiva del Museo nella Mole Antonelliana fu affidato all’architetto Gianfranco Gritella e lo spazio espositivo fu inaugurato nel luglio del 2000. In occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006 l’allestimento fu rinnovato con nuove postazioni multimediali e interattive e con tre nuovi spazi dedicati al cinema western, ai musical e ai film di fantascienza. Nella stessa occasione fu restaurato il film Cabiria diretto da Giovanni Pastrone nel 1914, il primo grande colossal del cinema italiano.
Del Museo fa parte anche una sala cinematografica, che si trova all’interno del Cinema Massimo, poco distante dalla Mole, dedicata alle retrospettive, attività e festival organizzati dallo stesso museo. Tra i festival il più importante e prestigioso è sicuramente il Torino Film Festival, rassegna di cinema indipendente nata nel 1982.
Delle varie collezioni del Museo del Cinema di Torino fanno parte foto, video, film, manifesti, locandine, apparecchiature cinematografiche, scatole ottiche, bozzetti, costumi e pezzi di scenografie di film. Uno dei pezzi più rappresentativi è sicuramente l’imponente statua del Dio Moloch usata nel film Cabiria che si trova al piano terra.
La visita continua “scalando” la Mole per scoprire com’è nata e si è sviluppata la settima arte, camminando tra cimeli, lanterne ottiche e attrezzature cinematografiche antiche e moderne. Un vero e proprio viaggio alla scoperta dell’affascinante mondo del cinema.
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