Ore 13.01 – La diocesi di San Cristóbal, nello Stato messicano del Chiapas, invierà a papa Francesco una proposta per includere riti maya indigeni come la danza, la musica e la partecipazione delle donne alle messe cattoliche. Un adattamento analogo al Rito Zairese che incorpora anche elementi della cultura dell’Africa subsahariana, in particolare dell’area congolese. Il fine, ha affermato il vescovo di San Cristóbal, Rodrigo Aguilar Martínez, è quello di unire le comunità «rispettando il loro valore, tenendo conto della cultura dei popoli indigeni».
Il cardinale Felipe Arizmendi Esquivel (nella foto), che coordina i lavori, ha spiegato all’agenzia spagnola EFE che la proposta sarà presentata ad aprile all’assemblea della Conferenza episcopale messicana (CEM) e a maggio sarà consegnata a Roma, dall’arcivescovo di Puebla, Víctor Sánchez, presidente della commissione di pastorale liturgica.
I dirigenti religiosi hanno concluso la settimana scorsa un incontro in Chiapas, al quale hanno partecipato anche mons. Aurelio García Macías, sottosegretario del dicastero vaticano per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, oltre a sacerdoti e catechiste indigene.
«Stiamo lavorando a un incontro che è importante per la diocesi, il Paese, la Chiesa del Messico e la Chiesa universale in termini di adattamenti liturgici», ha assicurato Aguilar Martínez.
«Queste celebrazioni si stanno già svolgendo a Tzeltal e Tzotzil» con l’approvazione del vescovo e della comunità, ha spiegato Martínez, che ha anche ricordato che la sua diocesi ha già tradotto la Bibbia in quattro lingue indigene del Paese: tzeltal, tzotzil, chol e tojolabal.
I beneficiari dell’adattamento liturgico sono più di 2,2 milioni di abitanti e, di questi, tra il 70% e il 75% si considera indigeno, secondo le stime. Tzeltal è parlato da quasi mezzo milione di persone in questo Stato nel sud del Messico; lo tzotzil, 350.000; il chol, 150.000 e il tojolabal, 50.000, secondo le informazioni della diocesi di San Cristóbal de Las Casas (Adista).