Ore 11.30 – Nel mese di giugno gli italiani —compresi i maggiorenni residenti all’estero e iscritti all’AIRE— saranno chiamati ad esprimere il loro voto su cinque referendum, promossi da Lega e radicali e ammessi lo scorso 16 febbraio dalla Corte costituzionale, tutti sul tema della giustizia.
I residenti all’estero riceveranno all’indirizzo registrato presso il consolato il plico elettorale, che dovrà essere restituito con le schede votate entro le 16, ora locale, del 9 giugno 2022.
Per la validità di questo referendum abrogativo è obbligatorio che voti la metà più uno degli elettori aventi diritto, in caso contrario le norme per le quali il quorum non viene raggiunto resteranno in vigore.
Il referendum sulla giustizia, la diciottesima tornata referendaria abrogativa nella storia della Repubblica Italiana —tante sono le occasioni per le quali gli elettori sono stati chiamati alle urne dal 1974—, avrà luogo per abrogare o mantenere in vigore i testi di legge relativi a:
Incandidabilità dopo la condanna – il referendum chiede di abrogare la parte della Legge Severino che prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali nel caso di condanna per reati gravi.
Custodia cautelare durante le indagini – si chiede di togliere la “reiterazione del reato” dai motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini e quindi prima del processo.
Separazione delle carriere – Questo quesito del referendum chiede lo stop delle cosiddette “porte girevoli”, impedendo al magistrato durante la sua carriera la possibilità di passare dal ruolo di giudice (che appunto giudica in un procedimento) a quello di pubblico ministero (coordina le indagini e sostiene la parte accusatoria) e viceversa.
Valutazione degli avvocati sui magistrati – il quesito chiede che gli avvocati, parte di Consigli giudiziari, possano votare in merito alla valutazione dell’operato dei magistrati e della loro professionalità.
Riforma Consiglio Superiore della Magistratura – si chiede che non ci sia più l’obbligo di un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura.