Italia e Messico a metà classifica nella lotta contro i cambiamenti climatici

Ore 07.47 – L’Italia perde tre posizioni e scivola al 30º posto nella classifica Climate Change Performance Index (CCPI) 2022 a causa del rallentamento dello sviluppo delle rinnovabili e dei bassi risultati nella politica climatica nazionale. Il Messico invece sale tre gradini e si piazza 29º. Entrambi i Paesi sono classificati come “livello medio” da questa valutazione.

Sviluppato da Germanwatch, NewClimate Institute e Climate Action Network (CAN), dal 2005 il Climate Change Performance Index analizza e confronta gli sforzi di mitigazione del cambiamento climatico nei 60 Paesi (assieme all’Ue) con le emissioni più elevate. Nel loro insieme, queste nazioni producono il 90% degli inquinanti globali. L’indice mira a migliorare la trasparenza nella politica climatica internazionale e a consentire il confronto dei progressi compiuti.

I Paesi scandinavi sono all’avanguardia nella protezione del clima, insieme al Marocco e al Regno Unito. Danimarca, Svezia e Norvegia occupano dal quarto al sesto posto nella nuova graduatoria 2022, pubblicata l’altro ieri. I primi tre posti sono vacanti poiché nessuna nazione ha adottato misure sufficienti per ottenere un punteggio complessivo “molto alto”, che permetta di mantenere il riscaldamento globale entro il limite di 1,5°C.

I Paesi scandinavi hanno i migliori risultati principalmente grazie ai loro eccezionali sforzi nell’ambito delle energie rinnovabili. In particolare, la Norvegia si distingue come l’unica nazione ad aver ottenuto un punteggio “molto alto” in questa categoria. La Repubblica Islamica dell’Iran e la Federazione Russa mostrano i peggiori risultati nel campo delle fonti alternative, con un livello “molto basso”. Il Regno Unito e il Marocco, al 7° e 8° posto assoluto, sono tra i primi in tutte le categorie. Il Regno Unito risalta positivamente anche nelle metriche sulle emissioni di gas serra.

Nella classifica generale, l’Australia, il Kazakistan, la Russia, l’Arabia Saudita e la Corea del Sud rientrano tra i peggiori. L’Australia riceve valutazioni “molto basse” in ogni categoria CCPI e indietreggia quattro posizioni nella classifica generale. I Paesi Bassi e la Grecia hanno migliorato più di tutti, mentre la Croazia, la Bielorussia e l’Algeria sono retrocesse nella maggior parte delle stime. Tra i Paesi del G20, solo l’Ue, insieme al Regno Unito e all’India, si classifica tra i territori ad alto rendimento, mentre sei nazioni hanno ottenuto risultati molto bassi. l’Ungheria e la Slovenia sono i membri dell’Ue con i peggiori risultati di quest’anno.

Al Messico l’oscar negativo per il clima

Contestualmente al risultato positivo della classifica CCPI, però, il Messico ha ricevuto ieri —8 novembre 2021— il premio Fossil of the Day, presentato quotidianamente da Climate Action Network ai Paesi che ottengono i peggiori risultati ai colloqui sul clima delle Nazioni Unite.

«Il Messico ha lavorato duramente per ottenere il premio Fossil of the Day» —afferma CAN— «Classificato come il 13° più grande emissore di CO2 al mondo, [il Paese] non sta esattamente guidando la transizione energetica. Il suo governo sta pompando più, non meno, denaro nell’industria dei combustibili fossili, costruendo raffinerie di petrolio e ritardando le politiche volte alla riduzione delle emissioni di carbonio», ha aggiunto la rete di organizzazioni ambientaliste non governative.

«Tra le due valutazioni [Fossil of the Day e CCPI, ndr]» —ha detto a Puntodincontro Simone Lucatello, membro del Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici— «è molto più solido metodologicamente il Climate Change Performance Index».

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