Ore 17.39 – Il “Salami PARMA tipo Génova” prodotto in Messico dal gruppo Bafar è stato messo in mostra ieri in piazza Santa Croce a Firenze dalla Coldiretti —la principale organizzazione degli imprenditori agricoli del Bel Paese— in occasione della giornata conclusiva del G20 dell’agricoltura.
Il salume è stato esposto come esempio di imitazione di alimenti italiani assieme, tra gli altri, a un kit per farsi da soli il parmigiano venduto in Inghilterra e ai ‘pomodorini di collina’ fatti e distribuiti in Cina.
«Tanti esempi di contraffazione scovati nel corso del 2020 proprio nei Paesi più ricchi e industrializzati che hanno partecipato al summit», si legge in un articolo pubblicato oggi dal quotidiano La Nazione.
«I prodotti alimentari taroccati made in Italy nel mondo valgono oltre 100 miliardi di euro» —continua il testo— «una cifra in crescita, pari al doppio dell’export del nostro Paese per questo settore».
La Coldiretti ha denunciato che due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi e il giornale fiorentino sottolinea che «gli argentini si sono specializzati nella produzione di formaggi che richiamano alle nostre DOP più prestigiose, come il Reggianito o il Grana Pampeana», mentre «in Australia va forte il Perfect Italiano Parmesan, tarocco del nostro parmigiano reggiano, da grattugiare sopra le San Remo Penne. Anche il Brasile è una miniera di falsi che vanno dalla Mortadela al Parmesao fino al Caccio Cavalo, mentre i canadesi producono, tra gli altri, il kit di polveri per fare il Chianti. In Germania il Perisecco evoca il nostro prosecco, mentre in Corea del Sud si mettono in tavola i Chapagetti, che con spaghetti fanno almeno la rima».
«I falsi» —prosegue l’articolo— «si trovano anche nei ristoranti italiani all’estero, dove è possibile imbattersi nella tipica caprese servita con formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatte o nella pasta al pesto proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli. La pizza viene offerta nelle versioni più inimmaginabili, da quella hawaiana con l’ananas a quella di pollo. In generale, parmigiano, pasta, salumi, vino e olio sono i prodotti italiani più imitati nel mondo».
La Nazione ha enfatizzato che anche la Toscana soffre di questa concorrenza sleale, «che porta via dal nostro Paese ben 300mila posti di lavoro. Nel 2020 sulle piattaforme di vendita online sono state individuate false finocchione, brutte copie del pecorino, oltre a contraffazioni dell’olio e del Brunello di Montalcino. Nel corso dl 2020 sono stati ben 147 gli interventi dell’Ispettorato repressione frodi del ministero delle Politiche Agricole per bloccare la vendita di prodotti toscani fake, di questi 91 hanno riguardato l’olio».