Ore 04.36 – Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto il 5 marzo un accordo provvisorio sul regolamento che vieta sul mercato dell’Unione Europea i prodotti realizzati mediante sfruttamento della manodopera. L’intesa tra i due colegislatori sostiene la proposta di proibire l’immissione e la messa a disposizione sul mercato comunitario —o l’esportazione dai Paesi membri— di qualsiasi prodotto realizzato utilizzando il lavoro forzato. Il testo chiarisce le responsabilità della Commissione e delle autorità nazionali competenti nel processo investigativo e decisionale.
I colegislatori hanno concordato che, per facilitare l’attuazione del regolamento, la Commissione istituirà una banca dati contenente informazioni verificabili e regolarmente aggiornate sui rischi del lavoro forzato, comprese le relazioni delle organizzazioni internazionali, come l’Organizzazione internazionale del lavoro. La banca dati supporterà il lavoro della Commissione e delle autorità nazionali competenti nel valutare possibili violazioni.
Secondo un’analisi svolta dalla Coldiretti —la maggiore associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana— in base ai dati contenuti nel rapporto Findings on the worst forms of child labor, pubblicato nel 2022 dal Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti, tra i prodotti agroalimentari su cui grava l’accusa di essere ottenuti dall’utilizzo del lavoro forzato —con conseguente concorrenza sleale, in caso di importazioni, a danno del settore primario del Bel Paese— ci sono anche peperoncini, caffè, canna da zucchero e pomodori prodotti in Messico.
«Nel 2022» —afferma il Dipartimento del lavoro Usa— «il Messico ha compiuto moderati progressi negli sforzi per eliminare le peggiori forme di lavoro minorile. Il governo ha approvato la ratifica del protocollo dell’Organizzazione internazionale del lavoro del 2014 alla Convenzione sul lavoro forzato e ha aumentato il numero di enti a livello municipale responsabili del coordinamento degli sforzi per affrontare questo fenomeno. Inoltre, il Programma nazionale di borse di studio per il benessere Benito Juárez ha raggiunto 1,2 milioni di studenti in più nel 2022 rispetto al 2021».
«Tuttavia» —continua il rapporto— «i bambini in Messico sono soggetti alle peggiori forme di lavoro minorile, compreso lo sfruttamento sessuale a fini commerciali, a volte come conseguenza della tratta di esseri umani, e ad attività illecite, come la produzione e il traffico di droga. I minori svolgono anche compiti pericolosi in agricoltura, compresa la produzione di peperoncini, caffè, canna da zucchero e pomodori. Sebbene il 55,2% dell’occupazione totale in Messico avvenga nel settore informale, gli ispettori federali e statali effettuano controlli solo dopo aver ricevuto denunce formali. Inoltre, il ministero del Lavoro e della Previdenza sociale non dispone di un sistema interno per tenere traccia dei casi di violazioni e i 529 ispettori federali sono probabilmente insufficienti per coprire gli oltre 57 milioni di lavoratori del Paese».
Foto: Juan José Estrada Serafín – cuartoscuro.com