Ore 05.55 – Nonostante una contrazione dell’11,8% nella produzione di bottiglie di Asti spumante nel 2023 rispetto all’anno precedente, le esportazioni di questa bevanda sono cresciute del 5,2% nei primi 10 mesi dello scorso anno ed hanno superato i 138 milioni di euro.
Dall’era pre-covid si è registrato un exploit nelle vendite in America Latina, con una crescita di circa il 44%, dove sovraperformano il Messico (+54,5%) e il Perù (+93%). Resta in terreno positivo anche l’area geografica composta da Stati Uniti e Canada (+1,5%), nonostante il calo fatto registrare dagli Usa (-8%), uno dei mercati consolidati per la denominazione.
Lo rilevano le elaborazioni del Consorzio Asti Docg su base Istat pubblicate il 25 gennaio in un comunicato stampa con un focus sui fondamentali del prodotto e i piani futuri, a partire dal progetto in versione rosè del proprio Spumante.
Asti è una denominazione di origine controllata e garantita (DOCG) riservata ad alcuni vini la cui produzione è consentita nelle province piemontesi di Alessandria, Asti e Cuneo. Le sue origini risalgono al XIV secolo, quando il vino dolce aromatico divenne molto ricercato e, grazie principalmente ai commerci che Venezia aveva nel Mediterraneo orientale si diffuse nella penisola italiana con il nome di vino greco.
Si tratta del vino italiano DOCG più esportato e, nella versione spumante, è uno dei prodotti del Bel Paese più conosciuti al mondo.
Commentando la proposta di aggiungere la versione rosata all’Asti Spumante, il presidente del Consorzio Asti Docg, Lorenzo Barbero, ha spiegato: «Il progetto è in itinere, perché deve affrontare due passi fondamentali: il primo è di ordine burocratico, con l’approvazione del Comitato vini; il secondo riguarda l’aspetto tecnico-produttivo, per cui abbiamo già avviato una sperimentazione».
«Si tratterebbe» —ha aggiunto Barbero— «di un prodotto che unisce due vitigni aromatici —un unicum nel suo genere in Italia— grazie al Moscato bianco e al rosso del Brachetto».
Foto: wineclubdirectory.net