Ore 03.57 – Dopo 54 mesi di attività produttiva in Messico, la società italiana ENI ha estratto 748.000 barili di greggio che sono stati commercializzati principalmente attraverso accordi con Pemex, fatto che la rende l’operatore straniero di maggior successo in questo settore nel Paese latinoamericano.
Nel luglio 2019, la compagnia petrolifera ha avviato la prima attività di produzione commerciale non statale in acque messicane iniziando le operazioni nel giacimento di Miztón, assegnatole nel 2015 al largo delle coste dello Stato di Tabasco. Oggi produce 11.900 barili di petrolio greggio al giorno, quasi il 6% della totale di tutti i contratti nel Paese.
Eni è inoltre titolare di altri quattro accordi siglati nel 2017 per attività nel Golfo del Messico che si trovano ancora in fase esplorativa in consorzio con Capricorn, Citla, Repsol e Lukoil ed è partner finanziario in un blocco operato di Lukoil.
La società italiana ha annunciato a gennaio che investirà 78,1 milioni di dollari per perforare il pozzo Sáasil 1 EXP, anch’esso situato al largo delle coste dello Stato di Tabasco. Se l’iniziativa dovesse avere successo, l’attività costituirebbe la seconda provincia privata più grande del Paese dopo Zama, con un volume di risorse potenziali —insieme ai pozzi di Sáasken e Sayulita— di 655 milioni di barili.
D’altra parte, non avendo avuto successo in termini esplorativi, la Commissione Nazionale Idrocarburi ha approvato in data 7 marzo 2024 l’avvio della procedura di risoluzione anticipata e restituzione dell’area contrattuale CNH-R03-L01-G-CS-01/2018, notificata da Eni il 15 febbraio. L’area, con una superficie di 807,75 chilometri quadrati, si trova al largo della costa dello Stato di Veracruz.
Eni è guidata da Giuseppe Zafarana, presidente dal 10 maggio 2023, e da Claudio Descalzi, amministratore delegato dall’8 maggio 2014, ed è quotata sia al New York Stock Exchange, sia nell’indice FTSE MIB della Borsa di Milano.
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