«Il Messico è il Paese latinoamericano che investe di più in Italia»

«Il Messico è il Paese latinoamericano che investe di più in Italia»

Ore 04.26 – Abbiamo intervistato martedì 29 marzo l’ambasciatore del Messico in Italia, Carlos García de Alba. La conversazione è iniziata con una domanda sulla possibilità che la riunione della Commissione binazionale —in programma per quest’anno dopo i rinvii nel 2020 e 2021 a causa dell’emergenza sanitaria— venga di nuovo rimandata come risultato della situazione in Ucraina.

«Sì, la possibilità esiste» —ha risposto l’ambasciatore— «purtroppo, si tratta di un evento mondiale che sta concentrando l’attenzione di tutti i governi del mondo da diverse prospettive. Il Messico attualmente è membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e l’Italia, come Paese europeo, è molto vicina al conflitto, per cui i nostri governi sono giustamente indaffarati con questa situazione ed esiste, ahimè, la possibilità che si possa rimandare la Commissione binazionale. Questo non significa che non ci sia interesse. Io di recente ho avuto scambi con entrambe le parti —entrambi i governi e le massime autorità dei due ministeri— e mi ribadiscono che questa sesta riunione si vuole fare non appena esistano le condizioni».

La missione imprenditoriale che si sta preparando può essere slegata dalla Commissione binazionale?

Entrambe le cose corrono in parallelo. L’ideale è realizzare la sesta Commissione binazionale a Città del Messico e in parallelo svolgere la missione di sistema, che dovrebbe portare in Messico un gruppo importante di imprenditori che forse non si fermeranno nella capitale, dato che vorremmo che anche altre località della Repubblica potessero ricevere alcuni dei partecipanti, a seconda del settore e della tipologia specifica delle attività. Quindi confermo che l’obiettivo è che quest’anno si svolgano in parallelo entrambi gli eventi: la 6ª riunione della Commissione binazionale e la missione sistema Paese.

Si possono già fare i nomi delle aziende interessate a partecipare?

Non ancora, direi che sarebbe prematuro. Ma vorremmo coinvolgere sia le grandi aziende già presenti in Messico, sia aziende medie —già stabilite nel Paese o non ancora— con un doppio scopo: accrescere la loro attività commerciale o industriale ed attrarre nuovi prospetti. Sono sempre di più le società che si stanno rendendo conto che esiste un nuovo Nafta —un nome che continua ad essere più conosciuto di T-MEC o USMCA— e tra queste esistono anche piccole ditte con le caratteristiche giuste per essere coinvolte nelle catene produttive già esistenti. Dovremo fissare delle priorità settoriali: agroalimentare, metalmeccanica, spaziale, aeronautica, tessile, moda, settori che si stanno aprendo e che daranno vita a una missione plurale, con un buon numero di partecipanti e scale di fatturazione diverse.

Lei stimava a fine 2020 2,5 miliardi di euro di investimenti messicani in Italia, ma la Farnesina, nei rapporti statistici dello stesso anno, afferma che il totale era di 77 milioni. C’è una spiegazione per questa differenza?

Certo che c’è una spiegazione e lo stesso succede con gli investimenti italiani in Messico. Molte volte il registro legale e fiscale delle società non corrisponde alla loro bandiera. La Bimbo, ad esempio —un’azienda messicana globale e multinazionale— è la prima fabbricante di pane in Italia, ma la sua presenza nel Bel Paese è dovuta all’acquisto di una compagnia statunitense con sede a Chicago. Per il ministero italiano delle Finanze, quindi, la società risulta americana. Prima di questa intervista sono stato all’inaugurazione di una ditta messicana di servizi finanziari che ha appena aperto una sede a Roma, città dove ha già 96 impiegati, tutti italiani. Anche questo conta, per cui ci saranno altre 96 famiglie italiane che riceveranno un reddito da una società messicana. Le opportunità sono di più di quanto sembra e i registri ufficiali sono inferiori alla realtà per quanto riguarda gli investimenti reciproci tra i nostri due Paesi. È chiaro che l’Italia ha molti più investimenti in Messico che viceversa, ma vorrei sottolineare che il Paese latinoamericano che investe di più nel Bel Paese è senza dubbio il Messico.

Quali sono stati i risultati delle sue recenti visite in Sicilia, a Barolo e ad Avezzano?

Sono diversi. Incontro sempre le autorità delle Regioni e dei Comuni e questo dialogo politico ci consente di approfondire sugli scambi con il Messico e di aggiornarci su diversi aspetti della relazione bilaterale. Inoltre tutte le volte mi riunisco con la comunità messicana e trovo sempre un mondo di sorprese e di buone notizie. Sono circa 7mila i messicani residenti in Italia attualmente, ben inseriti, interessanti e occupati in attività meravigliose, come la contadina di Veracruz, Teodora Rodríguez, che abita a Cuneo ed è la regina della produzione di diverse varietà di peperoncini, peperoni e pomodori in Europa. Fornisce non solo i ristoranti messicani in Italia, che sono già quasi 300, ma esporta in Germania, Olanda, Francia e Svizzera. Incontrare i miei connazionali per me è sempre motivo di orgoglio e di sorpresa. Poi c’è la parte accademica. Stiamo creando con diverse università il sistema Cátedras México e siamo già a quota 7. Vorrei arrivare al 2024 con almeno una cattedra in ciascuna delle 20 Regioni italiane, su diversi argomenti. Finora abbiamo architettura nel Veneto, emigrazione in Lombardia, energie rinnovabili in Liguria, filosofia in Sardegna ed alcune altre. Ma c’è anche la parte imprenditoriale: sto scoprendo molte aziende che per mancanza di informazioni e di guida perdono opportunità industriali e commerciali in Messico. L’Italia è un Paese molto territoriale, con una magnifica capitale, ma l’Italia non è Roma: bisogna girarla e così si trovano ottime opportunità di scambi.

Cosa si può fare per migliorare i flussi turistici tra l’Italia e il Messico?

Molta più promozione, da entrambe le parti. Oggi non è affatto soddisfacente il volume degli scambi turistici tra i nostri due Paesi, che sono fra i più belli e diversi al mondo. Quindi quando parliamo di cifre che non vanno oltre i 200mila visitatori in entrambi i sensi ci riferiamo ovviamente a numeri modesti. Dobbiamo fare molta più promozione, anche regionale, perché gli italiani continuano ad andare solo a Quintana Roo, Città del Messico, Oaxaca e lo Yucatan e i messicani visitano sempre Roma, Firenze e Venezia, ma ci sono molti altri bei posti che non conoscono. Servono, però, voli giornalieri e diretti e dobbiamo convincere le compagnie aeree ad aprire al più presto un collegamento con queste caratteristiche.

Quando inizieranno le procedure per convertire l’Associazione Economica del Messico in Italia in una Camera di Commercio?

Su questo argomento Puntodincontro dovrebbe intervistare la presidente dell’AEMI, Letizia Magaldi, che sta facendo un lavoro straordinario, trasformando velocemente quest’associazione in ciò che diventerà la prima Camera di Commercio messicana in Italia. Nel frattempo, nell’ultimo comitato esecutivo —di cui io sono il presidente onorario— è stata presentata una bella lista di società grandi, medie e piccole su entrambe le sponde dell’Atlantico che fanno parte dell’AEMI e c’è anche una lista d’attesa. Il 17 maggio avremo l’assemblea dei soci, con la presenza del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, e credo che arriveremo a quota 50 per quanto riguarda le aziende associate.

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