Francesca Valan in Messico: «Giro il mondo e rubo i colori»

Ore 06.47 – Durante la conferenza stampa di inaugurazione della quinta edizione dell’Italian Design Day a Città del Messico —dal titolo “Progetto e materia: nuove sfide per la ripartenza sostenibile del Made in Italy”— Francesca Valan, progettista del colore tra le più esperte a livello internazionale, si è rivolta al pubblico con una breve introduzione.

«Ringrazio tutti» —ha detto— «per questo invito. Era da tanti anni che volevo venire in Messico e che Raymundo Sesma mi raccontava di questo Paese, per cui sono molto contenta di essere qui».

«Sono industrial designer e mi occupo di progettazione del colore, materiali e finiture, sebbene pochi sappiano che esiste nel design anche questa specialità».

Erano diversi mesi che nell’aula magna dell’Istituto Italiano di Cultura di Coyoacán non si vedeva una così folta presenza di ospiti e stampa, attratti da un evento che —dopo la pausa nel 2020— torna a richiamare l’attenzione in una delle più grandi metropoli mondiali, in cui il design sta diventando sempre più importante.

«Il colore» —ha aggiunto Valan— «è un linguaggio che evolve e che ogni cultura parla in maniera diversa. Io giro il mondo e rubo i colori: utilizzo un lettore in cui conservo quelli della casa di Gandhi, della città proibita nel centro di Pechino e oggi ho catturato anche le tonalità della dimora di Diego Rivera».

«Cerco di capire come ogni nazione usa il colore e poi lo trasporto nei prodotti industriali, che devono riflettere le caratteristiche di ogni contesto. Se lavoro per un’azienda tedesca, uso il sistema tedesco in modo funzionale, se faccio uno yacht per un’impresa francese, impiego tinte alla francese».

La conferenza stampa è stata presieduta da Lorenzo Vianello, presidente della Camera di Commercio Italiana in Messico, Francesca Valan, Giovanni Luca Atena, direttore dell’Ufficio ICE di Città del Messico, Luigi De Chiara, ambasciatore d’Italia in Messico e Michele De Lucchi, designer, architetto e accademico.

«Il messaggio che sono venuta a portare è che anche il design può contribuire alla sostenibilità con il colore, che nel passato veniva utilizzato per accelerare la vita di un prodotto: si velocizzavano i cicli per far sì che gli articoli diventassero obsoleti. Oggi non si può più parlare di cicli e neanche di tendenze, ma bisogna trovare i colori che allunghino la durata e vivano quanto vive il prodotto, in modo che la sua vita visiva sia uguale a quella fisica. Per questo bisogna partire dai colori iconici e nei laboratori a cui parteciperò in questi giorni si parlerà proprio della ricerca dei colori iconici del Messico».

«Invito tutti all’esposizione “Ornamento Semántico” promossa da Raymundo Sesma che sarà inaugurata il 22 ottobre alle ore 17 al Museo d’Arte di San Pedro nella città di Puebla, a cui ho partecipato come curatrice della sezione italiana. Lì si capirà come il colore del Bel Paese, la nostra cultura decorativa, non si può raccontare, perché bisognerebbe venire a sperimentarla. La primavera di Sandro Botticelli, per esempio, può essere l’ispirazione per la produzione di un tessuto, mentre il Tiziano, con la sua profondità, può suggerire altre applicazioni. Anche Goethe visitò l’Italia prima di scrivere la teoria del colore. Leggerla sarebbe complicato, perché sono migliaia di pagine, ma la mostra ne è un piccolo assaggio».

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