Ore 08.08 – In Italia il centrodestra ha depositato in commissione Lavoro alla Camera dei deputati un emendamento soppressivo della proposta di legge sul salario minimo. Il termine per la presentazione degli emendamenti è scaduto oggi alle 12. La commissione aveva adottato come testo base la proposta di legge sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione, salvo Italia Viva.
«Nonostante le numerose audizioni svolte in commissioni, la maggior parte delle quali hanno espresso contrarietà a un salario minimo regolato per legge, le opposizioni hanno preferito fare di un tema così importante un totem di propaganda in vista dell’estate, ponendo un muro sulla proposta da noi avanzata di una discussione a 360 gradi sulla contrattazione, il welfare aziendale e il lavoro povero da avviare a settembre», hanno sottolineato fonti della maggioranza parlando dell’emendamento soppressivo.
«Pertanto» —hanno aggiunto le stesse fonti— «ci siamo visti costretti a procedere in questo senso e continuare nel lavoro avviato, da maggioranza e governo, su provvedimenti che hanno già dato i loro frutti, come il taglio del cuneo, e quelli che tra qualche giorno arriveranno in parlamento, come il prossimo disegno di legge sul lavoro. Il tema dei salari è nell’agenda politica del centrodestra e stiamo lavorando per dare risposte adeguate e non solo strumentali ed inattuabili».
L’Italia è uno dei pochi paesi sprovvisti di un salario minimo legale. L’eventuale introduzione di una base minima per legge pari a 9 euro lordi l’ora —secondo i calcoli presentati dall’Istat in audizione nei giorni scorsi— avrebbe significato aumenti per 3,6 milioni di rapporti di lavoro (tre milioni circa di lavoratori) con un aumento medio di 804 euro a testa e una crescita del monte salariale di quasi 2,9 miliardi. Il potere d’acquisto delle retribuzioni contrattuali continua ad arretrare con un aumento previsto nel 2023 pari al 2,5%, di molto inferiore alla crescita dei prezzi, dato che l’inflazione acquisita per l’anno è del 6,1%.
In Messico, la figura giuridica del salario minimo fu stabilita oltre 106 anni fa con la promulgazione della Costituzione Generale della Repubblica, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Federazione il 5 febbraio 1917.
La retribuzione più bassa permessa dalla legge ai lavoratori subordinati è cresciuta costantemente negli ultimi quattro anni, con aumenti che hanno superato ogni anno l’inflazione. Nel 2018 il salario minimo era di 88,36 pesos al giorno, mentre il dato in vigore fino al 31 dicembre 2023 è di 207,45 pesos al giorno, registrando cosí fino al momento una crescita complessiva di oltre il 134%. L’unica regione del Paese che contempla un salario minimo diverso è la zona franca al confine settentrionale, dove l’importo è di 312 pesos al giorno.
Questa tendenza è stata guidata dalla politica del governo del presidente Andrés Manuel López Obrador, che ha dato la priorità alla crescita del reddito dei lavoratori come mezzo per migliorare il oro livello di vita e ridurre le disuguaglianze.
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