Ore 04.47 – Fa passi avanti la causa che il governo del Messico ha aperto contro alcuni produttori di armi con sede negli Usa, tra cui Beretta U.S.A. Corp., controllata della società italiana Fabbrica d’Armi Pietro Beretta S.p.A..
Il Paese latino ha accusato le aziende di comportamento «negligente» nelle operazioni di vendita, tale da alimentare più o meno direttamente le forniture alle bande criminali che imperversano sul proprio territorio.
La Corte federale del distretto di Massachussets ha accettato il calendario proposto dalle parti per depositare le rispettive argomentazioni: le imprese statunitensi avranno tempo fino al 22 novembre 2021 per presentare le loro ragioni, segnala il ministero degli Esteri del Messico citando il dispositivo della Corte.
Il governo messicano avrà tempo fino al 31 gennaio 2022 per depositare la replica, mentre il 28 febbraio 2022 scadrà il termine assegnato ai fabbricanti di armi per le controrepliche.
Il Messico è attanagliato dalla violenza provocata dai cartelli della droga che combattono fra di loro uccidendo anche civili. Negli ultimi 15 anni gli omicidi sono triplicati.
La situazione, afferma il governo messicano, è alimentata, in parte, dalle armi statunitensi e dalle leggi permissive sul loro controllo.
Secondo il governo degli Stati Uniti, il 70 per cento degli armamenti recuperati al sud del confine meridionale proviene dagli Usa. L’esecutivo del Messico —le cui leggi sul possesso di pistole, fucili e mitragliatrici sono molto restrittive— afferma che la cifra è più vicina al 90 per cento.
All’inizio di agosto, il Messico ha intentato una causa contro 11 produttori negli Stati Uniti —Beretta U.S.A. Corp., Smith & Wesson Brands, Inc., Barrett Firearms Manufacturing, Inc., Colt’s Manufacturing Company LLC, Glock Inc. e alcuni altri— accusandoli di facilitare consapevolmente le vendite ai cartelli della droga.
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