Ore 04.53 – Secondo una leggenda azteca, la pianta del cacao venne donata dal dio Quetzalcoatl per alleviare gli esseri umani dalla fatica. Gli europei scoprirono i suoi semi quando Cristoforo Colombo li ricevette in dono, durante il suo quarto viaggio, nell’isola di Guanaja, probabilmente provenienti dalle terre Maya dello Yucatan.
Nelle civiltà mesoamericane questi chicchi erano considerati un bene di lusso, talmente preziosi da venire adoperati anche come moneta. Da ciò il primo nome attribuitogli nel vecchio continente —amygdala pecuniaria, ovvero mandorla monetaria—, poi sostituito dal naturalista svedese Linneo con Theobroma cacao, o cibo degli dei. Proprio dal termine azteco in lingua nahuatl xocoatl deriva la parola “cioccolato”.
Negli ultimi mesi, il rally delle quotazioni di questa materia prima nei mercati internazionali è incontenibile. I futures in scadenza a maggio hanno chiuso l’ultima seduta a 9.660 dollari negli Usa, registrando un balzo dell’8,07%. Sei delle ultime sette sessioni sono terminate al rialzo, con un guadagno complessivo di oltre il 30%. Solo questo mese il prezzo è salito del 48,22%, mentre da inizio anno ha accumulato un bottino di quasi 130 punti percentuali. Sono numeri suggeriscono che il cacao sia diventato più prezioso del rame e i produttori stanno riducendo le dimensioni degli alimenti a base di cioccolato o variandone la quantità.
La principale ragione della risalita dei prezzi è da ascrivere alla situazione problematica dei coltivatori di cacao nell’Africa occidentale, in cui attualmente viene prodotta la maggior parte della materia prima a livello mondiale. L’area è stata tempestata dal maltempo, mentre alcune malattie hanno colpito buona parte del raccolto.
Per quanto riguarda le prospettive, il mercato potrebbe continuare a presentare un’offerta più limitata rispetto alla domanda e, con questo, alimentare ancora l’ascesa delle quotazioni. «Il cioccolato potrebbe essere ancora più costoso a Pasqua 2025 se le malattie degli alberi di cacao e il tempo inclemente prolungassero il deficit dell’offerta in concomitanza con gli alti prezzi dello zucchero», ha affermato Diana Gomes, analista di Bloomberg Intelligence.