Ore 10.36 – Le misure contenute nel decreto che modifica l’aliquota della Ley de los Impuestos Generales de Importación y de Exportación, pubblicato il 22 aprile nella versione serale della Gazzetta Ufficiale della Federazione (Diario Oficial de la Federación), «sono dirette contro il commercio sleale», ha affermato la ministra messicana dell’Economia, Raquel Buenrostro.

Il decreto fissa dazi temporanei compresi tra il 5 e il 50 per cento sull’importazione di 544 prodotti, tra cui acciaio, alluminio, tessili, abbigliamento, calzature, legno, plastica, prodotti chimici, carta, cartone, ceramica, vetro, materiale elettrico, materiale per trasporti, strumenti musicali e mobili.

La misura, secondo alcuni rappresentanti del settore industriale, è rivolta alle merci provenienti dalla Cina.

«Abbiamo osservato che molti prodotti arrivano sottovalutati, a prezzi molto bassi, e stanno soppiantando i nostri produttori nazionali e le nostre PMI», ha spiegato Buenrostro.

Riluttante a confermare se queste tariffe siano rivolte alla Cina, ha detto solo: «molti articoli provengono dall’Asia».

«Questo provvedimento» —si legge in un comunicato della Confederazione delle Camere Industriali degli Stati Uniti Messicani (Concamin)— «mira a fornire certezza e condizioni di mercato eque ai settori dell’industria nazionale che si trovano ad affrontare situazioni di vulnerabilità, soprattutto di fronte al grave deficit commerciale non petrolifero con la Cina, che nel 2023 ha raggiunto i 104 miliardi di dollari».

«Il decreto» —prosegue il testo— «non costituisce una misura protezionistica, ma piuttosto un’azione necessaria per creare condizioni di parità, poiché contrasta le pratiche sleali come il dumping e le sovvenzioni, nonché il commercio illegale di prodotti sottovalutati, che hanno danneggiato gravemente le piccole e medie imprese messicane, colpendo la loro occupazione e la loro produzione».

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