Il lato ottimista delle prospettive per l’economia messicana

Il lato ottimista delle prospettive per l'economia messicana / Immagine: caporasoandpartnerslawofficepanama.com

Ore 07.46 – Il peso messicano si è scambiato nelle ultime ore a livelli minimi dal 2017, rompendo le 17,80 unità per dollaro statunitense.

L’apprezzamento della valuta del Paese latinoamericano arriva in un contesto guidato principalmente dai dati economici statunitensi, compreso l’annuncio della creazione dei posti di lavoro durante il mese di aprile, ben al di sopra del consenso.

Sebbene i recenti movimenti del cambio peso/dollaro siano principalmente dovuti al livello dei tassi di interesse reali in vigore in Messico derivanti dalla politica antinflazionistica della banca centrale e al loro differenziale con altri Paesi, assieme a fattori esterni come quelli sopracitati, secondo alcuni analisti esiste un’altra chiave che potrebbe rafforzare il peso messicano e persino riportare il cambio a livelli di 16 unità per dollaro statunitense: il nearshoring.

Con questo termine si descrive la tendenza delle società produttive attive nei mercati internazionali e configurate per soddisfare principalmente la domanda del mercato nordamericano a delocalizzare i propri stabilimenti. Il crescente interesse delle multinazionali a trasferire i loro impianti di produzione in Messico è stato ampiamente evidenziato dall’annuncio di Tesla, che installerà un nuovo mega-impianto nello Stato settentrionale di Nuevo León.

«La diminuzione del tasso di cambio a 16 pesos per dollaro potrebbe verificarsi già il prossimo anno, anche in un contesto di tagli dei tassi di interesse, perché il mercato dei cambi anticipa ciò che pensa accadrà in seguito e si prevede un flusso crescente di investimenti diretti esteri e più dollari in arrivo anche dalla crescita delle esportazioni», ha spiegato Gabriela Siller Pagaza, direttrice dell’Ufficio analisi economica e finanziaria di Banco Base.

Durante una conferenza sulle prospettive economiche, la specialista ha sottolineato che se il Messico riesce a porre le basi per sfruttare appieno l’opportunità del nearshoring, gli investimenti diretti esteri potrebbero raggiungere flussi annuali tra i 55 e i 60 miliardi di dollari nei prossimi 3-5 anni. Una situazione che aprirebbe la possibilità di raddoppiare le esportazioni non petrolifere in 8 anni.

«Con questo, il PIL del Paese crescerebbe di circa il 3,5% all’anno e il tasso di informalità nel mercato del lavoro scenderebbe al di sotto del 50%», ha aggiunto.

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