Ore 10.34 – È stato lanciato dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral il satellite per l’astronomia Ixpe, destinato a studiare i fenomeni estremi dell’universo nella missione congiunta della Nasa e l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), con la partecipazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
Il lancio è avvenuto con un razzo Falcon 9 della SpaceX.
Annunciata nel gennaio 2017, la missione Ixpe (Imaging X-ray Polarimetry Explorer) è stata sviluppata nell’ambito del programma Small Explorer (Smex) della Nasa e ha un costo complessivo di 180 milioni.
L’Italia partecipa con 20 milioni di euro e la sua competenza scientifica e tecnologica: l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) ha il coordinamento scientifico, mentre l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), con l’Inaf e il supporto dell’Asi, ha ideato e sviluppato lo strumento che costituisce il cuore della missione, il Global Pixel Detector (Gpd). Alla parte scientifica collabora anche l’Università di Roma Tre.
L’Asi mette inoltre a disposizione della missione Ixpe sia la sua base di Malindi per la ricezione dei dati —grazie alla collaborazione della Telespazio (Leonardo-Thales)—, sia lo Space Science Data Center (Ssdc) per l’analisi delle informazioni. Per l’industria collabora alla missione anche l’azienda Ohb-Italia.
Gli strumenti a bordo della missione Ixpe sono progettati per osservare fenomeni violenti e ancora misteriosi dell’universo —come esplosioni di supernovae o buchi neri supermassicci— con un’efficienza cento volte maggiore rispetto a quella dei telescopi a raggi X di 50 anni fa. I tre telescopi a bordo dell’osservatorio Ixpe, tutti progettati e realizzati in Italia, permetteranno di capire come i raggi X emessi da oggetti cosmici lontanissimi e ancora quasi sconosciuti vengono polarizzati, ossia come vibrano in una particolare direzione, e questo aiuterà a conoscere meglio gli ambienti estremi nei quali vengono generati.