Cgie sbalordito: italiani all’estero dimenticati da politica e governo

Cgie sbalordito: italiani all'estero dimenticati da politica e governo / Immagine: Consiglio generale degli italiani all'estero

Ore 04.14 – È un Comitato di Presidenza del Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE) «sbalordito», e forse anche preoccupato, quello che è uscito dalla riunione di ieri pomeriggio con Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero della Farnesina, dove si è discusso principalmente di finanza pubblica, tagli e rappresentanza degli italiani all’estero.

Preoccupato soprattutto perché, alla luce della nuova Legge di Bilancio, «tutto è messo in discussione». La situazione, secondo il Segretario Generale del CGIE, Michele Schiavone, è «sbalorditiva» per gli italiani all’estero, in quanto «non eravamo più abituati ad una così grande dimenticanza e una così grande disattenzione politica».

Il rifermento è ai tagli previsti sul mondo degli italiani all’estero dalla nuova Legge di Bilancio voluta dal Governo Meloni, comprese le sanzioni per chi vive all’estero e non è iscritto all’AIRE e le lentezze dell’arrivo dei nuovi impiegati nelle sedi diplomatiche italiane all’estero.

Ed è proprio per questa «dimenticanza», e per questa preoccupazione, che Schiavone ha spiegato come il Comitato di Presidenza si stia già impegnando, nelle prossime settimane, a realizzare diversi appuntamenti con cui si cercherà di «chiamare a raccolta i Comites e le Associazioni italiane nel mondo per avviare dibattiti ovunque e rimettere al centro della discussione anche le politiche degli italiani all’estero».

Quello di ieri pomeriggio è stato infatti solo «il primo di diversi appuntamenti con cui il CGIE ha iniziato a muoversi per un percorso che ci vedrà lavorare sul rappresentare le istanze delle nostre comunità nel mondo». Soprattutto alla luce di questi «grandi tagli del Governo che hanno effetti nefasti sulle nostre comunità all’estero».

«Il CGIE» —ha esortato Schiavone— «è chiamato ora a promuovere idee e proposte, anche in prospettiva di quelli che saranno i prossimi appuntamenti elettorali».

«È compito nostro tenere alte le antenne» —ha evidenziato ancora— «ma soprattutto dobbiamo già cominciare a produrre materiali per le riforme».

Tornando ai «nefasti» tagli subito dal mondo dell’emigrazione, il Segretario Generale ha spiegato: «è un tentativo forzato di tenere a bada quelle che sono le rappresentanze, bloccando le loro possibilità, togliendogli l’ossigeno (ossia i contributi) per svolgere attività e iniziative. E lo fanno in un momento in cui le nostre comunità aumentano in maniera sproporzionata».

Per questo, l’impegno del CGIE, ha assicurato Schiavone, è ora quello di «rimuovere tutti gli ostacoli affinché il Governo, al di là degli slogan, inizi a interessarsi, dopo 16 mesi di esecutivo, agli italiani all’estero, troppo penalizzati finora».

Anche il Vicesegretario Generale del CGIE, Gianluca Lodetti, che ha aperto l’incontro con la stampa seguente a quello del Comitato di Presidenza con Vignali, si è detto assai deluso dall’approvazione di una Legge di Bilancio che ha «anche alcune cose positive», ma che «nel complesso non è accettabile rispetto ai capitoli che ci riguardano».

Proprio facendo un punto politico, Lodetti ha ricordato il taglio sulle scuole all’estero e la riduzione delle risorse al CGIE, così come la riduzione (o la cancellazione) degli incentivi fiscali per gli «impatriati», ossia gli italiani che decidono di rientrare in Italia, e la nuova tassazione sui lavoratori transfrontalieri, in Svizzera in particolare.

«Abbiamo dato atto al Ministero e al Governo di aver aumentato l’organico all’estero, e questo è positivo» —ha spiegato Lodetti— «ma nel complesso non abbiamo riscontrato una visione positiva».

Durante la discussione con Vignali, si sono anche soffermati «sull’inasprimento delle sanzioni dei non iscritti all’AIRE e che dovrebbero esserlo». Questo inasprimento delle sanzioni «è un qualcosa che ha delle implicazioni grandi sia sulle prestazioni assistenziali di cui godono quelli che sono all’estero, sia sulle questioni fiscali dei residenti all’estero. Senza un piano consistente di informazione dei connazionali che coinvolga tutto il mondo associativo e dei patronati, il rischio è che si crei un cortocircuito. Abbiamo un impatto molto forte su questo fronte. Tantissimi connazionali si rivolgono a consolati e patronati perché vogliono sapere cosa conviene fare. Siamo in un momento di impatto, molto difficile».

E anche su questo, il giudizio «non è positivo, anche perché la cosa andava gestita con anticipo».

Per questo, in ultima analisi, «abbiamo apprezzato la relazione di Vignali, ma abbiamo anche stigmatizzato questi elementi. E come CGIE esprimiamo la nostra contrarietà. C’è qualche elemento di luce, ma nel complesso il giudizio è negativo».

Ha preso parola infine Silvana Mangione, vicesegretaria del CGIE per i Paesi anglofoni, che invece si è soffermata su alcune delle priorità emerse durante la riunione del Comitato di Presidenza, tre in particolare: in primo luogo la «necessità di porre mano di nuovo alla riforma della legge istitutiva del CGIE».

Su questo punto «ci siamo già riuniti due volte» ed è previsto un «invito a Comites e associazionismo per suggerirci modifiche alla prima proposta di riforma che era già arrivata alla Camera» e che poi ha interrotto il suo iter politico a causa delle elezioni anticipate.

Il secondo punto emerso, spiegato sempre dalla Consigliera Mangione è stato: «pensare all’organizzazione della quinta riunione plenaria Stato-Regioni-Provincie Autonome-Cgie». Una riunione fondamentale «per tracciare la linea politica per i successivi 3 anni», l’ultima «è stata realizzata nel 2021. Alla quale non siamo riusciti a dare seguito al documento finale a causa delle nuove elezioni di Comites e CGIE».

Terzo e ultimo punto sul quale si è soffermata Mangione: il sottofinanziamento al CGIE e ai Comites. «Di fatto, con questa legge di bilancio non possiamo permetterci di fare le riunioni che tassativamente deve fare il CGIE, per legge. Non si può costringere un organismo di questa importanza che rappresenta oltre 6 milioni di persone di non funzionare. Questo paralizza il lavoro del CGIE, che non può esprimersi solo con riunioni da remoto, perché il nostro compito è dialogare con Camera, Senato e Governo. E bisogna farlo intorno a un tavolo, che sia in parlamento o in un ministero» (aise).

Immagine: Consiglio generale degli italiani all’estero

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