Ore 04.23 – Un giorno dedicato alle donne non basta per raccontare tutte coloro che si sono espresse con l’arte. Per questo Rai Cultura dedica con il ciclo Siamo donne! un’intera settimana di programmazione alla creatività femminile: dal 6 al 10 marzo alle 19.25 (ora italiana) su Rai 5.
La serie è iniziata ieri con Tina Modotti. Maestra della fotografia, scritto da Clarissa Montilla, Alessio Guerrini e Dario Marani, che firma anche la regia, e prodotto da Fish Eye in collaborazione con Rai Cultura. Il documentario è visibile su Raiplay (dal Messico è necessario utilizzare una VPN).
Modotti, nata a Udine nel 1896 e deceduta a Città del Messico nel 1942 è stata tra le prime fotografe, non solo in Italia, ma nel mondo. Alla questa attività ha affiancato per lungo tempo quella di attivista. In entrambe mise tutta sé stessa, fino alla fine.
Emigrata con la famiglia in giovane età in California, dopo essersi dedicata anche al cinema muto, agli albori di Hollywood, si trasferì in Messico, prima per seguire il marito e poi per restare con il suo compagno, il fotografo Edward Weston, nel 1923.
Da quel momento in poi, per circa 20 anni, il legame tra Tina e il Messico non si sciolse più: elesse il paese latinoamericano come sua nuova Patria, non solo fisica, ma anche fotografica, e legò il suo destino privato e professionale a figure preminenti quali Frida Kahlo e Diego Rivera. Si iscrisse al Partito Comunista e abbracciò la militanza femminista con un attivismo che si trasformò in un vero e proprio impegno politico.
La raccontano Marì Domini, presidente del Comitato Tina Modotti, Gianni Pignat, fotografo, Biba Giachetti, curatrice, Simona Filippini, fotografa, Roberta Valtorta, storica e critica della fotografia, Gianpaolo Gri, antropologo, Claudio Natoli, storico, e Micropixel, artista e fotografo.
Fotografa e fotoreporter, Tina Modotti fu tra le poche donne dei primi del Novecento apprezzata per una attività in cui, sino ad allora, erano stati considerati soltanto gli uomini.
Attraverso gli occhi dell’impegno sociale Tina scattò le sue foto più importanti, che vedono ritratta la classe operaia e contadina del Messico. Negli ultimi anni si legò a Vittorio Vidali, con il quale proseguì i viaggi per l’Europa fino alla sua morte.
La sua fotografia —esaltata fin dai primi anni da colleghi e critici— è esteticamente impeccabile e vi prevale una ideologia ben definita: i simboli del lavoro, del popolo e del suo riscatto, mani di operai, manifestazioni politiche e sindacali.